Le crisi interconnesse sono una minaccia per l’umanità


Le crisi interconnesse sono una minaccia per l’umanità

Il rischio più grande per l’umanità: reazioni a catena sul clima, biodiversità, cibo, crisi dell’acqua. Un’indagine rivela la preoccupazione comune degli scienziati di tutto il mondo: crisi interconnesse; Part of Our Future on Earth, 2020, una sintesi di 50 pagine dell’ultima ricerca, sottoposta alla revisione degli esperti, sullo stato del pianeta e le sue complessità interconnesse.

La minaccia più grande per l’umanità si cela tra la potenziale reazione a catena di cinque rischi altamente connessi e probabili – una collisione che può amplificare questi effetti in modo catastrofico, secondo una nuova ricerca condotta da 222 scienziati provenienti da 52 paesi.

Condotta da Future Earth, la rete di ricerca sulla sostenibilità internazionale, l’indagine identifica cinque rischi globali come i più gravi a livello di impatto: fallimento nel contrastare e nell’adattarsi al cambiamento climatico; eventi climatici estremi; forte perdita della biodiversità e collasso degli ecosistemi; crisi di cibo; crisi di acqua. Quattro di questi (cambiamento climatico, clima estremo, perdita della biodiversità e crisi dell’acqua) sono anche segnalati dagli scienziati come molto probabili.

I leader politici ed economici, in un’indagine pubblicata a gennaio dal Word Economic Forum, hanno individuato gli stessi cinque rischi, selezionati tra un gruppo di 30, nelle posizioni più alte a livello di impatto.

Più di un terzo (82) degli scienziati, però, ha sottolineato la minaccia di un’azione sinergica dei cinque, con crisi globali che si peggiorano vicendevolmente “in un modo che potrebbe intercorrere a creare una crisi globale sistemica”.

Onde di calore estremo, per esempio, possono accelerare il riscaldamento globale rilasciando grandi quantità di carbonio trattenuto negli ecosistemi che li subiscono, e al tempo stesso possono intensificare le crisi di acqua e/o la scarsità di cibo; la perdita di biodiversità indebolisce la capacità del sistema naturale e agricolo di reagire agli eventi climatici estremi, aumentando così la vulnerabilità alle crisi di cibo.

173 scienziati hanno trovati altri rischi, oltre ai 30, che necessitano di attenzione globale. Temi comuni quali l’erosione dei valori sociali, il deterioramento dell’infrastruttura sociale, l’aumento della disuguaglianza e del nazionalismo politico, il sovrappopolamento e il declino della salute mentale.

L’indagine riporta: “È interessante notare come la maggior parte di questi problemi riguardi il benessere e la sicurezza sociale, suggerendo che potrebbero aumentare e dovrebbero avere più considerazione. Soprattutto se consideriamo come la società potrebbe portare a un futuro equo e a prova di clima… Forse il tema più importante che emerge da queste analisi è stato l'incapacità di tenere conto del feedback tra i diversi sistemi. Nonostante l’ubiquità di queste connessioni, molti scienziati e politici sono immersi in istituzioni abituate a pesare e ad agire su rischi isolati, uno alla volta. Questo deve cambiare per poter pensare a rischi connessi. Chiediamo agli accademici, ai leader economici e ai politici di dare urgente attenzione a questi cinque rischi globali, e ad assicurare che essi vengano trattati come sistemi in interazione, anziché come singoli eventi isolati.”

Il sondaggio (completo dal 12 febbraio) (1) è stato redatto da: Maria Ivanova dell'University of Massachusetts di Boston e dai consulenti scientifici Markus Reichstein del Max Planck Institute in Germania; Matthias Garschagen del Ludwig-Maximilians-Universität München in Germania; Qian Ye della Beijing Normal University in Cina; Kalpana Chaudhari dell'Institute for Sustainable Development and Research in India; Sylvia Wood del Science Officer in Canada.

Pensiero unito: il nostro futuro sulla terra, 2020

Joined-up thinking: Our Future on Earth, 2020 Disponibile pubbllicamente al link futureearth.org/publications/our-future-on-earth

L’indagine è presentata come un capitolo del report Our Future on Earth, 2020, nel quale gli scienziati riassumono l’ultima ricerca sullo stato del pianeta e ne esaminano le molte, interconnesse, complessità, in una sintesi ufficiale di 50 pagine.

I problemi ambientali di oggi, dice l’indagine, rappresentano un’unione di cambiamenti fisici, chimici, biologici e sociali che interagiscono tra loro e si modificano.

«Cercare di capire come il nostro impatto in una di queste aree ne modifica un’altra è un compito difficile, ma è proprio quello che stanno provando a fare scienziati, sociologi, economisti, ecologisti e altri,» dice l’indagine. «E mentre le nostre pratiche sbagliate possono avere un impatto su molte aree, la buona notizia è che le nostre buone pratiche allo stesso modo agiscono: il miglioramento della biodiversità in un ecosistema palustre può ridurre l’inquinamento dell’acqua e l’erosione del suolo, per esempio. Stiamo creando il nostro Antropocene, e possiamo renderlo bello.»

Tra i problemi sottolineati nel report:

  • L’aumento e l’impatto del populismo, “caratterizzato dalla negazione della complessità, inclusa la complessità del danno ambientale e delle interazioni sistemiche e diversificate necessarie per raggiungere la sostenibilità,” come anche le “fake news”.
  • L’aumento del rischio finanziario. Lo studio ha riportato la prima bancarotta legata al cambiamento climatico: la più grande compagnia elettrica della California, PG&E, è fallita l’anno scorso dopo aver dato fuoco a una foresta.
  • L’andamento delle migrazioni, e l’impatto sulla sostenibilità delle tecnologie digitali, inclusa l’intelligenza artificiale.
  • La scienza ecologica e sociale del cambiamento climatico, il nostro sistema alimentare e la scomparsa della biodiversità; cambiamenti nella regolamentazione del mare aperto; la nascita di meccanismi di finanza ecologica; un nuovo campo di studio sulle “trasformazioni” in società: come, esattamente, possiamo sradicare idee radicate sullo sviluppo economico o sul benessere e forzarle su strutture nuove e più sostenibili.

«Il 2020 è un momento critico per guardare a questi problemi,» dice Amy Luers, Direttore Esecutivo di Future Earth. «Le nostre azioni nei prossimi dieci anni determineranno il futuro collettivo sul pianeta.»

Our Future on Earth, 2020 è la prima di una serie di indagini simili.

Sommario

Introduzione: Tracciare il futuro

Autore: Gaia Vince, giornalista e autrice, Londra.

Siamo una popolazione vasta e globale che sta testimoniando cambiamenti climatici senza precedenti, eppure abbiamo ancora il tempo e la capacità di evitare risultati estremi. L’anno passato ha visto uno straordinario risveglio sociale verso i rischi del cambiamento ambientale e di richiesta di azioni verso un futuro sostenibile.

“Accordi ecologici” sono stati proposti da diverse nazioni, e se dovessero diventare leggi potrebbero portare a cambiamenti. È previso che nel 2050 la popolazione globale raggiungerà i 9,7 miliardi. Il loro futuro è nelle nostre mani: possiamo renderlo più sostenibile, resiliente e giusto?

Clima: Abbassare il caldo

Autore principale: Diana Liverman, School of Geography and Development, Università dell’Ariziona.

Negli ultimi 18 mesi, gravi valutazioni del IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il National Climate Assessment degli USA e l’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) hanno decretato che il tempo per ridurre le emissioni dei gas serra che stanno causando il riscaldamento climatico sta per scadere.

Questo ha portato a dichiarazioni di crisi climatica o emergenza climatica dai leader di più di 700 città, stati e amministrazioni. Eppure, nel corso del 2019, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha superato i 445 ppm, e gli ultimi anni tra il 2014 e il 2018 sono stati i più caldi registrati su terra e oceano dal 1880.

Nonostante le evidenze, “molti paesi non si sono ancora svegliati o stanno annullando gli impegni presi.” Cosa serve affinché ci si dedichi ad abbassare le temperature?

Politica: Populismo contro movimenti di base

Autore: Richard Calland, Institute for Sustainability Leadership, Università di Cambridge; professore associato di Legge, Università di Cape Town.

Il populismo di destra è in crescita in tutto il mondo: una razza di politici che sfrutta le paure della gente durante periodi di decrescita economica e crescente ineguaglianza, che si concentra sulle tendenze nazionaliste per dare una stretta ai confini e rifiutare i migranti. Il populismo è spesso caratterizzato da una “negazione della complessità”, preferendo identificare della rovina di società, economia e benessere delle masse colpevoli semplici e allettanti. Questo spesso porta alla negazione dei fatti o degli impatti del cambiamento climatico. Ma movimenti di base si stanno rivelando una forza potente e contrastante. Sarà però politicamente abbastanza forte, e funzionerà?

Oceano: Governare i mari aperti

Autore principale: Robert Blasiak, Stockholm Resilience Centre, Università di Stoccolma.

Più di tre miliardi di persone dipendono dal funzionamento dell’ecosistema marino come risorsa primaria di proteine, e il sostentamento di quasi la metà degli esseri umani è connesso alla biodiversità marina e costiera. Mentre l’oceano era una volta considerato troppo grande per essere modificato in modo significante dall’attività umana, è ora chiaro che anch’esso sia entrato nell’Atropocene, un’era in cui gli umani esercitano l’influenza dominante.

Fattori di stress quali il cambiamento climatico, l’inquinamento, la pesca e la navigazione, sono quasi duplicati negli ultimi 10 anni. Funzionari di tutto il mondo stanno patteggiando un nuovo trattato delle Nazioni Unite che governi i mari aperti, che potrebbe essere negoziato nel 2020. Quali sono le aspettative e le sfide sulla regolarizzazione della pesca, delle estrazioni dal fondale, della biodiversità?

Questo capitolo include un approfondimento sull’inquinamento plastico dell’oceano e sull’aumento dei conflitti sulle risorse marine, chiamati anche “guerre del pesce”.

Migrazione forzata: Incoraggiare gli spostamenti quando spostarsi non è una scelta

Autore principale: David Wrathall, Oregon State University, College of Earth, Ocean and Atmospheric Sciences.

Dal settembre 2019, il conflitto siriano ha portato più di 5.6 milioni di rifugiati a cercare rifugio principalmente in Turchia, Libano e Giordania. Dal 2018, 800 mila persone hanno lasciato i loro paesi nel Nord Africa come richiedenti asilo e rifugiati, alcuni intraprendendo attraversamenti, spesso mortali, del Mediterraneo.

Per molti osservatori del benestante, industrializzato, Nord del mondo, il flusso migratorio dall’America Centrale e dal Medio Oriente è stato visto come il segno di una inondazione imminente: la loro supposizione è che gli effetti del cambiamento climatico porteranno alla violenza e/o spingeranno centinaia di milioni di persone oltre i loro confini, causando ancora più violenza e altri problemi.

La verità ha più sfumature. L’umanità non è in balia di forze ingovernabili: è la politica, e non il cambiamento climatico, a causare le crisi.

Questo capitolo include anche una sezione sull’urbanizzazione in aumento e soluzioni per rendere le città più vivibili.

Media: Industrializzare la disinformazione

Autore princiale: Owen Gaffney, Istituto per la ricerca sull’Impatto Climatico di Potsdam & Stockholm Resilience Centre.

Il flusso di informazioni nel mondo sta cambiando. Oggi, circa la metà dei 7.6 miliardi di persone del mondo sono online, fortemente influenzati dai social media, dai motori di ricerca e dagli algoritmi degli eCommerce. Queste piattaforme digitali tendono a favorire la diffusione di informazioni create appositamente per coinvolgere il fattore emotivo più di quello razionale, causando la diffusione di “fake news” e portando a problemi sociali come la calante fiducia nei vaccini. Alcuni politici chiedono che i giganti della tecnologia vengano divisi, sostenendo che il loro potere e la loro dominazione siano un male per la democrazia. L’informatica digitale, seppure confusa, può supportare un’azione globale per la sostenibilità. Eppure, è ancora poco chiaro se porterà la Terra verso una pandemia o lontano da essa; verso un clima destabilizzato o un mondo più caldo di 1.5°C potenzialmente gestibile.

Biodiversità: La rete sbrogliata della vita

Autore principale: Cornelia Krug, Dipartimento di Geografia, Università di Zurigo, Svizzera.

L’essere umano ha “alterato in modo significativo” il 75% della superficie terrestre; circa un quarto delle specie stimate dei gruppi animali e vegetali sono minacciati. Nel 2018, l’ultimo esemplare maschio di rinoceronte bianco è morto nel suo recinto in Kenya. Il pappagallo blu del Brasile, l’Ara di Spix, è stato dichiarato estinto in natura, insieme a molti altri volatili. Eppure, gli studi continuano a dimostrare come la biodiversità aiuti a mantenere i paesaggi più resistenti al cambiamento climatico. I paesi stanno ora negoziando un “Accordo Globale per la Natura”: una nuova struttura globale della biodiversità che dovrà essere discussa nella Convention sulla Diversità Biologica (CBD) nel 2020. Per invertire la tendenza in calo della vita sul pianeta servirà pensare a un nuovo approccio alla conservazione.

Questo capitolo include anche una sezione sulla prospettiva a lungo termine del cambiamento ed estinzione della biodiversità, per contestualizzare al meglio come un ecosistema alterato possa far fronte al cambiamento futuro.

Finanza: Far funzionare i soldi per obiettivi ecologici

Autore principale: Kristina Alnes, CICERO Centro per la Ricerca Internazionale sul Clima, Norvegia.

La finanza è un’attività rischiosa. Ma la situazione globale di oggi – economica, politica e ambientale, specialmente per il cambiamento climatico – sta cospirando per renderla ancora più rischiosa. Esempi come la bancarotta della società californiana PG&E mostrano l’impatto del clima sui rischi finanziari; alcune inchieste recenti rivelano come il mondo della finanza stia iniziando a prendere la cosa seriamente. Sforzi come la Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) aiutano a confrontarsi con il problema.

La “grande accelerazione” della crescita economica nel corso del 20esimo secolo ha messo molta pressione al sistema terrestre. Adesso abbiamo l’opportunità di invertire questa tendenza. Questo articolo guarda al potenziale delle obbligazioni ecologiche, prestiti legati alla sostenibilità e altri modi per promuovere uno sviluppo sostenibile.

Cibo: Ripensare alla sicurezza globale

Autore principale: Jiaguo Qi, Center for Global Change & Earth Observations, Michigan State University, USA.

La quantità di cibo prodotto per persona sul pianeta è aumentata di più del 40% dagli anni ’60. Eppure, ironicamente, la diffusione della malnutrizione – in declino da decenni – ha iniziato ad aumentare di nuovo: il numero di persone malnutrite nel 2018 è arrivato a più di 820 milioni, dopo un abbassamento record di 785 milioni nel 2015. Avremo bisogno di tirare fuori ancora più cibo per la nostra popolazione in aumento dalla stessa quantità di terreno in un clima che cambia.

Gli sforzi per la produzione di cibo aumenteranno, come risultato di varie forze incluso il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la popolazione mondiale in aumento. Alcune soluzioni potrebbero essere consumare meno carne, agricoltura di precisione supportata da nuove tecnologie, minimizzare gli sprechi e introdurre un approccio olistico alla produzione di cibo che tenga in considerazione l’acqua, la protezione dell’ecosistema, il welfare sociale e altro.

Trasformazione: Come spronare un cambiamento radicale

Autore principale: Sandra Waddock, Carroll School of Management, Boston College.

Quando più di 150 leader mondiali si incontrarono nel 2015 per sviluppare la United Nations 2030 Agenda for Sustainable Development, la loro parola chiave era “trasformiamo il nostro mondo”. Un cambiamento trasformativo va ben oltre incrementare o riformare, entrambi i quali consentono a pratiche attuali, obiettivi e strutture di rimanere al loro posto.

La trasformazione coinvolge un salto di qualità, spesso in norme fondamentali o presupposti. Un campo di ricerca emergente sta iniziando a scegliere esattamente come incoraggiare, guidare e attuare tali cambiamenti, dal passaggio di mentalità sulla plastica monouso a una rivoluzione sul nostro conetto di crescita economica.

Innovazione digitale: Sfruttare la tecnologia per sempre

Autore principale: Dirk Messner, presidente della German Environment Agency (UBA), Co-direttore del Centre for Global Cooperation Research, Università di Duisburg-Essen, Germania.

Una grande quantità di dati, nuove capacità computazionali e intelligenza artificiale stanno incitando un progresso eccezionale: sistemi tecnici stanno diventando buoni (o addirittura migliori) come gli umani a riconoscere voci o volti, a diagnosticare il cancro, a tradurre le lingue e a produrre nuovi articoli, musica e dipinti. L’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) – un sistema tecnico in grado di svolgere qualsiasi compito cognitivo almeno bene quanto un uomo – potrebbe essere raggiunta nel 21esimo secolo.

Questo porterà gravi disturbi al mercato del lavoro, alle democrazie e alle nostre conoscenze sul pianeta e sull’umanità. Fino ad ora, questi cambiamenti tecnologici sono stati largamente utilizzati per aumentare i consumi, la crescita economica e l’estrazione delle risorse, piuttosto che per salvare il pianeta o promuovere società giuste ed eque. Il settore digitale, però, ha un immenso potenziale nel ridurre le emissioni e aiutare le persone a monitorare e a proteggere l’ecosistema. Un nuovo campo di sostenibilità digitale potrebbe essere creato per incoraggiare un’azione positiva.

Questo capitolo include un approfondimento sull’utilizzo energetico del settore digitale.

Nota bene: gli scritti esprimono le opinioni degli autori e potrebbero non includere i punti di vista dell’intera comunità di Future Earth.

Su Future Earth: Future Earth è un’organizzazione internazionale di ricerca, che collabora con scienza e società per trovare soluzioni alle sfide di sostenibilità globali. Comprende circa 30 reti di ricerca e azione, gruppi di scienziati e professionisti di tutto il mondo, che studiano l’aspetto ambientale e umano del cambiamento globale. Aiutiamo a introdurre le ultime scoperte scientifiche nel processo decisionale, con la missione di accelerare le trasformazioni verso la sostenibilità attraverso la ricerca e l’innovazione.

Riferimenti:

(1) Global Risks Perceptions Initiative

Descrizione foto: probabilità media classificata e impatto dei rischi globali e solidità della base di conoscenza che circonda ciascun rischio (dimensione del cerchio) per i 30 rischi globali in 5 categorie (colori). - Credit: Future Earth Global Risks Scientists' Perception survey.

Autrice traduzione riassuntiva e adattamento linguistico: Veronica Pesenti / Articolo originale: Humanity's greatest risk: Cascading impacts of climate, biodiversity, food, water crises: scientists