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La Defense Advance Research Projects Agency, la famosa e anche famigerata Darpa, branca scientifica del Pentagono, afferma di avere un metodo per fermare tutte le malattie infettive – tra cui Ebola. C’è solo una ‘piccola…’ controindicazione: dovranno in qualche modo ‘manipolare il DNA’. Ma lo vogliono fare per il ‘nostro bene’.
Il metodo funziona a partire dagli anticorpi dei sopravvissuti di una qualsiasi malattia infettiva. Che vengono analizzati.
Le ‘istruzioni’ su come creare questi anticorpi vengono poi codificate in RNA e DNA, che vengono iniettati in persone che potrebbero entrare in contatto con la malattia.
Le loro cellule quindi inizierebbero a creare gli anticorpi, proteggendo l’individuo dal contrarre l’eventuale virus. Un funzionamento simile a quello dei vaccini. Il problema è che ‘iniettare materiale genetico’ nel sistema immunitario, potrebbe avere esiti imprevisti: o forse ‘previsti’.
Darpa sta attualmente finanziando il progetto attraverso la Emory University di Atlanta. Gli esperti dicono che il metodo, se dimostrato sicuro ed efficace, sarebbe più veloce e meno costoso della produzione convenzionale di farmaci e potrebbe potenzialmente essere usata per trattare malattie come l’influenza stagionale o la malaria.
Gli anticorpi sono in genere coltivati in grandi vasche di cellule di mammiferi o in alcuni casi, nelle piante di tabacco, come il metodo sperimentale contro Ebola di ZMapp.
Darpa ha assegnato a Emory fino a 10,8 milioni dollari in tre anni per dirigere il progetto. Emory sta usando campioni di sangue dall’epidemia di Ebola in Africa occidentale per testare il metodo.
Inizialmente, la tecnologia è stata in fase di sviluppo, nella speranza di proteggere i soldati da influenza stagionale o germi che causano la diarrea sul campo di battaglia, ma l’epidemia di Ebola ha presentato la ‘opportunità di accelerare la ricerca’. Interessante, come si presentino inaspettate opportunità.
Per avere successo, i ricercatori dovranno identificare un sistema efficace per portare le istruzioni genetiche nel corpo e istruirlo ad identificare rapidamente gli anticorpi più protettivi.
Test in persone potrebbe iniziare entro due anni, con l’obiettivo di avere un’arma migliore per la prossima epidemia – qualunque essa sia.
Fonte: voxnews.info / Ricerca delle fonti e inserimento dei links correlati a cura della redazione di ECplanet