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- Posted By: Redazione
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Ancora devo ultimare e affinare quello che potrebbe sembrare un elaborato piccante, ma, intendetemi meglio perché non vorrei affrontare a viso scoperto eventuali delatori visto che mi permetto di mischiare ciò che dovrebbe essere “gustato” matematicamente, e, probabilmente anche con l’aiuto di qualche aspetto visivo di soggetti, ad un eventuale illuminazione che potrebbe riservare anche qualche aspetto poco stimolante, ma cerchiamo di non essere troppo integralisti ed anche sostanzialmente leggeri, una mediana non guasterebbe proprio.
Perché debbo parlare in questi termini è presto detto, si debbo mescolare ciò che è in potenza, visto che mi fido ciecamente del mio signore, che mi sono accorto di non essergli proprio indifferente, e ciò che è stata vista come una novità, cioè la realtà dei miei rapporti con il direttore della “nostra” rivista Dottor Capuano, che potrebbe considerarsi come mia esperienza per me costruttiva su argomenti di qualche interesse che deve vedere la possibilità anticipata di concretizzare un tempo e due tempi da poter attribuirgli la possibilità di poter sequenziare una realtà dovuta che potrebbe appartenerci.
Punto primo, mi sono accorto che il mio tragitto di esperienze di percorso sono sicuramente correlate tra loro, sia nel conscio che nel subconscio, il mio problema è quello di poter sembrare sintetico, di poter esporre quella che potrebbe essere un operazione con un corretto filo logico, da dare cioè quel significato equo per i più.
Gli argomenti che in passato ho trattato riguardano la possibilità che la stella di Davide potesse essere al centro di un disegno che si potrebbe rivelare nei giorni nostri se mi è permesso, alla rappresentazione di uno spazio tridimensionale, c’è un mio articolo da ricercare tra quelli degli autori che dovrebbe chiarire le idee al fine di proseguire, tra le altre cose che vorrei portare alla mente, si rivela la trascinata operazione sui numeri primi, riassunta pochi giorni addietro in un articolo che potrebbe sembrare ripetitivo, ma così non è, perché dovrebbe essere il ponte di aggancio ad altri argomenti, quindi, a questo punto vorrei fare notare che questi benedetti numeri primi possano legare una realtà che ha a che fare e con l’antica sapienza, direi molto remota da una parte e dall’altra un aspetto puramente analitico, anche perché l’aspetto ultimo potrebbe significare pura “unione”, ora di passi significativi ce ne sono, ma presentiamo il tutto senza quella eccessiva enfasi che altrimenti renderebbe il resto di un vivido esterno come estraneo ma io che vi scrivo vorrei concepire questo resto leggermente sbiadito, per riservarmi al momento opportuno ciò che sarebbe necessario che così fosse.
Ci sono temporaneamente argomenti che se introdotti in questo contesto darebbero quella vena di fantastico perché collocabili in settore al limite dell’accettabilità: vediamone subito uno,
come potete constatare, il criterio con cui è stato composto il sistema da voi da vedere, denota una maniera, da parte mia, quasi ossessiva di interpretare un aspetto che si ripete ciclicamente, e ciò mi preoccupa come un qualcosa di non poco conto, comunque il “segreto” che si cela tra questa, chiamiamola composizione, sarebbe che partendo dal primo numero che è uno, e proseguendo in rotazione, si incontra il due di seguito il tre eccetera, a questo punto se mi è lecito favorirvi l’arcano, ci si trova sullo stesso binario della acquisizione dei dati, ma presentati differentemente, e sarebbe che all’esterno dei numeri pari, eccettuato i numeri terminanti per 12, 22, 32, 42, eccetera, con l’ultimo numero terminante per due, eccetto il due, ebbene ripeto , all’esterno dei numeri pari si colgono numeri primi.
La composizione come la chiamo io è soggetta alle stesse regole che ho esposto nell’articolo sui primi, ma proseguiamo ancora per ora, perché c’è quella necessaria temporanea conclusione, che se ingrandiamo per ora solo nelle dimensioni che hanno per ora del relativo, ma probabilmente anche gravitazionale che quantistico, ebbene se doniamo al tempo la facoltà di distorcere nonché concretizzare il diritto di potenziarsi evolutivamente ciò che diviene in ogni aspetto sia di nome che di fatto, allora guardate se riesco ad ottenere con questo computer ciò che ho il desiderio di rappresentare quel qualcosa difficile da descrivere:
Si può notare che il complesso è composto da un triangolo, che ha al suo interno una stella, come nell’ambito dei collegamenti di elettrotecnica, cioè triangolo-stella, per cui dovremmo concepire il tutto come se fosse un profilo composto da tre piani ortogonali tra loro, che riprendono il motivo della stella di David, cercate di soffermarvi sull’articolo sulla questione in oggetto, per accorgervi della veridicità di questo contesto, ora se ci protendiamo verso un ordine d’idee appropriato, potremmo con la nostra fantasia prolungare i vertici del triangolo per determinare in questo caso tre limiti che definiscono il passaggio dal campo dei numeri naturali per ora, ma potrebbero anche essere reali se si adottassero anche i numeri negativi, fino ai frazionari, rintracciabili all’interno del triangolo in questione.
Come si arriva a questo? Credo che ora il passo successivo sia quello di considerare che in corrispondenza dei numeri esterni che in sequenza rotazionale sono precisamente uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e fermiamoci al nove, ma continuerebbero all’infinito, come sarebbe la stessa cosa introdurre il concetto formalizzato di porre in corrispondenza, per esempio del due, un mezzo, in corrispondenza del tre, per esempio un terzo e così via fino per esempio per me significativo del sette il cui inverso sappiamo essere un settimo, che fatti i conti pratici essere 0,142857142857, del cui numero rimando ad un altro articolo la cui fonte mi sono accorto non appartenermi, dato che sono venuto a conoscenza della mia non paternità, comunque se dividiamo qualsiasi numero per sette, tranne i suoi multipli, otteniamo numeri razionali, cioè ripetitivi e nel caso del sette 0,142857 si ripete indefinitamente.
Introduciamo ora, credo, ciò che si rivela, io credo l’antica sapienza, se così è, io ancora non lo so se si tratta di questo, perché, comunque gli agganci con la nostra realtà ci sono e non sono da sottovalutare se mi arrogo di considerarla tale, in tempi di nano e/o pico tecnologie nonché l’identità ancora un po’ velata di ciò che compete all’etere cioè la “Living energy” cioè ciò che interessa lo stato di “pneuma” la considerazione che trattasi di ciò che viene dal “vuoto”, in altri termini considerare un eventuale energia fruibile non dalla compressione, bensì dal vuoto che deriva dall’espansione o profondersi dell’etere, come in un implosione controllata.
Rendiamoci conto che finalmente siamo giunti ad un livello giusto di tecnica, che si potrebbe manipolare l’intangibile mondo a livello energetico quantistico, cioè ad energie “limite o frontiera e contenimento”, non bisogna considerare a questo punto che lo spazio sia ad un livello tale che si possa definire insensibile o refrattario, la nostra concezione parte dal momento in cui si è concepito uno spazio assoluto come lo ha impostato Cartesio o René Decartes, a tre dimensioni, in seguito il Professor Einstein, manipolando ciò che a quei tempi poteva considerarsi tangibile, ha imposto una visione relativistica, in un concetto in cui potesse comprenderci in una visione che se fosse relativa, potrebbe evitare la nostra funzione che se siamo rapportati cronologicamente e spazialmente quaggiù dovremmo sopportare un evolversi tra questa quarta dimensione con le altre, per cui a questo punto se dovessimo immaginare una nostra permanenza, anche temporanea in questo, chiamiamolo nostro sito dovremmo obbligatoriamente aggiungerci in una visione energeticamente, come ho chiarito poco fa, da contenimento tra il ritenuto infinitesimo ed il nostro “comodo” macro mondo aggiungentesi all’invisibile, che ha una ragione d’essere nell’invertibile rapporto tra noi fratelli.
Esiste, dal mio punto di vista una regione appiattita nella quale si possa decidere attraverso un ordine universale, non proprio ma comune, secondo cui avere il possesso, non solo dei tempi condensati e/o da concretizzare con la giusta singolarità il dovuto e/o voluto, siamo compresi tra ogni spazio che esiste proprio perché ogni propria singolarità si identifica sia infinitesimamente che nello stesso tempo e spazio infinitamente concepito in potenza. Il congeniale innesto all’equilibrio che io chiedo possa essere stabile, lo fa il produttorio morbido filtro quantistico come se fosse un espansione adiabatica in un ordine d’idee paragonabile al “ciò che è dato è reso”.
In questo contesto si applica una possibile conoscenza, che deriva dal considerare, ogni forma materiale derivata dalla stessa fonte, per cui se ci addentriamo in una visione quantistica dell’universo, dovremmo considerare il relativismo che di per se si presta a considerare le forme come estensibili, cioè dimensionabili, ma di quanto? Quel che necessita ad un mondo in “potenza” soggetto ad una regola quantistica, che frenerebbe l’attraversamento di un sistema numerico che dona ad un ipotetico buco nero la proprietà di esistere in quanto punto matematico, proprio perché noi lo vogliamo in un contesto mentale.
Venendo alla questione della stella di David, che se ben passata darebbe fondamentali “consigli” proprio perché in essa, che si leggono nascosti i piani ortogonali e se è giusta l’interpretazione che io mi permetto di associare, pensare che dagli spigoli che a primo impatto sembrerebbero delle clessidre, scegliere la ragione più nascosta e cioè associare alla struttura evidente la forma di un elica la cui concretizzazione ed estrapolazione renderebbe il DNA associarsi in un, per me tentativo, forse da vagliare, che rende l’elica attuarsi anche perché parallelamente esistono tre razze, ed anche perché detiene un passo che ne costituisce la forma.
Tutto ciò costituirebbe, forse un monito ed anche un tentativo di rassicurare il nostro mondo ad un approccio moderato della questione. Ma si osserva anche il monomero della grafite o la molecola del benzene o se vogliamo addentrarci ulteriormente, ad un cicloesano. Se fossi un biologo, mi tranquillizzerei autonomamente, comunque secondo me dato che per l’evoluzione legata a questa molecola, si notano fenomeni di mutazione genetica, e allora questo potrebbe essere un invito, non a dividerci, bensì formare una razza castana cioè a dire multirazziale, per frenare, o concedere un eventuale salvataggio, in una situazione di rischio.
Altro messaggio da attendersi, sarebbe legato alla possibilità di ottenere puro etere dal proporsi e concatenarsi di alcuni eventi: il nostro spazio è disseminato da molecole e i loro campi, io ho pensato che l’etere si possa richiamare con una struttura particolare utilizzando il quarzo o cristallo di rocca, cioè silicio che ha una molecola che si scrive SiO2, che ha una struttura a tetragono cioè come fosse un tetrapak ai cui vertici si pongono quattro atomi di Ossigeno, mentre al centro un Silicio, ebbene se si riesce a legare con legami covalenti i tre vertici formati da Ossigeno con i corrispettivi tre Ossigeni dell’altro atomo di SiO4, e qui lo dico che la silice è conformata come il Metano, e allora collegando gli unici ossigeni disponibili che sono tre, come se fossero i piedi di un tavolo a tre piedi, così avendo a disposizione tre legami covalenti, che sono i più forti tra tutti, potremmo avere a disposizione un vaglio per estrarre o espellere aria che ha le dimensioni dell’apertura tra la “gabbia” che si formerebbe:
Si potrebbe ottenere per centrifuga il vuoto necessario.
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Ingegner Francesco Conti
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