Bruno Chastonay: mercati internazionali a rischio

Bruno Chastonay: Mercati internazionali a rischioUn numero elevato di fattori ha portato alle attuali condizioni globali, caratterizzate da un rischio marcato per le economie mondiali.

Un rischio che era rimasto sopito, dalla crisi del 2008 intervenuta con il crollo del mercato immobiliare, dapprima in USA.

Fattore che aveva perso l’interesse degli investitori, grazie:

alle azioni effettuate congiuntamente dalle principali Banche Centrali mondiali, finalizzate ad iniettare un’amplissima liquidità, insieme

ad un forte livellamento al ribasso dei tassi di interesse.

Tali azioni di politica monetaria si sono accompagnate ad una sorta di “moral suasion” circa l’ipotesi di una ripresa economica in atto, congiuntamente al tentativo (non sempre riuscito) mirante a “nascondere” (o sottacere) i gravi problemi latenti, sempre senza soluzione, che riguardano:

  • il livello record dei debiti,
  • la gestione dei flussi immigratori,
  • la disgregazione nei fatti dell’Unione Europea ed
  • una sempre maggiore ostilità dei popoli nei confronti delle istituzioni comunitarie.

Un grande lavoro, quello delle Banche Centrali e dei vari Governi, che ha assorbito molte tensioni, e dato respiro alle imprese, principalmente di grandi dimensioni, al livello degli investimenti ed alle stesse banche.

In questo scenario però

  • le osannate riforme strutturali stentano realmente a decollare, così come i tentativi finalizzati ad una riduzione dei livelli record dell’indebitamento, sia privato che nazionale;
  • sono mancate inoltre adeguate politiche di sostegno al livello dei salari, che sono rimasti in fase di “dumping”.

Sono inoltre trascorsi 10 anni dall’inizio della crisi finanziaria ed economica e non si è ancora raggiunto il livello d’inflazione desiderato (inflation targeting) o il voluto contenimento del “leverage” di sistema (indebitamento complessivo), mentre al contrario sono state alimentate nuove “bolle creditizie” sui mercati finanziari.

A ciò si aggiunga un sensibile rialzo del prezzo del petrolio che dai circa 30 dollari barile si è attestato agli 80 dollari attuali.

Lo scenario ipotizzabile al momento è quello del tentativo delle principali Banche Centrali di procedere verso una fase di graduale stretta creditizia, con conseguente riduzione delle operazioni di massicci acquisti di assets (quantitative easing).

Una situazione resa assai difficile dai segnali di fine ciclo economico, che vede un rallentamento della ripresa nei principali Stati, quali Germania, Inghilterra, Giappone, Cina, URSS, India, ed a catena in tutti gli altri, ad eccezione degli USA, per il momento.

I mercati sono stati “drogati”

  • dagli acquisti massicci da parte dei Governi di assets,
  • dal numero record di fusioni, acquisizioni, IPO (collocamenti in borsa),
  • di aumento dividenti,
  • di riacquisto di propri titoli e
  • dalla speculazione,

confortata e sostenuta

  • dall’assenza d’inflazione e di crescita (sempre annunciata come in atto);
  • nonché dalla necessità per le imprese
    • di aumentare la propria forza e presenza nei mercati,
    • per fronteggiare la concorrenza ed il calo dei consumi, la riduzione dei margini operativi e l’aumento dei costi.

La situazione attuale è quella nella quale

  • le principali risorse ed azioni a disposizione delle Banche Centrali sono state utilizzate.
  • Il livello del debito globale è ai record storici massimi ed anzi in rialzo.
  • I tassi d’interesse si mostrano in graduale aumento, con effetti negativi sui costi di finanziamento degli stessi debiti.
  • Il costo dell’energia sale velocemente e marcatamente, con il petrolio sui livelli massimi da 3anni.
  • L’imposizione di dazi e sanzioni crea barriere commerciali che rappresentano limiti alla ripresa, innescando un aumento netto dei costi dei prodotti.
  • Ma senza un rialzo dei salari e del loro potere di acquisto che al contrario si mostra in continua diminuzione anche in ragione dell’erosione fiscale, aumento dei costi per la salute, trasporti, abitazioni, sociale, stenta a manifestarsi una reale ripresa dei consumi. Anzi la situazione si mostra in continuo deterioramento.

La combinazione di alcuni fattori come quelli

  • di un dollaro americano più forte,
  • rialzo del petrolio e dei costi di finanziamento, accompagnati
  • alla crescente incertezza politica interna alle singoli nazioni e globale,

determina effetti negativi sull’economia.

“Con la tempesta i primi a volare sono gli stracci”.

Abbiamo avuto

  • Un sensibile “crollo” di vari Paesi del Sud America, quali Venezuela, Argentina (tassi al 40pc a fronte di inflazione al 25pc), Colombia.
  • Crisi nell’EST-Europeo riferita all’Ungheria, Latvia ed altri.
  • A seguire si segnala la crisi della Turchia, con lira –20pc in un solo mese, e di altre varie nazioni in Asia, come Thailandia e PHIL, tra quelle maggiormente esposte.

Effetti negativi sui mercati finanziari fino al mese scorso (aprile) mitigati, in mancanza di alternative di acquisto su valori rifugio e rispetto ai titoli in quotazione.

Si fanno tentativi su mercati quali la Svezia e la Norvegia, ovvero

  • con operazioni di acquisto di Oro,
  • con acquisti sui mercati emergenti.

Ma tutte le opzioni tentate hanno deluso le aspettative, e il franco svizzero non è più annoverato fra le alternative possibili, grazie al lavoro svolto dalla sua BNS-Banca Nazionale.

Alcuni tentativi di acquisto sullo YEN, ma la valuta non ha il sostegno dell’economia giapponese che langue ancora.

Una situazione di elevate incertezze che mette in grande difficoltà le scelte e decisioni di investimento, anche se nei mercati si sente sempre parlare di ripresa, crescita, rendimento, ottimismo, previsioni rialziste.

La Fonte è sempre la stessa:

  • quella dei venditori di prodotti d’investimento,
  • banche,
  • fondi,
  • assicurazioni,

con seri dubbi sull’attendibilità dei dati e notizie diffuse, più probabilmente effettuata a scopi di “marketing”.

La realtà di oggi è un’altra.

L’esempio è quello della Turchia e prima di essa l’Argentina, sui cui titoli si poteva lucrare un buon 8pc di rendimento annuo, ma la valuta argentina in un solo mese ha perso il 20pc sul rapporto di cambio, mentre altre perdite si sono registrate sui mercati interni per il crollo dei prezzi delle obbligazioni e degli altri titoli in borsa.

E ciò è una conferma degli alti rischi presenti sui mercati che si mostrano superiori ai rendimenti attesi, in ragione di un’accentuata volatilità che ha registrato un ulteriore inasprimento, con previsioni di restare ancora elevata, aumentando i costi di copertura dei rischi.

Non credo che nemmeno con una possibile maggiore stabilizzazione del quadro politico italiano si potranno registrare dei cambiamenti significativi, in meglio, della situazione generale.

Nell’Unione Europea si presenta per l’anno prossimo la scadenza dell’incarico del governatore della BCE Mario Draghi non che l’inizio della campagna elettorale, senza aver ancora risolto il problema di un rafforzamento del fondo di coesione EU (tramite nuovi ulteriori massicci apporti) né le tematiche connesse all’Unione Bancaria Europea.

E tutto ciò si inquadra in un clima politico e sociale anti-europeo in netto aumento, da Est-Eu, a Catalogna, Francia, Austria, Italia, sino alla Brexit-Inghilterra, senza l’esclusione di altri paesi.

Si aggiungano le considerazioni sulla nuova politica estera e commerciale degli Stati Uniti, con un Trump in Guerra Commerciale con molte nazioni, alleati compresi.

Nell’area sud americana sono molti gli Stati che si preparano al voto politico mentre la situazione Geopolitica resta tesa, con Iran, Siria, Israele in primo piano e l’evidenza di altre instabilità regionali.

Rischi accresciuti anche in ragione delle poche alternative presenti nei mercati, dell’uniformità nell’andamento dei fondamentali economici e nella situazione degli investimenti, nella direzione dei tassi d’interesse (con diffusi tentativi al rialzo) ed i connessi effetti “collaterali” della guerra commerciale in atto.

Tutto segnala che il meglio è dietro le nostre spalle.

Foto di pixabay.com / Autore: Dr. Bruno Chastonay. Valente professionista del settore finanziario, ha svolto attività in alcune principali banche elvetiche nei settori della tesoreria, dei metalli e dei derivati. È esperto nella gestione professionale del risparmio su base personalizzata ed è fiduciario finanziario, ai sensi della legislazione elvetica. Ha collaborato con le Università di Bari e Pescara. Attualmente svolge l’attività di analista finanziario globale. Vive e lavora a Lugano.