- In:
- Posted By: Redazione
- Commenti: 1
Il concetto di personalità virtuale o di entità virtuale parte dall'ipotesi che ciò che conta sia il comportamento risultante dal corretto funzionamento del programma nel rispondere a domande.
L'approccio teorico segue lo schema della “black box” ovvero ci si prefigge la costruzione di una “scatola nera” in grado di rispondere ad una serie pressoché infinita di input.
DOMANDA ==> PROGRAMMA ==> RISPOSTA
Allo stato attuale delle conoscenze questo approccio sembra a molti il più robusto sia in termini teorici che applicativi. Infatti consente di utilizzare un discreto numero di strumenti software già elaborati e l'impatto psicologico si è dimostrato, in situazioni analoghe, ben accettato.
L'obiettivo operativo consiste nel configurare la reazione della black box in modo tale da somigliare il più possibile allo stile di reazione della persona da sintetizzare.
In fondo la percezione che noi abbiamo della personalità di un individuo non è altro che l'insieme delle sue reazioni rispetto ai quotidiani stimoli esterni: le sue opinioni, il modo di esprimerle, il suo modo di rapportarsi con noi, con gli estranei, con gli eventi che scorrono.
Naturalmente il grado di sofisticazione necessaria ad elaborare una risposta universale ad un generico stimolo complesso è ancora molto lontana dalle attuali capacità della intelligenza artificiale. Questo però non vuol dire che non sia possibile fissare, anche se fondamentalmente in modo statico, alcuni aspetti della personalità di un individuo.
Ad esempio da una persona oppurtunamente interrogata si può ricavare un discreto numero opinioni fino a capirne i tratti salienti della personalità. Una volta capita la struttura della personalità si può tentare anche di effettuare delle previsioni comportamentali spesso abbastanza coincidenti con i comportamenti osservabili.
L'idea di base che sta alla costruzione della black box è proprio questa: osservare il comportamento di un individuo conseguente a determinati stimoli e fissarlo in modo riproducibile. L'esempio più semplice (ma anche il più interessante in generale) di sequenza “stimolo => reazione” è sicuramente quello legato alla sequenza “domanda => risposta” in ambito verbale.
In fondo sarebbe già un eccellente risultato poter costruire una blackbox che sia in grado di rispondere ad un elevato numero di domande verbali riproducendo fedelmente il modo in cui risponderebbe l'individuo da sintetizzare. Ed allo stato attuale della tecnologia probabilmente questo è anche l'unico obiettivo raggiungibile nell'arco di qualche anno.
A tutti piacerebbe interagire con i propri antenati o con personaggi del passato, famosi e non.
Gli eventuali scritti (o più in generale le opere) che questi personaggi ci hanno lasciato sono una prima forma di elementare e limitata interazione nel tempo. Quando leggiamo un libro o ascoltiamo un brano musicale in un certo senso l'autore, anche se è morto da molti secoli, comunica direttamente con noi.
L'intelligenza artificiale ci permetterà di ampliare e dilatare significativamente la nostra interazione temporale con le generazioni future. Anche se simulata la comunicazione sarà comunque bi direzionale e appena i progressi teorici lo consentiranno la blackbox sarà in grado di adattarsi anche ad eventi strutturalmente nuovi come l'opinione su un futuro avvenimento di cronaca o la posizione rispetto ad una nuova idea politica o filosofica.
Autore: Bettelli Oscar
Anonimo
I nostri antenati avevano in mente una sorta di black box
i nostri antenati o i nostri ingenieri alieni potevano comunicare e conoscersi telepaticamente, noi lo abbiamo scordato presi a vivere la nostra vita artificiale e materiale...! Non c'è niente di strano nel credere che certi individui nel passatto avevano aquisito questo dono e magari quello di leggere il futuro!