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Come gli animali, anche questi organismi adottano la strategia del mimetismo per tutelarsi, sia per trarne vantaggi, favorendo la riproduzione. A parlarci di questo fenomeno, illustrandone alcune tra le principali forme, è Silvia Fineschi, esperta di giardini storici e vegetazione nelle aree urbane dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr
Il mimetismo, ossia la capacità di imitare un altro organismo, di apparire in modo alterato oppure ancora di “non” apparire, allo scopo di trarne vantaggio, è diffuso tra gli animali, che si trasformano per scoraggiare i possibili predatori. Ma, sebbene in questo ambito sia meno conosciuto e studiato, è utilizzato anche dalle piante, forse più vulnerabili degli animali giacché non sono in grado di muoversi e fuggire in caso di pericolo: grazie a tale espediente gli organismi vegetali riescono a sottrarsi ad attacchi di insetti o di altri animali pericolosi.
Questa tattica presenta diverse forme e modalità, come spiega la dottoressa Silvia Fineschi (1) dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Consiglio nazionale delle ricerche, dove si occupa di giardini storici e vegetazione in aree urbane: «Possiamo distinguere due principali strategie: il mimetismo batesiano e quello mülleriano. Nel primo caso la pianta di una data specie, non dotata di meccanismi di difesa propri, assume alcuni caratteri fisici che la fanno assomigliare a un’altra. Il secondo caso, invece, riguarda due specie diverse, entrambe capaci di difendersi, che preferiscono assumere alcuni caratteri fisionomici simili tra loro, finendo per assomigliarsi. Con questa strategia adattativa le opportunità di confondere i predatori sono maggiori».
Esistono forme comuni alle due strategie, quali il camuffamento, il mascheramento e il cambiamento di colorazione. «Possiamo distinguere piante che assumono sembianze diverse pur mantenendo la fisionomia vegetale, e piante che si ‘camuffano’ da organismi diversi. Al primo caso appartengono fenomeni di mimetismo in cui una pianta, o parte di essa, cerca di non apparire appetibile per gli insetti erbivori predatori, per esempio mutando il colore delle foglie da verde in marrone, in modo da farle sembrare morte e quindi non attraenti, oppure assumendo colorazioni che possono apparire tossiche», chiarisce la ricercatrice. «Il cambiamento di colore si può manifestare con la comparsa di variegatura delle foglie, poiché in molti casi una foglia variegata di bianco è il risultato dell’attacco di insetti minatori, che scavano gallerie all’interno del fogliame o del legno. Fingendo gli attacchi parassitari al fine di prevenirli, le piante dimostrano una incredibile capacità di mettere in atto strategie difensive».
Le orchidee possono persino assumere le sembianze di un organismo animale. «In alcune di queste piante il labello, una parte della corolla, imita l’addome di un insetto, in particolare di un insetto impollinatore, che quindi vi si accomoda, credendo di avere individuato il partner adatto per l’accoppiamento. Durante la sua permanenza sulla corolla dell’orchidea l’insetto, involontariamente, si copre del polline del fiore e quando si posa su un altro esemplare della stessa specie ve lo deposita, favorendo l’impollinazione e la riproduzione», continua Fineschi. «Un altro caso è messo in atto da alcune crassulacee del genere Lithops che, come dice il nome, assumono l’aspetto di pietre, rendendosi simili al terreno in cui vegetano e attuando un apparente cambio di identità per confondere i nemici».
Oltre alle forme di mimetismo visivo, ne esistono di tipo olfattivo, basate sull’emissione di odori, sostanze aromatiche volatili spesso impercettibili per il naso umano, che però sono in grado di ingannare i predatori. «Questo tipo di strategia mimetica non è basato sulle apparenze fenotipiche ma sulle componenti chimiche e introduce un campo di indagine molto interessante: la comunicazione tra le piante», conclude Fineschi. «L’emissione di sostanze volatili, infatti, rappresenta anche un segnale di difesa che un esemplare trasmette ai vicini per avvisare di un pericolo. Inoltre, l’emissione di volatili è un’ottima strategia per attrarre insetti, per esempio alcune vespe, a cui affidare la dispersione dei propri semi».
Le piante, insomma, hanno evoluto tecniche sia per difendersi dagli animali “nemici” sia per ricevere vantaggi da quelli “amici”, mostrando una storia di coevoluzione e collaborazione tanto affascinante quanto remunerativa.
Riferimenti:
(1) Silvia Fineschi
Descrizione foto: Orchidea. - Credit: CNR.
Autrice: Silvia Fineschi, Istituto di scienze del patrimonio culturale