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- Posted By: Redazione
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L’Express dà voce al Movimento danese per il “no” all’UE, che sta chiedendo di indire un referendum sulla permanenza nell’Unione sullo stampo di quello britannico. Anche se non ancora maggioranza, la percentuale di popolazione danese che secondo i sondaggi è favorevole all’uscita, è cresciuta in modo importante.
Un dato al 33 percento rappresenta un importante cambiamento, che indica una crescente ostilità verso l’Unione Europea, se si fa il confronto con il 25 percento di coloro che volevano uscire nel 2013.
La richiesta di indipendenza dai burocrati europei viene dal Movimento Popolare Contro l’UE, che preme sul governo affinché si tenga un referendum nel paese.
La piattaforma del movimento, politicamente trasversale, sostiene che dopo 40 anni di appartenenza al blocco dei 28 paesi, è tempo di dare alla nuova generazione di danesi la possibilità di esprimere un voto.
Il movimento ha dunque lanciato una petizione per costringere il governo a discutere la questione.
L’eurodeputata Rina Ronja Kari, iscritta al movimento, ha detto: “Se fate il confronto tra l’Europa di oggi e quella a cui i danesi aderirono 40 anni fa, c’è stato un drastico cambiamento. Siamo passati da un’unione per la cooperazione commerciale a una Unione Europea che interferisce in quasi qualsiasi aspetto della nostra società.
“Pensiamo quindi che sia giusto chiedersi: ‘è davvero questo ciò che volevamo? o vogliamo piuttosto lasciare l’Unione Europea?‘”.
L’ultimo sondaggio mostra che quelli che manifestano una volontà di rimanere sono al 56 percento, con l’11 percento di indecisi; c’è dunque ancora una maggioranza, risicata, che intende restare.
Ma il professor Kasper Møller Hansen dice: “Per quanto ci sia ancora una maggioranza favorevole alla permanenza nell’UE, la voce degli euroscettici ha il vento in poppa“.
Il movimento, che ha visto il suo sostegno crescere dello 0,9 percento nelle scorse elezioni per il Parlamento Europeo del maggio 2014, ha guadagnato oltre 1.200 nuovi membri e questo fine settimana terrà il suo più importante congresso di partito da 20 anni a questa parte.
Il movimento ha anche visto crescere i propri consensi dopo che lo scorso dicembre è riuscito a far prevalere il “no” in un referendum sull’abolizione delle speciali riserve legali verso l’Unione Europea.
Il “no” che ha prevalso in quel referendum ha significato che la Danimarca continuerà a partecipare alle riunioni europee per le politiche di cooperazione solo quando ci sarà un ministro danese dotato di diritto di veto.
La europarlamentare Kari ha detto: “Ci siamo arrampicati sui lampioni e abbiamo distribuito volantini in tutta la Danimarca. Siamo stati nei media e nei social media come non era mai avvenuto prima, e il nostro furgone pubblicitario ha viaggiato da Bornholm a Skagen.
“Il risultato di dicembre ha mostrato che quando lavoriamo assieme possiamo opporre resistenza all’UE“.
Nonostante goda di crescente sostegno, il partito anti-Bruxelles sta trovando opposizione da parte della classe dirigente del paese.
Secondo il portavoce europeo Kenneth Kristensen Berth del Partito Popolare Danese, la richiesta di un referendum sulla permanenza nell’UE arriva al momento sbagliato.
Dice: “Avremo un referendum in Gran Bretagna tra qualche mese, che determinerà in modo molto importante quale direzione la cooperazione UE debba prendere. Dobbiamo aspettare e vedere [come va il voto]“.
Mentre si alzano queste richieste per un voto in Danimarca, un sondaggio ha indicato che se la Turchia dovesse entrare nell’Unione Europea, un terzo dei britannici sarebbe più propenso a votare per l’uscita dall’Unione.
Anche tra coloro che dicono di voler votare affinché la Gran Bretagna rimanga parte dell’UE, più di un quarto (25,6 percento) dice che l’entrata della Turchia li renderebbe più propensi a cambiare idea e a votare per l’uscita.
Autrice: Lizzie Stromme / Articolo originale: express.co.uk / Fonte: vocidallestero.it