La NASA vi presenta le foto di Marte. Ma siamo poi sicuri che sono foto di Marte?

Ecco, da poco giunta la “balla spaziale del secolo”! Silenzio su tutti gli altri fronti e… poche righe su Internet. L’ha trasmessa solo il TG5 delle 20:00 il 2 Maggio u.s. (2017 per chi dovesse leggerlo più avanti). La presentazione al minuto 26:23 del video (link) recita:

«Alla NASA c’è un grave problema economico per le tute dei cosmonauti»

e, sulla slide si legge:

“La NASA a corto di tute spaziali: un flop le costose ricerche per sviluppare le nuove“.

Nonostante l’assegnazione di quasi 200 milioni di dollari! Le tute, che ora usano gli astronauti, sono state create 40 anni fa. Il periodo di servizio previsto per le tute spaziali era stato calcolato solo per 15 anni.

Ora leggete con attenzione: «Le tute spaziali che utilizza la NASA per la Stazione internazionale continuano a dare una vasta gamma di problemi connessi con la progettazione (confermando, ancora una volta, che non c’è nessuna valida esperienza precedente, tipo andare sulla Luna) e rappresentano un rischio per la salute. Solo 11 dei 18 sistemi di supporto vitale posizionati negli zaini, che supportano il lavoro degli astronauti nello spazio, possono essere utilizzati, ci preoccupiamo del loro utilizzo prima della fine del periodo di lavoro sulla Stazione», così si legge nel rapporto dell’ispettore generale della NASA, Paul Martin (sarà utile rammentare che, secondo un comunicato dell’ESA del 7/01/2009, l’ISS orbita solamente tra i 330Km e i 435Km dalla Terra?).

«Negli ultimi anni molti problemi con le tute degli astronauti della NASA sono stati segnalati durante i lavori sulla superficie esterna della Stazione: da infiltrazioni di liquidi nel casco (Come, come? Infiltrazioni di liquidi nel casco? Perché un liquido possa infiltrarsi ha bisogno d’essere sottoposto a una pressione esterna maggiore, rispetto a quella interna! Non staranno girando anche loro un film, in una profonda piscina, come l’allunaggio di Kubrick?) a problemi con il sistema di comunicazione (link all’articolo che parla del rapporto Martin e… pretendono d’essere stati tranquillamente a spasso nello spazio profondo, addirittura sulla Luna, d’avere attraversato le Fasce di Van Allen e, d’essere rientrati, altrettanto tranquillamente, a oltre 32.000 Km/h con una temperatura di 2.200°C sviluppatasi per attrito nell’atmosfera superiore?…

Tra l’altro, un nuovo studio di 69 pagine (documento completo qui) condotto da: T.I. Gombosi (Università del Michigan), D.N. Baker (Università del Colorado), A. Balogh (Imperial College di Londra), P.J. Erickson (MIT Haystack Observatory), J.D. Huba (Naval Research Laboratory di Washington), L.J. Lanzerotti (New Jersey Institute of Technology), intitolato “Anthropogenic Space Weather” e pubblicato su “Space Science Reviews” il 27 Marzo u.s. (sempre 2017 per i posteri), oltre a parlare di fasce di radiazioni artificiali (provocate da: test nucleari, surriscaldamento della Ionosfera con onde ad alta frequenza, esperimenti chimici, bolle VLF), afferma chiaramente attraverso la presentazione di Phil Erickson e del collega John Foster (anch’egli del MIT) che (e ve lo lascio in originale): «As Van Allen discovered in the 1950s and 1960s, there are two radiation belts surrounding Earth with a ‘slot’ between them. Our research is focused on the outer radiation belt, which contains electrons with energies of a million or more electron-volts. These ‘killer electrons’ have the potential to damage spacecraft, even causing permanent failures».

Allora, cominciamo a parlare anche delle “Balle Spaziali” che riguardano il cosiddetto “Marte“, senza omettere una doverosa premessa che deve stimolare a verificare le notizie, senza pendere dalle labbra, e/o dalle penne, di tanti disinformatori, opportunisti, scemi, fanatici o perditempo.

Premessa: “Information operations”.

Cosa siano le “information operations” lo spiega il report di Facebook (link all’articolo di Carola Frediani – “La Stampa” del 28/04/2017). Si tratterebbe di «azioni intraprese da attori organizzati (governi o soggetti non-statali) per distorcere il sentimento politico interno [a una nazione, ndr] o esterno [in una nazione straniera, ndr], soprattutto per raggiungere un obiettivo strategico e/o geopolitico». Tali operazioni «includono una combinazione di metodi, quali notizie false, disinformazione, reti di profili finti diretti a manipolare l’opinione pubblica». Nello stesso articolo le dichiarazioni di Thomas Rid, professore di Security Studies al King’s College: «Non mi sorprende – nota sempre su “La Stampa” – le operazioni d’intelligence ricadono in questo campo, anche nell’accademia». E, infatti, il report associa le “information operations” a una serie di altri fenomeni trattati dall’unità dedicata alla security: «Abbiamo dovuto espandere la nostra attenzione da comportamenti abusivi tradizionali, come l’hacking di profili, malware, spam e truffe finanziarie, per includere forme più sottili e insidiose di abuso, tra cui tentativi di manipolare il discorso civico e di ingannare le persone».

Chi pubblica articoli e immagini come questa, anche alla luce di quanto appena detto, è chiaramente un disinformatore e i molti fanatici che li ripropongono, come quelli che seguono, aggiungendovi frasi del tipo: «La NASA finalmente ha ammesso ciò che noi di Natural News vi stiamo dicendo da anni: c’è acqua che scorre su Marte (link)» sono dei poveri stupidi. Incapaci anche di un semplice ragionamento.

Se la NASA è costretta a mandare i suoi rover e, le sonde, a spasso per le zone più remote della Terra (e che piaccia o no è così!), per scattare foto da fare passare per marziane, nessun altro, specie se un astronomo dilettante, è in grado di fotografare un “Marte“!

Il problema, invero, nasce dalla superficialità della NASA di non riuscire a interdire, a un pubblico attento e oltremodo accanito, le immagini (Raw Images) scattate, per esempio, dal rover “Curiosity”. Ci prova e, chiunque tentasse di accedervi direttamente attraverso il sito Web ufficiale non le troverà oppure, con le opzioni di ricerca, gli apparirà: “403 accesso negato – Il sito Web richiede le credenziali d’accesso“.

Per accedervi, quindi (e questo è anche un invito a darvi da fare per vostro conto, se volete accertare la verità), occorre aggirare gli ostacoli, collegandosi a quest’indirizzo: (link) cliccando sul tasto “Sol” e scorrendo la slide che racchiude le varie serie d’immagini pubblicate. riguardanti tutti i dati memorizzati dai rover (o dalle sonde) e trasmessi in seguito, in attesa d’essere elaborati e catalogati altrove. Qui troverete anche tutti i riferimenti (data, ora, posizione, tipo di camera, ecc…). Per analizzare meglio le immagini, nel loro formato più esteso (diversi Mb) si consiglia di seguire le istruzioni riportate qui. In altri casi scegliere “Download compressed raw data in PDS .IMQ format“.

Omettendo i vari riscontri e le foto che già hanno creato tanti interrogativi in passato (croci, ossa, foreste, oggetti fuori posto, licheni, animali di vario genere, ecc…) e alimentato inutili polemiche giacché, per stessa ammissione delle parti interessate (si veda quanto riportato più sopra), nulla e nessuno, tecnologicamente parlando, è ancora in grado di attraversare queste benedette fasce di Van Allen. Senza dovere documentare più di tanto, c’è la prova provata che la NASA sta prendendo per il “naso”, per non dire di peggio, tutti quanti.

In ogni caso, anch’io sono stato preso “dall’accanimento” e, di seguito, vi propongo un’analisi inedita che fa sorgere non poche domande, ma che si risolvono in un’unica spiegazione: siamo sulla Terra e di “Marte” non sappiamo assolutamente nulla! L’immagine in questione, da analizzare nel formato originale (qui è proposto solo un particolare eventualmente da ingrandire cliccandovi sopra), la trovate a questo link (per i dettagli: MOC Gallery linkMGSC link).

Chiaramente si tratta di un bacino semi artificiale, nel senso che, a un bacino naturale, sono state indiscutibilmente aggiunte strutture di consolidamento e contenimento. L’immagine è descritta come ripresa su… “Marte” dalla MOC il 5/11/1999, durante la “mapping subphase 09 – orbit 2957” e gli analisti della NASA non si sono accorti delle complicazioni e, implicazioni, che comporta lasciare online un’immagine di questo genere.

Le zone indicate con le lettere “A” e “AA” presentano una serie di elementi quasi tutti identici, posizionati alla base della scarpata naturale, in linea retta e pressoché equidistanti. Quindi affatto naturali, almeno rispetto al posizionamento. Le zone contrassegnate con le lettere “B” e “BB” rimarcano un muro di contenimento (probabilmente carrabile) in cemento armato, a spigoli vivi, retto da palificazioni trivellate (particolare “D”.

Si veda anche questa immagine per capire di cosa si tratta, che dovrebbe perimetrare il bacino sui due lati ed essere sopraelevato sia rispetto al livello dell’acqua (si vedano le chiare ombre riflesse in “A”) sia nei confronti del terreno (si veda l’ombra nella zona contrassegnata dalla lettera “C”).

Lungo la perimetrale “E” il muro non appare se non a piccolissimi spot ma, per logica, dev’essere presente e coperto dalla vegetazione che si riflette in acqua. La zona, infatti, è in piena luce e le parti scure, viste con lo zoom, sono frastagliate come sarebbero, se la vegetazione si riflettesse appunto nell’acqua.

– Cominciamo con le considerazioni e le domande

Un’opera del genere ha bisogno di partire con un’analisi geologica e una progettazione comprendente i calcoli strutturali. Chi li ha fatti?

Per la realizzazione dell’opera sono necessariamente occorsi diversi macchinari. Principalmente: ruspe, escavatori, battipali, trivellatrice, autocarri per il movimento terra, rulli compressori, pompe, sonde vibratrici, generatori di corrente, palancolati, ecc… Chi li avrebbe portati sull’arido e desolato “Marte“?

Per la realizzazione dei pali e dei muri sono sicuramente occorsi: armature in ferro o in legno per le casseforme, gabbie di ferro staffate, inerti premiscelati in appositi impianti, che non devono distare più di un’ora dal luogo di posa, affinché la resistenza (RCK) del calcestruzzo resti inalterata. Altrimenti si declassa. Come è stato possibile avere tutto ciò a disposizione su… “Marte“?

Altre due considerazioni importanti che riguardano l’acqua e il cemento: l’acqua dev’essere tassativamente dolce, qualora salmastra (come dicono sia quella di Marte link e link) innesca immediatamente un processo d’ossidazione sull’ossatura dell’intera struttura, provocandone in poco tempo il cedimento. Le materie prime per il cemento sono sostanze contenenti carbonato di calcio e silicati di alluminio. Polverizzate e cotte in un forno a 1300-1500 gradi, le due sostanze si amalgamano senza fondere. Quest’amalgama è nuovamente macinato e unito a un po’ di gesso, che regola il tempo d’indurimento. Quindi, altre strutture in loco? O cemento e acqua sono stati teletrasportati?

E non parliamo di tutta la manodopera necessaria per realizzare l’intera opera…

Chi sarebbe, poi, quel pazzo scatenato che crea una specie di diga per contenere l’acqua “salmastra” marziana? Qualcuno che vuole costruire, che ne so… un originalissimo centro termale su… “Marte“? Potremmo anche cominciare a prenotarci, se solo si risolvesse il problema delle tute spaziali… e se chiedessimo aiuto ad Armani o a Valentino?

È talmente tanta la voglia di avere un’alternativa, come alibi, per potere irresponsabilmente continuare a distruggere la Terra e/o, di non sentirsi “soli nell’Universo”, che si vorrebbe a tutti i costi dimostrare che la NASA stia occultando delle prove. Quella che, invece, è occultata (sebbene si contraddicano contestualmente), è la verità di fondo su un Sistema Solare (e un Universo) che non è come insegnano a scuola, o com’è stato interpretato fin dall’inizio, in epoche molto remote, prendendo “fischi per fiaschi”. Il mio gatto, quando passa davanti allo specchio, arruffa il pelo e cerca d’attaccare l’immagine che gli sta di fronte (ritenendola reale e non un riflesso. In fondo per lui rappresenta un gatto…), per il semplice motivo che (per ora) non conosce né lo specchio, né le sue proprietà riflettenti.

Cosicché, la vera Verità dev’essere tenuta segreta “come in cielo, così in terra (molto più in terra)”, perché sono troppi gli interessi: economici, politici e religiosi che sarebbero messi a repentaglio.

In ogni caso, che la Terra ruoti o meno su se stessa e attorno al Sole, che le fasce di Van Allen possano essere tranquillamente attraversate o meno, che Marte esista o meno e sia rosso o blu, non ci cambia la vita più di tanto, mentre potrebbe cambiare notevolmente se avessimo più rispetto del Pianeta che ci ospita… anche perché, checché se ne dica, non ne esistono altri di riserva e, nella supposta “Terra Cava”, non vorranno certamente degli irresponsabili come noi.

VIDEO: Marte Non Esiste | Apri Gli Occhi (sottotitolato in italiano)

Autore: Roberto Morini / Fonte: altrogiornale.org