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- Posted By: Redazione
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Ecco una frase suggestiva, immaginarsi qualcosa fuori dal tempo e dallo spazio, una frase che pare chiara e che esprime una ben precisa idea a prima vista non equivocabile.
Eppure tutta la nostra esperienza si fonda su queste due categorie dello spazio e del tempo (Kant); cosa possiamo immaginarci senza spazio e senza tempo ?
La fisica con la teoria della relatività ci dice che lo spazio e il tempo sono intrinsecamente fusi in una unica entità: lo spazio-tempo; il tempo si trasforma in spazio e viceversa, inoltre una massa gravitazionale incurva lo spazio-tempo. Se rappresentiamo il tempo con un asse cartesiano e lo spazio con un altro asse cartesiano allora lo spazio-tempo è rappresentato da un piano, ecco che un punto che non giace sul piano è fuori dallo spazio e dal tempo nella nostra rappresentazione.
Come siamo giunti a ciò ?
Con una analogia. Abbiamo supposto equivalenti i rapporti che esistono tra le rette di un piano e le categorie dello spazio e del tempo, abbiamo schiacciato lo spazio in una sola dimensione, attribuito al tempo una seconda dimensione e per la natura dello spazio che conosciamo a tre dimensioni ne è scaturita una dimensione libera che ci consente di uscire dallo spazio tempo. Questo suggerisce che possa esistere una quinta dimensione che ci consentirebbe di uscire dal nostro spazio-tempo a quattro dimensioni.
Ma come sperimentare questa quinta dimensione ?
Con alcune congetture siamo riusciti a pensare ad una quinta dimensione, ben altra questione è sperimentarne l'esistenza.
Di più se le dimensioni sono più delle quattro che usualmente sperimentiamo, ossia tre spaziali più il tempo, perché non ipotizzare che le dimensioni possano essere dieci o anche infinite ?
Noi potremmo vivere in un universo ad infinite dimensioni senza rendercene conto !
Fatto sta che la nostra esperienza si basa su un universo a quattro dimensioni, di cui una, la dimensione temporale, è percorsa in un unico senso dal passato al futuro e non viceversa.
Queste considerazioni introducono ad alcuni aspetti rivelatori di come l'uomo costruisce le proprie congetture sul mondo. L'uomo costruisce le proprie teorie osservando le proprietà e le leggi tipiche della propria esperienza e trascendendo dalle esperienze originarie cerca un diverso campo di applicazione ragionando per analogia. La cosa sorprendente è che spesso questo metodo funziona, leggi e rapporti che sono validi in un certo ambito risultano essere validi anche in un ambito diverso e generalmente più ampio.
Tutto questo non significa che ciò che vale per il piccolo valga anche per il grande, la monade e l'universo, questo in generale non è vero; è vero però che leggi osservate nel piccolo sono ottimi suggerimenti di indagine che la mente esploratrice utilizza per afferrare le leggi più generali in un ambito più ampio, fatte le opportune distinzioni.
Come costruisce le proprie certezze una mente indagatrice ?
Innanzitutto è l'esperienza che costruisce la base delle teorie che verranno in seguito elaborate e con cui si confronteranno continuamente.
La nostra esperienza sensibile si fonda su cinque sensi, ma di indubbio peso è sicuramente la parola: noi generalmente ci fidiamo e prendiamo come veritiero ciò che gli altri ci vogliono insegnare; è un atteggiamento naturale per individui sociali quali noi siamo prestar fede agli altrui discorsi ed alle altrui esperienze. A volte però assumiamo un atteggiamento incredulo e vogliamo verificare personalmente ciò che ci viene raccontato.
Se non crediamo che lo spazio-tempo si incurvi in presenza di masse gravitazionali, allora cominciamo a studiare la teoria della relatività con tutte le argomentazioni che gli studiosi hanno messo a punto per dimostrarlo, e quand'anche fossimo giunti ad afferrare tutte le sfumature dell'argomento e avessimo verificato gli esperimenti effettuati a favore, anche in tal caso saremmo sempre liberi di non accettare la curvatura dello spazio-tempo come verità assoluta ed immutabile. D'altra parte non avremmo tempo a sufficienza per verificare nei minimi dettagli tutto quanto ci viene continuamente insegnato nel corso di una vita, per cui molto spesso ci fidiamo. Ma supponiamo che qualcuno venga a dirci che è stato nella quinta dimensione, improvvisamente scattano in noi una serie di meccanismi di incredulità e diffidenza, vorremmo essere portati a toccare con mano una simile esperienza così lontana dalle esperienze ordinarie a cui siamo abituati.
Supponiamo che ci venga risposto che occorre una lunga preparazione psicologica e comportamentale che richiede parecchio tempo e impegno. In tal caso saremmo probabilmente propensi a pensare che chi dice di aver fatto una simile esperienza sia un mistico visionario e non vi presteremmo fede. Supponiamo invece che ci venga risposto di seguire il nostro curioso interlocutore su una astronave spaziale che viaggerà a velocità prossime a quelle della luce, in tal caso ci immaginiamo proiettati in una condizione di esistenza talmente diversa dalla solita che probabilmente ci avventureremmo al seguito del nostro guru prestandogli fede; e saremmo convinti che il nostro viaggio ci porterà fuori dallo spazio e dal tempo. Eppure in tutto ciò l'unica differenza è la fede.
Autore: Oscar Bettelli