COVID-19 una pandemia annunciata (parte I di III)



Dopo l’infezione da COVID-19 sviluppatasi nel novembre 2002 nella provincia di Guandong (Cina), gli organi e le istituzioni competenti, sia a livello nazionale che sovranazionale, avrebbero dovuto predisporre un piano di intervento comune da adottare a fronte della possibilità che un nuovo patogeno respiratorio ad alto impatto potesse colpire contemporaneamente molti paesi. Purtroppo non è stato predisposto alcun piano di intervento, con conseguenze catastrofiche.

Da gennaio 2020 il mondo è alle prese con un nuovo coronavirus, denominato SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome - CoronaVirus-2), causa di una infezione polmonare acuta (CoronaVirus Disease 2019, COVID-19), sviluppatasi nell’autunno 2019 nell'area metropolitana di Wuhan-Hankou (provincia di Hubei) in Cina, (1) la cui diffusione è così aggressiva e veloce che l'11 marzo 2020 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dovuto dichiarare lo stato di pandemia globale. Ad oggi (marzo 2021), COVID-19 ha causato la morte di due milioni e mezzo di persone in 223 paesi, per un totale di oltre un centinaio di milioni di casi confermati, numeri destinati purtroppo ad aumentare. La pandemia in corso sta anche decimando le economie. Secondo la Banca Mondiale, sta provocando «la recessione più profonda dalla seconda guerra mondiale (...) e metterà milioni di persone in condizioni di estrema povertà». (2)

La classificazione scientifica del nuovo virus SARS-CoV-2, rinvia alla precedente infezione da SARS-CoV sviluppatasi nella provincia di Guandong (Cina) nel novembre 2002, la cui catena di trasmissione si è interrotta nel luglio 2003 dopo aver coinvolto altri 29 Paesi, con 8.403 casi e 775 decessi. In seguito a tale circostanza, nell’ottobre 2004 l’OMS lanciava il monito sul perdurante rischio di contaminazione da SARS, pur ammettendo le incertezze riguardo ai tempi. Incertezze che nel 2020 hanno cessato di essere tali, il rischio è diventato realtà, fornendo al mondo la misura di quanto le istituzioni preposte, nazionali e sovranazionali, fossero tragicamente impreparate ad affrontare un evento pandemico da coronavirus.

A cento anni di distanza da un evento pandemico influenzale di proporzioni catastrofiche che uccise decine di milioni di persone nel mondo, la cosiddetta “Spagnola”, sviluppatasi a ridosso della Grande Guerra, in piena Rivoluzione Industriale 2.0, ed affrontata con le risorse e le politiche economiche e sanitarie, le conoscenze scientifiche e i mezzi tecnologici dell’epoca, e malgrado l’avvertimento lanciato dall’OMS nel 2004, poco o niente è stato fatto dalla comunità globale per approntare un piano comune di intervento da applicare in caso di pandemia da coronavirus. La recente dichiarazione del direttore generale dell'OMS Tedros Ddhanom Ghebreyesus non potrebbe essere più toccante: «Il mondo è sull'orlo di un fallimento morale catastrofico». (3) L’eccezionale ondata pandemica del COVID-19 rientra nella definizione di “catastrofe” [1], così come formulata dall’OMS: «un disastro è un evento improvviso e calamitoso che perturba gravemente il funzionamento di una comunità o società e provoca perdite umane, materiali ed economiche o ambientali superiori alla capacità della comunità o della società di farvi fronte con proprie risorse». (4)

Tuttavia un’epidemia si differenzia dalla comune nozione di “disastro”, sia riguardo ai tempi di sviluppo (curva epidemica), sia riguardo alle modalità di diffusione. Inoltre, gli effetti di un’epidemia, pur da agente virale sconosciuto, possono essere anticipati e arginati, meglio di altri eventi “catastrofici”, attraverso misure di prevenzione/precauzione in precedenza pianificate. La fase della preparedness (preparazione della prevenzione), così come viene presentata dalla Guida OMS, include l’insieme dei provvedimenti che i Governi hanno l’obbligo di assumere, per garantire la capacità collettiva di resistenza e di attivo contrasto alle crisi pandemiche. (5)

Il principio di prevenzione interessa l’insieme degli interventi volti ad evitare la diffusione di un agente patogeno, i cui effetti negativi sono scientificamente conosciuti, un insieme di interventi che un report del Center for Health Security della Johns Hopkins University del settembre 2019 [2] giudicava gravemente carenti, tracciando un quadro a livello globale di preoccupante impreparazione per epidemie e pandemie che potrebbero essere causate da patogeni respiratori ad alto impatto: “Negli ultimi anni sono state commissionate numerose revisioni di alto livello per fare il punto sulla preparazione globale a focolai di malattie infettive, epidemie e pandemie. Queste revisioni hanno valutato le attuali strutture e capacità di preparazione, hanno identificato le lacune esistenti e hanno proposto raccomandazioni per rafforzare la prevenzione, l'individuazione e la risposta alle epidemie. Ma la preparazione per una pandemia di patogeni respiratori ad alto impatto ha ricevuto scarsa attenzione specifica in queste revisioni di alto livello. Sebbene ci sia stata una certa attenzione sul miglioramento delle capacità internazionali e nazionali per l'influenza pandemica, in particolare dopo la pandemia H1N1 del 2009, ci sono state poche (se nessuna) revisioni o raccomandazioni di alto livello incentrate sulla possibilità di altri patogeni respiratori ad alto impatto con pandemia potenziale. La mancanza di attenzione e considerazione globale su questa minaccia indica l'urgenza di affrontare la preparazione per epidemie e pandemie che potrebbero essere causate da patogeni respiratori ad alto impatto. Sebbene vi sia una sovrapposizione tra i sistemi e le capacità necessarie per rispondere a qualsiasi epidemia di malattia, un patogeno respiratorio ad alto impatto pone serie sfide aggiuntive che meritano una considerazione speciale”.

Un tragico quanto annunciato stato di impreparazione che richiama gli esperti e le autorità competenti alle loro responsabilità, sia a livello nazionale che transnazionale, e che deve costituire la premessa per qualsiasi valutazione riguardante le responsabilità in carico alla persona comune. Gli avvertimenti sono stati ignorati a favore di politiche economiche e sanitarie orientate al soddisfacimento di una priorità su tutte, passare dalla computerizzazione alla robotizzazione della società, dalla Rivoluzione Industriale 3.0 alla Rivoluzione Industriale 4.0, [3] e i piani di intervento nazionali e sovranazionali sono stati dimenticati o trascurati. Grazie alla irresponsabile inadempienza degli organi e delle autorità competenti e dei rispettivi esperti, il 2020 verrà ricordato come l’anno in cui il fallimento delle politiche sanitarie nazionali e sovranazionali si intreccia con la propensione del modello neoliberista vigente a lucrare sul disastro indotto dalla pandemia (il Capitalismo dei Disastri), [4] premendo sui governi e sull’opinione pubblica affinché gli interessi miliardari che governano il neonato business dei vaccini anti-COVID sponsorizzino quelli altrettanto miliardari generati dal settore delle telecomunicazioni 4.0 (Il Capitalismo della Sorveglianza) [5] terrestri (infrastrutture e tecnologie 5G) ed aeree (infrastrutture e tecnologie satellitari).

Affinché ciò possa realizzarsi, è necessario che il surplus di richieste di protezione sanitaria (vaccini) e di comunicazione digitale (DAD, smart working, internet delle cose, Cyber Physical Systems) alimentato dalle restrizioni anti-COVID mantenga un trend al rialzo. Gli effetti restrittivi indotti dalla pandemia devono durare a lungo affinché certi interessi privati (too big to fail) si impongano come utili e necessari (inevitabili) a danno degli interessi collettivi?

L’origine cinese sia dell’epidemia di SARS-CoV del 2002/2003 che della pandemia di SARS-CoV-2, nonché il loro iniziale insabbiamento da parte delle autorità cinesi, dovrebbero indurre la comunità internazionale a fare pressioni sul regime comunista cinese affinché dimostri maggiore collaborazione e trasparenza nella ricerca delle cause. Se l'origine del COVID-19 fosse un'epidemia zoonotica, dovremmo rafforzare le nostre capacità di monitorare e contenere future epidemie. Ma se l'origine fosse dovuta all’azzardo di un laboratorio ad elevato rischio biologico, dobbiamo sviluppare regole e misure di salvaguardia ancora più stringenti e ineludibili di quelle attuali. Poiché entrambi i percorsi richiedono un lavoro distinto e un intenso coordinamento globale, è necessario comprendere le origini di COVID-19. Un obiettivo che sembra ancora lontano.

Condurre una indagine indipendente sull’origine del SARS-CoV-2 è stato lo scopo di una recente missione ufficiale in Cina, iniziata il 14 gennaio e conclusasi il 9 febbraio 2021, condotta da un team di 13 esperti biologi, virologi ed epidemiologi dell’OMS, che arrivati in Cina hanno trascorso le prime due delle quattro settimane a disposizione in quarantena in un CovidHotel (come tutti i viaggiatori provenienti dall’estero). Al termine della missione, Peter Ben Embarek, il capo del team dell'OMS, ha confermato l’ipotesi dell’origine animale del coronavirus senza poter aggiungere altri particolari, ed ha escluso come del tutto improbabile l’ipotesi della fuga dal National Bio-safety Laboratory di Wuhan, un laboratorio con un livello 4 di biosicurezza, il più alto per lo studio di agenti patogeni pericolosi, gestito dall’Accademia Cinese delle Scienze della Repubblica Popolare Cinese.

Appurata (con beneficio del dubbio) l’origine zoonotica di SARS-CoV-2 e visto che una pandemia da coronavirus era stata annunciata da anni, (6) è legittimo chiedersi come sia stato possibile che gli organi e le autorità competenti con i rispettivi esperti siano stati irresponsabilmente inadempienti, sia a livello domestico che internazionale, nel predisporre un piano di intervento articolato, mirato e condiviso, a cui fare riferimento e su cui convergere gli sforzi comuni in previsione dell’evento pandemico. Sta di fatto che grazie a questa inadempienza stiamo vivendo una emergenza sanitaria che dura da un anno. L’improvvisazione delle strategie e delle azioni, spesso contraddittorie, adottate o non adottate nel corso di questi lunghi mesi in risposta alla pandemia, sia a livello politico che sanitario, sono costate la vita a centinaia di migliaia di persone ed hanno stravolto la vita di milioni di persone. L’economia mondiale è precipitata in una crisi senza precedenti.

Gli equilibri democratici, laddove presenti, hanno subito una pericolosa inversione di rotta. I vari attori chiamati a gestire la pandemia ne sono stati letteralmente travolti. Sindromi ansioso-depressive, suicidi e femminicidi dovuti alle restrizioni, al distanziamento sociale e ai lock down sono in aumento. La psicosi da contagio e la stigmatizzazione di chi trasgredisce le regole dilaga. In questo clima tragico e fallimentare, il futuro appare estremamente incerto. Ci salveranno i vaccini anti-COVID-19 [6]? Con l’avvento dei nuovi vaccini la narrazione mediatica mainstream è potuta passare dai mesti resoconti quotidiani in stile bollettino di guerra, accompagnati da analisi oracolari di esperti scienziati che solo per il fatto di comparire tra gli esperti di cui sopra dovrebbero avere la decenza di non salire in cattedra, a una euforica narrazione in stile salvifico, tutta tesa ad esaltare i miracoli della Scienza con la S maiuscola, la Scienza Positivista, capace sia di stupirci che di moltiplicarli (i vaccini).

(fine parte 1)

Riferimenti ():

(1) Salvatore Curiale (a cura di) Coronavirus: quello che c’è da sapere, aggiornato al 1 febbraio 2021, Istituto Nazionale Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” IRCCS – Roma, Italia - Clicca qui per la versione PDF.

(2) World Bank, COVID-19 to Plunge Global Economy into Worst Recession since World War II, June 8, 2020 - Clicca qui per la versione PDF.

(3) Reuters Staff, World is on the brink of a ‘catastrophic moral failure’ on vaccines – WHO chief, in Reuters, January 18 2021, - Clicca qui per la versione PDF.

(4) World Health Organization (WHO), Definitions: Emergencies. Glossary of Humanitarian Terms – ReliefWeb

(5) World Health Organization (WHO 2016), Guidance for managing ethical issues in infectious disease outbreaks, § 1. Obligations of governments and the international community

(6) Con qualche eccezione. Il progetto Tell Me (Transparent communication in Epidemics: Learning Lessons from experience, delivering effective Messages, providing Evidence), avviato nel 2012 e terminato nel 2014, grazie a un cofinanziamento della Commissione europea, era finalizzato allo sviluppo di modelli di comunicazione efficace in caso di epidemie di malattie infettive soprattutto in caso di pandemia influenzale [vedi: TELL ME Final Conference Report] - Clicca qui per la versione PDF.

Riferimenti []:

[1] Rimedio, A. (2021) Criteri di priorità per l’allocazione di risorse sanitarie scarse nel corso della pandemia da CoViD-19, BioLaw Journal - Rivista di BioDiritto, 1

[2] Nuzzo, J. B., Mullen, L., Snyder, M., et al. (2019) Preparedness for a High-Impact Respiratory Pathogen Pandemic, The Johns Hopkins Center for Health Security - Clicca qui per la versione PDF.

[3] Messori, C. (2018) Dall'Uomo-Macchina Illuminista alla Robotizzazione della Società, Rivista Il Minotauro, Persiani Editore, Bologna, Italy, 1, p. 36-88

[4] Klein, N. (2017) Shock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri, Milano, Rizzoli, Italy

[5] Zuboff, S. (2019) Il capitalismo della sorveglianza, Luiss University Press, Roma, Italy

[6] Srivastava, S., Sardana, V. (2021) Efficacy of SARS-COV-2 Vaccines - A Big Challenge?, Indian Journal of Research, 10(2) - Clicca qui per la versione PDF.

Claudio Messori / e-mail: messori.claudio(at)gmail.com

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