Ticinesi: acquistare, spendere e consumare in Ticino significa garantire il futuro del Cantone

Negozi di via Nassa a LuganoIl 41% dei nuclei familiari almeno una volta alla settimana va a fare la spesa in Italia. E poi c'è chi chiama i padroncini per imbiancare l'appartamento o piastrellare il bagno. Serve una svolta responsabile

Lunedì abbiamo lanciato il nostro appello "Giù le mani dal lavoro" al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio. La petizione online, in un solo giorno di raccolta firme, ha raggiunto un successo di adesioni straordinario e del tutto inatteso. E se non hai ancora firmato clicca qui.

All'autorità politica abbiamo chiesto misure concrete e con la massima urgenza per rimediare al grave e costante degrado del nostro mercato del lavoro. Ma siamo convinti che non è sufficiente appellarsi alla politica. Anzi, è addirittura ipocrita, se all'appello non aggiungiamo quotidiani gesti concreti.

Come abbiamo scritto più di una volta la cosa più importante è ricostruire un senso di comunità. Per farlo dobbiamo innanzitutto assumerci le nostre responsabilità come singoli cittadini e smetterla di pensare che basta delegare ai politici la ricerca delle soluzioni. Abbiamo il dovere di partecipare attivamente, ognuno secondo le sue possibilità, a questa fase decisiva della nostra Storia che segnerà in maniera indelebile il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Tutti dobbiamo fare qualcosa. E qualcosa di più difficile e costoso che mettere una firma. Dobbiamo riprenderci in mano il nostro destino.

Per questo oggi lanciamo la campagna "Fa la cosa giusta: spendi in Ticino". L'indagine effettuata negli scorsi giorni dall'istituto GFK indica come quasi 9 miliardi di franchi vengano spesi dagli svizzeri oltre confine. I ticinesi sono purtroppo in cima a questa classifica. Il 41% dei nuclei familiari almeno una volta alla settimana va a fare la spesa in Italia.

Questi dati devono allarmarci tanto quanto quelli sui frontalieri o sulla disoccupazione. Dobbiamo dirci che abbiamo anche noi una grave responsabilità per quel che sta accadendo nel mondo del lavoro. Una responsabilità che non si limita agli acquisti oltre confine, ma anche alla chiamata di padroncini per imbiancare l'appartamento o piastrellare il bagno. Per non parlare di chi regolarmente finanzia ristoranti italiani. E potremmo continuare.

Naturalmente siamo consapevoli che c'è gente che è obbligata a fare questa scelta. Persone che non hanno alternative perché non riescono ad arrivare neppure a metà mese e per il loro portafogli la Svizzera è troppo cara. E sappiamo anche che c'è un'avversione da parte di molti consumatori perché sono rimasti delusi dalla politica dei discount quando 1 franco valeva 1 euro, e questo in molti casi non si è visto sui prezzi dei prodotti.

Si tratta di condizioni e di sentimenti comprensibili. Ma invitiamo tutti coloro che possono permetterselo a mettere da parte il proprio risentimento, e anche quella tentazione di risparmiare che alla fine, goccia dopo goccia, produce gravi conseguenze all’economia e all’occupazione del nostro Cantone.

Abbiamo il dovere di restare uniti e dare fiducia e risorse alla nostra economia. Lo dobbiamo fare perché tra gli imprenditori, i commercianti, gli artigiani, gli esercenti e i piccoli professionisti c'è molta gente onesta che non specula sui salari e cerca faticosamente di far quadrai i conti in un mercato ormai selvaggio. Lo dobbiamo fare anche per emarginare quella parte malsana dei datori di lavoro che, con politiche salariali speculative e socialmente criminali, sta producendo una guerra tra poveri.

Ma solo se saremo uniti, se ricostruiremo la nostra comunità, riusciremo a ripulire il Ticino da approfittatori e usurai e manterremo le nostre condizioni di benessere.

Spendere nella regione in cui si vive, specie in un momento di crisi, diventa un atto politico. E allora prima di chiamare un padroncino, di andare a fare la spesa o di mangiare al ristorante in Italia, pensa ai tuoi amici in disoccupazione, a tuo figlio che non trova lavoro, a tuo fratello o a tua moglie che sono stati licenziati per assumere un frontaliere che costava meno, a quello che ti passa sotto casa che è un bravo ragazzo ma purtroppo è in assistenza, e a che razza di Mondo vuoi lasciare alle future generazioni.

Pensaci, probabilmente ti costerà qualche franco in più, ma sarà un investimento per il futuro del tuo Paese e dei suoi cittadini.

E allora fai la cosa giusta: spendi in Ticino!

Autori: Marco Bazzi e Andrea Leoni / Fonte: liberatv.ch / Articolo originale commentato dai lettori dove si può proporre un proprio commento.