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- Posted By: Redazione
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Innanzitutto il merito di aver apportato un significativo contributo scientifico alle ricerche sullo stress è di un neuroendocrinologo austriaco, tale Hans Selye, che nel 1936 nel corso di una serie di esperimenti sottopose i topi da laboratorio a quotidiane iniezioni e verificò che a prescindere dalla sostanza iniettata, soluzione fisiologica o altro, i ratti manifestavano gli stessi sintomi.
Comprese, pertanto, che esisteva una stretta relazione tra lo stimolo esterno pericoloso o minaccioso, rappresentato da quelle “quotidiane iniezioni”, e la reazione biologica interna dell’organismo.
Lo stress, altro non è che “la risposta aspecifica strategica dell’organismo innanzi a situazioni di possibile pericolo, o comunque di fronte ad avvenimenti imprevisti”.
Secondo la sua teoria lo stress si sviluppa attraverso tre fasi:
- fase iniziale di allarme, in cui si attivano una serie di processi psicofisiologici;
- fase di resistenza, in cui l’organismo tenta di adattarsi;
- fase finale di esaurimento, in cui l’organismo privato di tutte le sue scorte energetiche non ha la capacità di continuare a difendersi e adattarsi. Selye definì l’intera sequenza come Sindrome generale di adattamento (SGA).
Individuare i sintomi della SGA, quali aumento del battito cardiaco, iperventilazione, disturbo del sonno, crampi, perdita della memoria, sudorazione, è di fondamentale importanza considerato che la prolungata esposizione a stress può comportare l’insorgere di svariate patologie che potrebbero diventare anche croniche, come la tachicardia, l’ipertensione arteriosa, i disturbi gastrointestinali, l’asma, le allergie, la psoriasi e la dermatite.
In particolare, la “dermatite da stress”, che è considerata uno dei nuovi mali del secolo, è caratterizzata dalla manifestazione improvvisa dei sintomi tipici della dermatite, pur in assenza di altre cause evidenti ed in concomitanza a periodi di particolare sovraffaticamento psicofisico ed emotivo.
A tal proposito si rammenta che un nuovo campo della medicina, precisamente la psicodermatologia si occupa proprio della complessità della correlazione esistente tra mente e pelle (che è il capolinea di innumerevoli terminazioni nervose) e conseguentemente tra le patologie della cute e lo stress. Il sintomo tipico di questa patologia, che colpisce centinaia di migliaia di persone, è l’ infiammazione improvvisa della cute, secchezza cutanea, arrossamento, desquamazione, e provoca fastidio, sensazione di bruciore o prurito. Le zone del corpo maggiormente colpite sono le mani, i piedi, il collo e il volto e spesso le palpebre.
Quali le possibili cure naturali per la dermatite da stress?
Sarebbe necessario, innanzitutto, modificare e regolarizzare il nostro stile di vita e quindi abbandonare i ritmi frenetici ai quali siamo quotidianamente sottoposti, evitare l’alcol, il fumo, la caffeina e i cibi grassi, e dedicarsi allo sport o alle tecniche di rilassamento come lo yoga. Inoltre, al fine di favorire un fisiologico rilassamento, ricordiamo la camomilla, la valeriana, il tiglio e la passiflora.
Infine, possono rivelarsi utili, previo consulto medico finalizzato ad accertare eventuali intolleranze, “l’aloe vera”, che è una pianta grassa dalla quale viene estratto un liquido gelatinoso dalle proprietà cicatrizzanti, antinfiammatorie, lenitive, calmanti, idratanti, antisettiche, rinfrescanti e antibiotiche, ed anche la “ borragine” che è una pianta dalla quale si estrae un olio dalle proprietà rigeneratrici della pelle.