Considerazioni sulle onde wi-fi

Le onde wi-fiL’Istituto Superiore delle Sanità tranquillizza. Leggiamo sulla pagina Salute e campi elettromagnetici:

Non ci sono evidenze scientifiche di danni alla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza generati dai sistemi WiFi (v. Promemoria dell’OMS Stazioni radio base e tecnologie senza fili (wireless) nella sezione “Documenti”). Inoltre, i livelli di esposizione sono molto inferiori ai limiti di esposizione raccomandati a livello internazionale e a quelli in vigore in Italia. Questo è vero anche nel caso di antenne che servano diversi appartamenti o ambienti. Si deve anche osservare che le pareti attenuano notevolmente il segnale… Articolo originale

«Il wi-fi potrebbe essere pericoloso?»

L’allarme di Francesco Monico: «È una tecnologia giovane, dunque mancano dati certi. Ma perché dovremmo rischiare?».Intanto due genitori, in Nuova Zelanda, hanno ottenuto la rimozione delle reti wireless dalla scuola dei figli

«Le onde wi-fi? Potrebbero in linea teorica provocare danni equiparabili a quelli dell’amianto». Non usa mezze misure, Francesco Monico, per manifestare tutte le sue perplessità sulle radiazioni da onde elettromagnetiche.

E se da un lato l’esperto di nuove tecnologie lancia questo allarme limitandosi alla sola citazione di dati e studi degli organismi europei di prevenzione, riportandoli «senza alcuna rilettura polemica», dall’altro lo fa per sostenere «una teoria troppo spesso trascurata, nonostante sia stata inserita anche nei trattati europei: il principio di precauzione (art. 191 TFUE)». Quello stesso principio, spiega alCorriere il massmediologo e consulente, dovrebbe aiutarci a rispondere a una domanda sempre più importante per la nostra vita quotidiana: «Il wi-fi può far male?».

Fondatore della facoltà di nuove tecnologie e arte alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA), Monico oggi è consulente di noti marchi della tecnologia. «Lavoro da sempre sul rapporto uomo-tecnica, perciò mi chiedo: se non c’è certezza dell’assenza di pericolo, per quale ragione dovremmo rischiare e adoperare il wi-fi in casa?», si chiede. Anche perché, a pochi anni dalla diffusione capillare delle reti domestiche, una risposta definitiva sulla pericolosità dei network senza fili non sembra esserci ancora.

E il già citato principio conferma proprio come «in caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive dirette a prevenire il possibile pericolo». La mancanza di dati certi, infatti, è lo snodo principale della questione, che impedisce agli stessi specialisti di sbilanciarsi con certezza, come si può leggere nel nostro approfondimento. Non esistono, ad oggi, studi scientifici che abbiano monitorato l’esposizione di migliaia di persone alle onde elettromagnetiche del wi-fi, per un numero congruo di anni, o meglio ancora decenni.

«Perciò, nel dubbio, meglio cablare ancora gli edifici. Il wi-fi è una tecnologia diffusasi troppo di recente, e come avvenuto col piombo, l’amianto e le sigarette, non abbiamo dati sull’impatto nel lungo periodo», conferma Monico. Eppure sono proprio i dati e gli allarmi lanciati da organizzazioni nazionali e internazionali a gettare le basi per il suo j’accuse. «Nel maggio del 2011 il Consiglio d’Europa lanciò un avvertimento sui danni derivanti dall’uso di modem e cellulari. Fu lo stesso organismo europeo a paragonare il wi-fi all’amianto, invitando gli Stati a prevenire i costi in termini di salute da sostenere nel futuro», spiega Monico. Che prosegue in un lungo elenco di documentazione a sostegno della sua tesi.

«Nello stesso mese anche l’Inail uscì con un comunicato in cui affermava che il wi-fi fosse da evitare nelle scuole, per i rischi potenziali ai danni dei bambini. Ma anche secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) i router sarebbero potenzialmente pericolosi come i radar (Pdf).

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Senza dimenticare l’International Commission for Electromagnetic Safety (ICEMS), per la quale i campi elettromagnetici indurrebbero apoptosi cellulari e un processo di mitosi spinto, con rigenerazione forzata delle cellule cerebrali. Infine la stessa American Academy of Environmental Medicine (AAEM) sempre nel 2012 confermò come il wi-fi causasse disabilità nell’apprendimento (articolo fu poi rimosso), risposte aberranti del sistema immunitario e mal di testa».

È questo uno degli studi che hanno permesso – secondo quanto riportato dal sito Tvnz – a due genitori della Nuova Zelanda, Damon Wyman e David Bird, lo scorso dicembre di ottenere che il wi-fi venisse rimosso dalla scuola dei figli. Dal momento che non c’è un chiaro inquadramento del fenomeno, insomma, sarebbe meglio non rischiare. Eppure, come conferma lo stesso consulente di noti marchi della tecnologia, «l’ultimo decreto per l’innovazione in Italia impedisce freni alla diffusione delle onde a radiofrequenza.

Inoltre, il 30 ottobre 2008 gli ex ministri Brunetta e Gelmini firmarono un’intesa per la diffusione del digitale nelle scuole: sponsor e aziende fornivano direttamente agli istituti pc e punti d’accesso al wi-fi». Così, se da un lato vengono lanciati da anni allarmi e inviti alla prudenza, dall’altro a dettare legge pare soprattutto l’inerzia dettata dalla fruibilità delle reti senza fili. «La tecnologia, ingenuamente, è ancora vissuta come profezia e panacea di tutti mali. In realtà ogni innovazione sposta i problemi solo più in là e ancora non riusciamo ad avere i dati degli effetti sulla salute», specifica Monico.

Perciò, in attesa di studi adeguati, ancora una volta si rischia di tornare al punto di partenza: il wi-fi fa male? Se forse ancora non esiste una risposta certa, abbiamo cercato di approfondire ulteriormente la questione intervistando alcuni medici, esperti del tema.

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Autore: Nicola Di Turi / Foto di pixabay.com / Fonte: nogeoingegneria.com