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- Posted By: Bruno Chastonay
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Definizione di PROBLEMA:
Difficoltà che richiede un adattamento o un comportamento particolare, o di cui si impone il superamento.
Un problema, comunemente inteso, è un ostacolo che rende difficile raggiungere un determinato obiettivo o soddisfare una certa esigenza, frapponendosi tra la volontà dell’individuo e la realtà oggettiva.
In senso più specifico con questo termine ci si riferisce ad una qualsiasi situazione o condizione che è irrisolta e che presenta delle difficoltà per la sua soluzione.
Il problema è altresì oggetto delle discipline di problem solving, che amano definirlo come “la differenza (o gap) misurabile tra una situazione ideale (dove vorrei essere) e la situazione attuale (dove sono)” facendo riferimento non a un luogo fisico ma ad una qualsiasi misurazione oggettiva della realtà. La misurabilità del problema è in questi contesti di fondamentale importanza per rendere possibile la valutazione di priorità e di costo/beneficio delle ipotetiche soluzioni che si andranno ad analizzare.
Viviamo in un mondo pieno di problemi, di situazioni che portano disparità, in positivo per alcuni e in negativo per molti¸ condizioni e circostanze che colpiscono l’economia, la società, i sistemi legislativi, la convivenza civile.
Queste disparità esistono da sempre, e si evolvono con l’andare del tempo, modificandosi nell’ampiezza e nell’impatto sui settori economici o sociali. Alcuni si risolvono, e altri ne nascono.
Di fatto, è che queste distorsioni portano degli indubbi vantaggi ad alcuni, a scapito di altri, che li subiscono. Quindi sorge una domanda: ma li vogliamo veramente risolvere, o preferiamo lasciare che le cose vadano per il loro verso, senza dover intervenire?
Magari proprio perché con l’intervento non conseguiamo alcun profitto; o al contrario, andremmo a rinunciare ai vantaggi indotti che ne derivano. Non intendiamo affermare che ci sono le politiche adeguate per ogni occasione e che i problemi attuali siano di facile soluzione. Ma sicuramente molti di essi potevano essere gestiti con una maggiore efficacia e con piglio adeguato.
In realtà, considerato che i principali vantaggi vanno a favore dei forti del sistema economico e sociale, sembra che non vi sia un reale interesse ad occuparsene. Una lotta impari e senza medaglie per i deboli e coloro che si trovano in posizioni di svantaggio.
In quelle occasioni nelle quali la situazione diviene insostenibile ed ingestibile, con effetti collaterali negativi marcati, la Politica assume l’onere dell’intervento; i governi s’incaricano di risolvere la situazione, con l’obiettivo di acquistare consenso popolare, potere di partito, onori personali, maggiore visibilità nell’opinione pubblica; e quindi speranza di future vittorie elettorali.
Il difetto di questo sistema è che i problemi giudicati non “interessanti”, cioè quelli che non portano grandi vantaggi o lauti compensi conseguenti alla loro risoluzione, non vengono presi in considerazione, se non da Enti con scopi di promozione sociale o da Istituzioni private con finalità filantropiche.
I grandi problemi originano alti costi di gestione al fine di trovare soluzioni adeguate; dalla qual cosa scaturisce in genere un grande interesse nell’assumerne la paternità.
Alcuni tra i principali problemi che attendono soluzioni riguardano:
- l’indebitamento globale,
- la diffusa povertà,
- l’immigrazione di massa,
- la soffocante burocrazia,
- gli ostacoli al commercio internazionale (dazi e sanzioni),
- gli interventi militari,
- l’attuale struttura degli aiuti finanziari o di sostegno per affrontare le conseguenze di cataclismi naturali,
- le perturbazioni ricorrenti sui mercati valutari,
- l’andamento dei tassi di interesse,
- gli alti costi sociali delle crisi economiche,
- le conseguenze della speculazione sulle materie prime sensibili,
- le conseguenze della speculazione sulle materie prime sensibili,
- i regimi sovvenzionati da altri Stati,
- il commercio delle armi, il mercato “nero” dei rifiuti tossici.
Uno dei più attuali, il problema dell’immigrazione, rappresenta un fattore etico-umanitario di primario interesse ma che trascina con se il coinvolgimento di grandi interessi finanziari, diventando nei fatti un fattore di business.
Poi il problema dei dazi, che il Presidente Trump ha trasformato in un fattore mediatico globale, mettendosi in guerra contro molti Paesi, alleati storici compresi. Ma dobbiamo fare attenzione, poiché non tutto è vero e non tutto viene scritto (raccontato).
Le politiche commerciali fondate sui dazi non sono un’invenzione “americana”, ma sono in vigore da sempre, e tante altre Nazioni li impongono anche in misura maggiore, e con più forti restrizioni. E da sempre i grandi commerci cercano le strade giuste, migliori, per evitarli (i dazi) o almeno per pagare di meno.
Gli eventuali vantaggi non vanno a favore dei consumatori, se non in piccola parte, ma direttamente alle aziende. I dazi in se non rappresentano un vero problema, ma una delle componenti dei costi associati all’esportazione delle merci; si aggiungono al costo del lavoro, ai trasporti, alla fiscalità, alle coperture rischi e assicurative.
Si produce dove costa di meno, e si cerca di vendere dove il potere di acquisto è più elevato, stabilendo la sede legale aziendale in un luogo dove il fisco colpisce meno, e ubicando gli stabilimenti produttivi dove le leggi sono meno invasive, meno restrittive; dove i controlli sono minimi o addirittura assenti; dove le restrizioni per la tutela dell’ambiente sono assenti o attenuate; dove i salari sono più bassi e vi è abbondanza di forza lavoro. E se necessario si corrompono i poteri locali, per il migliore raggiungimento degli scopi economici stabiliti.
Questo fenomeno viene definito come “concorrenza e competitività” !?
Ecco che quindi, se veramente vogliamo risolvere i problemi, dovremmo essere meno ipocriti, e prendere in considerazione l’ipotesi di essere disposti a cambiare la nostra società, perdendo magari un po’ del nostro benessere materiale.
E renderci contro che i dazi, come pure i “muri”, non fanno che inasprire le tensioni, alimentando le ripercussioni e le ritorsioni, senza mai risolvere il problema alla fonte, lasciando il lucro dei vantaggi ai pochi.
Foto di pixabay.com / Autore: Dr. Bruno Chastonay. Valente professionista del settore finanziario, ha svolto attività in alcune principali banche elvetiche nei settori della tesoreria, dei metalli e dei derivati. È esperto nella gestione professionale del risparmio su base personalizzata ed è fiduciario finanziario, ai sensi della legislazione elvetica. Ha collaborato con le Università di Bari e Pescara. Attualmente svolge l’attività di analista finanziario globale. Vive e lavora a Lugano.