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- Posted By: Redazione
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Più istruiti della generazione precedente, i giovani europei sono senza lavoro.
È il quadro che emerge da un rapporto della Commissione Europea, secondo il quale l’82% dei ragazzi in Ue, tra i 20 e i 24 anni, ha completato il ciclo scolastico, eppure 8,7 milioni di ragazzi tra i 18 e i 29 anni non hanno lavoro e 13,7 milioni non solo sono disoccupati, ma non seguono alcuna attività di formazione o training, facendo parte dei così detti, con un penoso anglicismo, Neet.
Deve essere per questo, che invece di rimpatriare i giovani clandestini, la Ue li ‘ricolloca’. Andranno ad ingrossare le fila dell’immigrazione, peggiorando la situazione.
Il rischio povertà o esclusione riguarda quasi 27 milioni di giovani in Europa.
Contratti a tempo parziale non per libera scelta o permanenza prolungata in posti di lavoro temporanei, espongono questa generazione a un rischio povertà di lungo termine, come sottolinea la Commissione Ue.
Le conseguenze si riscontrano anche nella partecipazione alla vita sociale: i ragazzi inattivi partecipano sempre meno al voto e ripongono scarsa fiducia nelle istituzioni. Ma questo è quello che la UE spera: non votate, lasciateci governare.
Non solo. A dare un’altra ‘botta’ alla bufala dell’immigrazione come risorsa, il fatto che i giovani che provengono da un contesto migratorio hanno una più alta possibilità di diventare Neet: la disoccupazione di giovani con genitori immigrati supera di quasi del 50% quella degli altri giovani nei paesi Ue.
Francia docet: lungi dal rappresentare una risorsa, le seconde e terze generazioni rappresentano un peso sociale enorme.
Mentre tra il 2011 e il 2014 si registrano significativi aumenti nel tasso di attività in paesi come la Croazia, il Lussemburgo e l’Ungheria, è invece diminuito particolarmente in Spagna, Belgio, Estonia e Portogallo.
La mancanza di un lavoro rende difficile per i giovani potersi permettere l’affitto di una casa, il pagamento di servizi e di beni basilari come anche il cibo e l’assistenza sanitaria.
Stanno distruggendo una generazione, importando manodopera low-cost dal terzo mondo.
È diventato difficile permettersi attività culturali, andare al teatro, ai concerti e visitare musei , limitando così lo sviluppo di capacità creative, artistiche o semplicemente dei propri interessi. La fascia più colpita dalla disoccupazione è quella tra i 15 e i 24 anni soprattutto in Grecia (52,4%) e in Spagna (52.2%).
Ma anche in paesi come Germania, Norvegia e Islanda il tasso di disoccupazione per questo stesso gruppo di età è comunque molto elevato: intorno al 10%.
Questi dati, cozzano con la litania che l’Europa continua a invecchiare e quindi manca manodopera che va importata. Una bufala.
Ma se non riuscite a dare lavoro ai giovani europei, che senso ha, importarli, se non fare un favore a chi vuole schiavi da sfruttare invece di lavoratori?
Fonte: voxnews.info
Anonimo
Educazione?
Forse siamo semplicemente noi che abbiamo educato male i nostri figli. Suppongo sia vero che un immigrato è più a rischio di lavorare "come schiavo" anziché ricevere un regolare contratto e contribuire, così, al welfare dell'Europa e della nazione in cui vive. Però tanti giovani nostrani dovrebbero viaggiare per imparare ("errando discitur", dicevano i romani), come forma di formazione, di apertura mentale.
Invece, tornati a casa dal viaggio favoloso di cui sono andati vantandosi con tutti, si recano dal parente o dall'amico politico o dall'amico sindacalista per chiedere consiglio.
Loro, forse, risolvono il proprio problema personale, ma i problemi restano (e ne risentono anche loro che sono riusciti, in qualche modo, ad ottenere qualcosina).
Le mie relazioni familiari sono, e restano, importanti. Ma il mondo cambia, non continuiamo a farci prendere in giro continuando a ragionare come alcuni anni fa. E' emergenza educativa! Non solo emergenza immigrazione, che pure esiste.