Bruno Chastonay: com'è cambiata la gestione dei mercati finanziari

Ora le BANCHE si sono adeguate, a protezione dei propri rischi e nella tutela della propria immagine, ai drastici cambiamenti della gestione finanziaria

Per chi era abituato a dare ordini operativi di acquisto o vendita di titoli, di valute, cioè da effettuare le operazioni normali di una gestione patrimoniale, per conto proprio, o tramite il supporto di un gestore patrimoniale o consulente, si è visto trasformare il modus operandi in maniera drastica.

Il tutto in poco tempo.

Il tutto in una logica di profitto e riduzione dei costi, protezione dei dati, controllo sulle esposizioni e rischi individuali, ottimizzazione dei costi e degli utili, accorpamento delle scelte e prodotti di investimento, centralizzazione delle sale operative, fidelizzazione della clientela. Tutto questo chiaramente non nell’ottica del CLIENTE, ma della BANCA depositaria delle loro relazioni.

Complici tutte le nuove misure, atte a tutelare il CLIENTE, nella sua privacy, protezione dei dati, dei rischi, del controllo dei costi operativi, dei prodotti e commissioni pagate, delle retrocessioni concesse dai fondi e banche agli intermediari. A ridurre il CONFLITTO DI INTERESSI.

Ora le BANCHE depositarie, di fatto si sono adeguate velocemente, a protezione dei propri rischi, nella tutela della propria immagine, e prendendo i vantaggi derivanti da questi drastici cambiamenti. Al posto di una GESTIONE patrimoniale, di sale operative, di CONSULENTI interni ed esterni, propongono prodotti, quali FONDI, di una gestione collettiva, suddivisa nelle varie CLASSI DI INVESTIMENTO. Le scelte di investimento sono di fatto, effettuate dal cliente stesso, dando scarico al suo consulente, sottoscrivendo mandati di gestione alla banca, firmando una linea di gestione pre-concordata, basata sul suo profilo di rischio, conoscenze del mercato, obiettivi di rendimento, disponibilità finanziarie.

Le BANCHE sono quindi diventate dei venditori di prodotti finanziari, come le ASSICURAZIONI di polizze varie. I veri gestori patrimoniali lo sono i FONDI di INVESTIMENTO, o asset manager. Società esterne alla Banca, ma di cui dalle stesse sono controllate o di proprietà.

Quindi questo ha permesso di centralizzare le operazioni di investimento, di controllo COMPLIANCE, di DUE DILIGENCE, di DATA CONTROLLING, di LINEE DI GESIONE. E non da ultimo, di portare gli UTILI OPERATIVI, di trading, dei fondi stessi, in aree dislocate, a scelta di convenienza fiscale, e dando pieno scarico alle responsabilità delle banche sui prodotti scelti, e dei risultati ottenuti.

Il rischio di MANIPOLAZIONE dei mercati non è stato cancellato, e le masse gestite enormi, la riduzione dei “market-maker” e delle sale operative, il controllo sugli ordini limitati, le piattaforme di trading, possono alimentare le direzionalità.

E il “vecchio” gestore patrimoniale non può più quindi contattare direttamente il cliente per proporgli degli investimenti mirati. Gli ordini devono venire accettati dal cliente e dal funzionario di ruolo. Se sottoscrive prodotti della concorrenza, oltre alle numerose formalità, dovrà anche giustificare al suo datore di lavoro perché ha effettuato quella scelta, e non preso in considerazione uno dei prodotti a disposizione. E alla fine, sarà anche penalizzato in caso di distribuzione di bonus a fine anno, o di carriera, per non essere stato capace a vendere i prodotti giusti.

Questo porta anche ad effetti secondari maggiori. Come gli andamenti dei mercati finanziari stessi.

Di fronte ad una gestione concentrata sui fondi investimenti, con strategie specifiche, azionarie, obbligazionarie, materie prime, long-short, short-only, e tante altre, abbiamo una massa gestita elevata, e in pratica, UNIDIREZIONALE.

Strategie basate su algoritmi, linee di gestione generali, ampi usi di prodotti a copertura quali opzioni, futures, termini, o prodotti non correlati.

Una massa enorme di capitali che segue gli andamenti direzionali, in molti casi al meglio. Ma in caso di sorprese, di movimenti oscillatori anche ampi ma senza direzione, risultano deficitari. LONG ai massimi, e SHORT ai minimi, senza che i mercati siano sostanzialmente cambiati da sett – genn – luglio recenti.

Tutti dalla stessa parte, allo stesso momento, a causare VUOTI di mercato, che non riescono ad assorbire i volumi, o a soddisfare le richieste. Ordini limitati eseguiti a livelli lontani da quanto fissato, perdite elevate di quotazioni senza una reale ragione di fondamentali, o balzi a sorpresa. In pratica, una VOLATILITÀ sempre meno prevedibile, ad aumentare i RISCHI nella gestione, anche di medio e lungo periodo.

Vedi PETROLIO raddoppiato in 1 anno, dopo un tracollo ai record minimi. vedi VALUTE come TURK, ARG, BRAS, VEN, IRAN, oltre a CINA, URSS, annoverate fra le peggiori performances recenti. Ma anche CAFFÈ, ZINCO, RAME, FRUMENTO, tutti in balia a fluttuazioni enormi, di Sali-scendi continuo.

E questo andamento dei mercati, come ad esempio da gennaio 2018, porta ad un anacronismo: linea di gestione conservativa, con risultati che vanno anche oltre il 10pc di scostamento degli obbiettivi. Si mettono le categorie BONDS oltre il 50pc per i portafogli conservativi, mentre questi ultimi oramai si muovono come i TITOLI.

Settori di QUALITÀ, come diversificazione, rifugio, come si muovono con poca coerenza rispetto al loro status. Basti pensare al CHF/euro, passato fino a 1.20, perdendo oltre il 15pc. O all'ORO, che non decolla nonostante gli elevati e molteplici rischi presenti, dalla POLITICA, ECONOMIA, a seguito dei DAZI, SANZIONI, DEBITI, scarsa CRESCITA, bassi CONSUMI, aumento COSTI energia, trasporti, e pure dei costi operativi bancari.

E il minimo importo di conto corrente, per fare una linea di GESTIONE, aumenta sempre di più, con EURO 500.000 considerati come piccoli conti correnti. Le operazioni COMMERCIALI, con linee di credito, fideiussioni, contratti con paesi terzi, esposizioni su prodotti “delicati” quali petrolio, alimentari, non sono molto gradite, visti i costi, i rischi, e il lavoro di compliance, due diligence, risk management che porta con se.

Ma non sono i MERCATI FINANZIARI ad essere cambiati, nella loro evoluzione, di breve, di medio e di lungo periodo. La VOLATILITÀ c’è sempre stata, anzi, anche maggiore di quella odierna, in termini storici, dalla rottura di Bretton Wood, al mercato libero. Sono gli “atteggiamenti” delle banche depositarie dei fondi, dell’operatività stessa dei fondi investimento, dell’uso della LEVA FINANZIARIA, dei DERIVATI, e soprattutto delle continue immissioni di REGOLE di comportamento implementate (due-diligence, compliance, mifidII, FATCA, FINMA, autorità di vigilanza, autorizzazioni e patenti, GAFI, PRIVACY, RGPD protezione dati, utilizzo INTERNET e WEB, fiscalità, controllo capitali, e altre).

Sono cambiati i modi di COMUNICARE, grazie a internet, web e multimediali, messaggistica istantanea, a dare tutte le informazioni e notizie a tutti allo stesso momento. DATI e NOTIZIE che perdono rapidamente del loro valore, passando velocemente nel dimenticatoio, per lasciare spazio alle altre cascate di dati.

Meglio quindi la liquidità in conto corrente, la firma di una linea di gestione e di un mandato, e la sottoscrizione di una serie di fondi investimento, un caffè e un arrivederci a fra un anno, almeno. Per le BANCHE almeno.

Poi avremo l’avvento dei ROBOTS, a sostituire l'UOMO. E non è storia del FUTURO, ma di DOMANI.

Foto di pixabay.com / Autore: Dr. Bruno Chastonay. Valente professionista del settore finanziario, ha svolto attività in alcune principali banche elvetiche nei settori della tesoreria, dei metalli e dei derivati. È esperto nella gestione professionale del risparmio su base personalizzata ed è fiduciario finanziario, ai sensi della legislazione elvetica. Ha collaborato con le Università di Bari e Pescara. Attualmente svolge l’attività di analista finanziario globale. Vive e lavora a Lugano.