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- Posted By: Redazione
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Molti, di recente, avranno sentito parlare di Giugliano, paese in provincia di Napoli, passato alle cronache come la patria dei migliori "falsari" d'Europa, poichè il 60% di tutte le banconote in euro false che circolano nell'Unione Europea vengono create proprio da stamperie clandestine site in questo paese.
I falsari di Giugliano sono ormai etichettati come "Napoli Group", con una logica aziendale ben definita:
1) il finanziatore della stamperia, che poi è anche il committente. Di solito un personaggio minore dei clan della Camorra, che si occupa di trovare una macchina tipografica offset di seconda mano (quelle nuove a quattro colori costano anche 500 mila euro), la filigrana, gli inchiostri, gli altri strumenti.
2) il tipografo, addetto alla produzione.
3) il distributore, ovvero l'uomo di fiducia del committente, colui che ha il compito di organizzare un deposito, rigorosamente lontano dalla stamperia, e di tenere i contatti con i clienti.
Il distributore "vende", o per meglio dire "spaccia", gli euro falsi ai suoi clienti (malavitosi o commercianti) al prezzo del 10% del valore nominale (la cifra sulla banconota).
Esempio: il distributore vende una banconota falsa da 20€ al prezzo di 2€ a pezzo. Per un milione di euro falsi, la banda ne guadagna 100 mila veri. Ad ogni scambio c'è un ricaro del 10%.
Quello che mi domando è:
che differenza c'è tra questi falsari napoletani e quelli della Banca Centrale Europea? In fordo parliamo sempre di carta colorata, in quanto l'euro è una valuta non ancorata ad alcuna riserva aurea od altro metallo prezioso.
La B.C.E. produce banconote ad un costo tipografico che si aggira intorno i 0,30€ (ce lo dice la stessa Banca Centrale Svizzera), comprensivi di carta, filigrana, colori, ologrammi, etc.; presta però queste banconote agli Stati al loro valore nominale (ossia la cifra scritta sopra la banconota stessa). Tornando all'esempio della banconota da 20€, la B.C.E. si fa carico di 0,30€ ed addebita 20€ allo Stato, lucrando 19,70€ dalla differenza.
Sapete che rincaro, quindi, ha applicato la B.C.E.? Non del 10% come i falsari napoletani, bensì del 98,5% (nel caso della banconota da 20€, ma la percentuale sale con importi maggiori).
Secondo dati di bilancio 2011 (Annual Report), la voce "Banconote in circolazione" riporta la cifra di € 71.090.081.710; tale cifra rappresenta solo l'8% del valore delle banconote prodotte dalla B.C.E., come si legge dalla nota integrativa: "Alla BCE è stata attribuita una quota pari all’8 per cento del valore totale dei biglietti in euro in circolazione, che viene iscritta nello stato patrimoniale alla voce “Banconote in circolazione” del passivo."; il restante 92% viene stampato dalle singole Banche Centrali Nazionali (es.: Bankitalia) in proporzione alla quota di ciascuna BCN al capitale della BCE.
Per ricordare un vecchio film di Totò e Peppino, direi che la coccarda d'oro della "banda dei dis-onesti" spetta a B.C.E. e BCN, che battono di gran lunga qualsiasi altro falsario.
Commento di un lettore:
1.000 banconote costano tra i 70 e i 100 euro iva esclusa, a seconda della tipografia (Klaus Bender, 2006). Quindi circa 10 centesimi l'una. Mentre i falsari introducono moneta-credito, la BCE introduce moneta-debito, costando così due volte alla comunità, più gli interessi.