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- Posted By: Redazione
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Ogni giorno nei cantieri si presentano gruppi di 4-5 operai, provenienti da tutta la Lombardia, disposti a tutto per guadagnare qualcosa
L'edilizia ticinese ancora non frena. La crisi c'è ma per il momento non sembra aver morso violentemente. Basta girare qua e la per il cantone: gru, betoniere, muratori sono sempre all'opera. L'edilizia pubblica e privata, tra mille incertezze, sembrano garantire un buon volume di lavoro.
Girovaghiamo nel Mendrisiotto e ci imbattiamo in un cantiere di Genestrerio. Scambiamo quattro chiacchiere con il capocantiere. È italiano, come la maggior parte dei lavoratori edili attivi in Ticino. Da anni lavora per una storica impresa della regione.
Ci conferma che il lavoro c'è. Lui è impegnato da tre anni nella costruzione di alcune case private. Ne avrà fino a primavera. “Poi andremo da un'altra parte, c'è sempre qualcosa da fare. Forse ci sono meno costruzioni nuove, ma non possiamo lamentarci". Poi rivela un fatto non nuovo, ma che per le sue dimensioni sta diventando preoccupante. “Proprio dieci minuti fa ho dovuto mandare via quattro manovali che cercavano lavoro".
Gruppi di manovali che cercano qualsiasi tipo di lavoro: la testimonianza di un capocantiere
“Qualche tempo fa si presentavano ogni tanto, ma ultimamente ogni giorno arrivano in cantiere e sono disposti a fare qualsiasi cosa pur ti guadagnare qualche soldo. È triste" ci dice il capocantiere che aggiunge: “Partono la mattina presto dalla Lombardia. Si muovono in gruppi di 4-5 e sono italiani. Poi iniziano a girare tutti i cantieri che trovano per chiedere di lavorare. Il problema è che in Italia si sta sempre peggio. È un disastro. L'edilizia è praticamente ferma".
Per un tozzo di pane questi uomini sono disposti a fare qualsiasi cosa: dalle pulizie nel cantiere, al taglio dell'erba. Quando va bene riescono a lavorare per qualche giorno, magari al servizio di qualche privato che ha bisogno di riparare la porta di un garage o posare le piastrelle in bagno. Naturalmente sfuggono ai controlli, lavorano in nero grazie anche a chi per pagare meno è disposto ad assumere chi è disperato.
Borelli (UNIA): "Fenomeno grave e preoccupante"
E che la situazione sia non solo preoccupante ma tragica, ce lo conferma anche il segretario cantonale del sindacato UNIA Enrico Borelli. “Confermo: il fenomeno esiste ed è sempre più grave. Il problema è che negli ultimi anni in Italia l'edilizia è letteralmente crollata. Sempre di più lavoratori mossi dalla disperazione e dalla fame partono da Brescia, Bergamo - ma in generale da tutta la Lombardia - per cercare lavoro in Ticino". Poi, afferma il sindacalista, ci sono impresari senza scrupoli che li assumono, senza notifica, senza nessuna garanzia e rispetto del contratto collettivo.
E chi riesce a lavorare in Italia non è più fortunato. Come ci spiega Borelli, il caporalato da quelle parti ormai è l'unica forma di lavoro. Ma anche all'interno di questo sistema di sfruttamento c'è chi è ancora più sfortunato, perché se da una parte c'è chi riesce a prendere 5-6 euro all'ora, dopo aver versato una percentuale da strozzino al caporale, altri non vedono nemmeno quei quattro soldi: lavorano per qualche mese praticamente a gratis.
L'importanza di costruire un rapporto di fiducia contro l'omertà
Questa disperazione, con un quadro economico-politico quanto mai incerto in Italia, ormai non solo è alle porte del confine: lo ha valicato. Gli operai disposti a tutto per lavorare in Ticino ci sono e rischiano di aumentare. “Per questo è necessario tenere altissima la guardia" ci dice Enrico Borelli. “Intercettare questi lavoratori nei cantieri è sempre più difficile. Noi quando entriamo in contatto con loro cerchiamo di avere un approccio pedagogico.
L'obbiettivo è costruire un rapporto di fiducia, spieghiamo loro le condizioni contrattuali vigenti in Svizzera, quali sono i loro diritti. Ma è un lavoro lungo che può portare a buoni frutti. Altre volte invece spezzare la catena dell'omertà è difficile. Sono operai che pur di guadagnare pochissimo, non vogliono denunciare la situazione" conclude il sindacalista di UNIA.
Di crisi se ne parla tutti i giorni. Per sapere che faccia ha basta andare nei cantieri e guardare i visi di coloro che a qualche centinaio di chilometri dalla frontiera partono in direzione del Ticino. Per una manciata di euro. Per un tozzo di pane.
Fonte: liberatv.ch