Due robot verso la Luna per dei test

I manichini Helga e Zohar intorno alla Luna per misurare gli effetti delle radiazioni cosmiche ricevute dagli astronauti durante un viaggio circumlunare

Due robot spediti in orbita verso la Luna per testare la nostra capacità di resistenza alle radiazioni cosmiche?

Ma scusate, in teoria non dovremmo già sapere tutto? Non ci siamo già stati nel 1969, sulla Luna? Non fu allora che – per la prima volta – gli astronauti superarono (incolumi) le temute Fasce di Van Allen che separano la Terra dal suo satellite? «Secondo me si divertono come dei pazzi a prenderci per il culo», scrive Massimo Mazzucco. «Non ci può essere altra spiegazione, per una notizia come quella circolata in questi giorni sull’imminente viaggio spaziale di Helga e Zohar intorno alla Luna». Helga e Zohar? «Sono due manichini, il cui scopo sarà quello di misurare le radiazioni cosmiche ricevute dagli astronauti durante un viaggio circumlunare». Sul sito della Esa, l’agenzia spaziale europea, si legge: «Questi due manichini occuperanno il posto dei passeggeri durante la prima missione di Orion intorno alla Luna, andando più lontano di quanto un essere umano abbia mai viaggiato fino ad oggi». Ancora: «Dotata di 5.600 sensori, la coppia di manichini misurerà le quantità di radiazioni a cui gli astronauti potrebbero essere esposti nelle missioni future, con una precisione senza precedenti». “Potrebbero essere esposti”, dice l’Esa? «Ma allora, scusate, la misurazioni “fatte durante le missioni Apollo” sulla Luna che fine hanno fatto? Non servono più a nulla?».

Autore del documentario “American Moon”, Mazzucco ha dimostrato – con l’aiuto dei maggiori fotografi – che le riprese del mitico “allunaggio” furono girate, clamorosamente, in un teatro di posa. «Se le avessero chieste a me – dice Oliviero Toscani – quelle immagini da studio le avrei fatte molto meglio», cioè con le ombre “giuste”, simulando bene l’effetto del sole. Il film del presunto sbarco sulla Luna? La madre di tutte le “fake news”: «Un falso al 200%», conferma Peter Lindbergh, il fotografo numero uno nel campo della moda. Domanda senza risposta: da dove arrivano quelle luci (artificiali) che rischiarano gli astronauti? Proiettori, spot da cinema, pannelli riflettenti: attrezzature di cui l’equipaggio di Apollo 11 non disponeva.

Di recente, aggiunge Mazzucco, la Nasa ha candidamente ammesso che sta cercando di capire come sia possibile, per un essere umano, superare incolume le Fasce di Van Allen, che avvolgono la magnetosfera terrestre. E adesso ci si mette anche l’Esa, con Helga e Zohar? Anche gli europei ammettono di non avere la più pallida idea di cosa possa accadere, davvero, a un corpo umano che abbandoni – per la prima volta, a quanto pare – l’orbita terrestre?

Si domanda Mazzucco, sul blog “Luogo Comune”: perché mai la Nasa, parlando delle missioni Apollo, dichiarò negli anni ‘70 che «i dosaggi ricevuti dagli astronauti dell’Apollo erano insignificanti in termini di conseguenze mediche o biologiche»? Aggiunge: «Con che cosa le hanno misurate, le radiazioni nel 1969? Con un centimetro da sartoria? O con un acchiappafarfalle?». P.A., noto “debunker” sempre pronto ad arrampicarsi sugli specchi per supportare la verità ufficiale, ha sentito il bisogno di scrivere un libro intitolato “Luna? Sì, ci siamo andati”. In quelle pagine, ha scritto: «Una missione lunare di pochi giorni come quelle Apollo comporta radiazioni complessivamente equivalenti a una radiografia o a tre anni di vita sulla Terra». Si domanda Mazzucco: «Dove le ha prese le sue informazioni? Sul “Corrierino dei Piccoli”?». Ma la cosa più allucinante, aggiunge Mazzucco, è che nell’articolo dell’Esa è che non ci sia nemmeno il più lontano riferimento alle missioni Apollo degli anni ‘60. «E’ come se non fossero mai esistite. E’ per questo – spiega – che parlo di “presa per il culo”».

Ovvero: «Ti vogliono sbattere sotto il naso la realtà di oggi, fingendo che quella di ieri (anche se in realtà era farlocca) non sia mai esistita». Oppure – scrive Mazzucco, sarcastico – c’è un’altra spiegazione, per questo dilemma amletico: il tempo scorre all’indietro. «Ovvero, oggi siamo nel 2019, ma il 1969 non è ancora arrivato». Eureka! Ecco perché «non possiamo ancora sapere che in un futuro non lontano – ovvero fra 50 anni, andando all’indietro – degli esseri umani potranno tranquillamente circumnavigare la Luna senza temere gli effetti negativi delle radiazioni cosmiche, perché lo dirà la Nasa stessa». Ma oggi – continua Mazzucco, cercando di non ridere – questo non possiamo ancora saperlo, per cui «siamo costretti a mandare dei manichini intorno alla Luna per misurare il pericolo effettivo». Infatti: «Solo fra 50 anni scopriremo che non “fubbe” necessario». Ennesima riprova di come ormai le barzellette siano diventate verità ufficiale. Siamo già stati sulla Luna, eccome. Solo che, di quel viaggio, non ricordiamo niente. Per questo spediamo nello spazio Helga e Zohar: per vedere com’è davvero, là fuori. Siamo nel 2019? In teoria, sì. Ma, appunto: può darsi che, in un futuro prossimo – “arriveremo” finalmente al 1969.

Fonte: libreidee.org