Edoardo Capuano

Direttore e fondatore della testata ECplanet.

Per i microbi resistenti Harvard punta sui vaccini

Harvard ha recentemente valutato il ruolo che i vaccini possono svolgere nel contrastare l'ondata di AMR (antimicrobial resistance)

I vaccini possono aiutare a combattere l'aumento dei microbi resistenti ai farmaci?

Alcuni dei più importanti farmaci, che i medici hanno a loro disposizione, sono diventati inefficaci per i pazienti a causa della resistenza acquisita da virus, batteri e parassiti, e il problema è destinato a peggiorare.

Ceppi resistenti ai farmaci di gonorrea, salmonella, Escherichia coli (E. coli) e molti altri agenti, che causano malattie, stanno prosperando in tutto il mondo e le conseguenze sono disastrose: secondo una statistica del 2016 sulla resistenza antimicrobica, commissionata dall'ex primo ministro britannico David Cameron, almeno 700.000 persone muoiono ogni anno, a livello globale, a causa della resistenza antimicrobica (AMR).

È una situazione pericolosa, ma diversi nuovi studi, efettuati dai ricercatori di Harvard T.H. Chan School of Public Health, indicano che i vaccini potrebbero rappresentare uno strumento importante nella lotta contro la resistenza antimicrobica.

Gli atti dell'Accademia Nazionale delle Scienze (PNAS) hanno recentemente dedicato una sezione speciale per esaminare il ruolo che i vaccini possono svolgere nel contrastare l'ondata di AMR (antimicrobial resistance).

Organismo con i geni della clorofilla che non fotosintetizza

Questo organismo, soprannominato corallicolid, pone nuovi quisiti biochimici. Sembra un parassita e sicuramente non è fotosintetico, ma genera clorofilla

Per la prima volta gli scienziati hanno trovato un organismo in grado di produrre clorofilla che non si impegna nella fotosintesi.

L'organismo particolare è soprannominato ‘corallicolid’ perché è presente nel 70% dei coralli in tutto il mondo e potrebbe fornire indizi per proteggere le barriere coralline in futuro.

“Questo è il secondo convivente più abbondante di corallo sul pianeta, ma prima d’ora non era ancora stato studiato”, spiega il dottor Patrick Keeling, (1) botanico dell'Università e della Columbia Britannica e ricercatore senior e supervisore dello studio pubblicato su Nature. (2) “Questo organismo pone nuovi quisiti biochimici. Esso sembra un parassita e sicuramente non è fotosintetico, ma genera clorofilla”.

La clorofilla è il pigmento verde presente nelle piante e nelle alghe che consente loro di assorbire energia dalla luce solare durante la fotosintesi.

“Avere clorofilla senza fotosintesi è in realtà molto pericoloso perché la clorofilla cattura l'energia, ma senza la fotosintesi, che rilascia lentamente l'energia accumulata, è come vivere con una bomba nelle cellule”, dice il dottor Patrick Keeling.

In Africa orientale il Serengeti-Mara è in crisi

Alcune aree in Africa hanno visto nell'ultimo decennio un aumento del 400% della popolazione umana e una riduzione degli animali di oltre il 75%

In Africa nell'ultimo decennio la popolazione umana è aumentata fino al 400%

Uno studio internazionale ha suggerito che l'aumento dell'attività umana intorno a uno degli ecosistemi più iconici dell'Africa implica: un restringimento considerevole delle aree dedicate alla fauna selvatica; il danneggiamento dell'habitat; l'alterazione e anche l'interruzione delle rotte migratorie di gnu, zebre e gazzelle.

Lo studio, condotto dall'università di Groningen con l'ausilio di collaboratori appartenenti a 11 istituzioni internazionali, dopo aver esaminato 40 anni di dati, ha rivelato che alcune aree di confine hanno visto un aumento del 400% della popolazione umana nell'ultimo decennio, mentre le popolazioni di specie selvatiche più numerose in aree chiave (la parte keniota) sono state ridotte di oltre il 75%.

I risultati sono stati recentemente pubblicati dalla rivista scientifica Science (1) dal dottor Michiel Veldhuis, autore principale dello studio dell'Università di Groningen: “Questa scoperta altera il nostro punto di vista su ciò che è necessario per proteggere la biodiversità.”

L'ecosistema Serengeti-Mara è uno degli ecosistemi più grandi e protetti della Terra, che si estende per 40.000 chilometri quadrati e ospita il Parco Nazionale del Serengeti e la Riserva Nazionale del Maasai Mara nell'Africa orientale. Ogni anno un milione di gnu, mezzo milione di gazzelle e 200.000 zebre compiono il pericoloso viaggio dal Parco del Serengeti in Tanzania verso la riserva di Maasai Mara in Kenya alla ricerca di acqua e pascoli.

Ora, un team internazionale di scienziati ha scoperto che l'aumento dell'attività umana lungo i confini sta avendo un impatto negativo su piante, animali e suoli. Lo studio rivela come la crescita della popolazione e l'afflusso di bestiame nelle zone adiacenti ai parchi hanno ristretto l'area disponibile per la migrazione di gnu, zebre e gazzelle, facendoli trascorrere più tempo a pascolare erbe meno nutrienti di quanto non fossero in passato. Ciò ha ridotto la frequenza degli incendi naturali, modificando la vegetazione e alterando le opportunità di pascolo per gli altri animali selvatici nelle aree centrali.

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