La forma pensiero della benedizione

Nella pratica della benedizione, noi operiamo nello Spirito della Carità e della Fratellanza, che non conosce nessuna barriera

La benedizione, può essere considerata come una proiezione o trasferimento di energia, la cui intensità e potenza è in relazione al nostro sviluppo spirituale, e che ci permette di divenire centri di irradiazione.

Con la benedizione noi creiamo una forma pensiero, intensa e vibrante, che vale come atto di servizio.

Perciò, siccome la benedizione crea armonia, dedichiamo costantemente, alcuni minuti al giorno, per benedire l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e il cibo che ci dà forza e salute, per mantenerci al servizio, nel posto che ci è stato destinato. Benediciamo tutte le persone con le quali veniamo in contatto per ragioni di convivenza, di lavoro, di rapporti sociali.

Benediciamo anche coloro che non la pensano come noi, benediciamo le creature annebbiate dall’ignoranza, avvinte dai loro desideri e perciò soggette a sofferenze fisiche e morali; benediciamo quanti si rivolgono a noi per aiuto, ma che non sempre possiamo materialmente soddisfare e benediciamo gli infermi, irradiando su di loro energie risananti e purificanti.

Benediciamo anche il denaro prima di spenderlo. I desideri, le bassezze, le passioni, di cui il denaro è spesso strumento, hanno fatto sì che ad esso siano attaccate forme pensiero negative.

Noi possiamo allora neutralizzare queste influenze nefaste, benedicendo il denaro, imprimendo il nostro pensiero direttivo, affinché esso sia invece utilizzato per fini umanitari e con generosità.

Nella pratica della benedizione, noi operiamo nello Spirito della Carità e della Fratellanza, che non conosce nessuna barriera e se ad essa potessimo aggiungere, anche un tangibile aiuto, ci saremmo avvicinati alla pratica attuazione della spiritualità, alla esteriorizzazione del Divino, in noi dimorante.

Facciamo ora un piccolo esame, per vedere quanto siamo disposti al sacrificio e pronti ad offrire il nostro servizio disinteressato ai nostri simili:

  • Siamo disposti ad eliminare la consuetudine di mangiare i cibi derivati dall’uccisione degli animali, nostri fratelli minori?
  • Siamo disposti a cessare l’uso dell’alcool e del fumo, che ci pregiudicano ogni possibilità di avanzamento spirituale, intossicandoci il corpo fisico ed i veicoli superiori?
  • Quando aiutiamo qualcuno, pensiamo a come ci sarà riconoscente? o lo facciamo per sentirci importanti?
  • Quante volte usiamo la particella “Io”, parlando di cose belle accadute a seguito di un nostro intervento? Ci rendiamo conto che noi non siamo che semplici strumenti e che il merito spetta sempre a Dio?
  • Offriamo il nostro servizio nell’ambito della nostra famiglia?
  • Pensiamo forse che per offrire un servizio si debba essere pronti, possedere una certa cultura, l’ambiente adatto o un titolo di studio, ed utilizziamo tale pensiero come alibi, per non fare assolutamente nulla nella vigna del Signore?

Tratto dalla dispensa “I Maestri di Saggezza” a cura del dr. Mario Rizzi / Foto di pixabay.com / Fonte: fisicaquantistica.it