Attenzioni agli imballaggi! Sono uno spreco

Visto che c'è crisi, siete pronti ad aiutare concretamente i proprietari di cementifici e impianti industriali? Aiutarli coi vostri sempre più scarsi e sudati quattrini, sia chiaro! No, perché questo è il senso del decreto annunciato dal ministro dell'ambiente Clini per permettere di bruciare nei loro impianti i cosiddetti CCS, alias “combustibili solidi secondari”, alias monnezza. Non è solo una questione di ambiente e di salute: è anche una questione di soldi. Di soldi nostri che prendono il volo.

La faccenda dell'ambiente e della salute, sia chiaro, non è affatto secondaria, ma riguarda solo (si fa per dire) chi vive in prossimità degli impianti. Così almeno risulta da uno studio pubblicato pochi giorni fa dall'Arpa Toscana (l'agenzia regionale per la protezione ambientale, non un comitato civico di attivisti) secondo il quale coloro che abitano vicino agli inceneritori di Forlì, e in particolare le donne, si ammalano più frequentemente di cancro. Bazzecole per pochi sfigati. Ma la faccenda dei soldi invece no: quella riguarda tutti.

Secondo gli industriali, l'idea di Clini di usare la monnezza come combustibile farà risparmiare 40 euro all'anno a famiglia. Attenzione, perché l'inghippo sta qui. Tutta la roba che gli industriali e il ministro vogliono bruciare (e che ora effettivamente spesso va in discarica, stanti le penose condizioni del riciclaggio in Italia) ci costa ben più di 40 euro all'anno.

La paghiamo quando acquistiamo scatole, flaconi, bottigliette, flaconcini, vasetti e involucri insieme al loro contenuto, che è l'unica cosa effettivamente utile. È più caro il cellophane del pomodoro: il mare di imballaggi in cui navighiamo ogni volta che entriamo in un supermercato incide fino al 60% sul conto della spesa. Ovviamente i produttori di imballaggi ci guadagnano ma noi - e l'ambiente - ci perdiamo. Non solo: gli imballaggi passano direttamente dalla borsa della spesa alla pattumiera. Dopodiché, attraverso la bolletta dei rifiuti, paghiamo di nuovo perché qualcuno li porti via. Ed a questo punto il ministro Clini e gli industriali vogliono indossare i panni dei salvatori della patria: “mannò: 'sta roba la prendiamo e la bruciamo, così noi non compriamo combustibili e voi pagate qualche soldo in meno per la discarica”.

Le alternative esistono, sebbene i nostri politici non muovano un dito per promuoverle. Ad esempio, i detersivi alla spina, i negozi che vendono solo merce sfusa (e che cominciano a diffondersi anche se purtroppo non esiste una mappa nazionale) e la mettono nei contenitori portati dal cliente, o tutt'al più in un sacchettino di carta. Fare la spesa in questi esercizi di solito costa decisamente meno. Magari non il 60% in meno, perché ci sono tanti commessi che pesano e confezionano come nelle botteghe di una volta. Chi ha passato le 50 primavere ricorda il droghiere che incartocciava lo zucchero e la farina. Però sono posti di lavoro: come quelli nelle fabbriche di imballaggi, con la differenza che l'ambiente (e il nostro portafoglio) godono, mentre a soffrire per una volta è il conto in banca dei fabbricanti di flaconi.

Ecco. Un ministro dell'Ambiente degno di questo nome non dovrebbe dare agli industriali i nostri soldi sotto forma di imballaggi da produrre e poi da bruciare. Si adopererebbe piuttosto per disimballare la spesa quotidiana. Invece usa anche la monnezza per incanalare i nostri quattrini verso il vertice della piramide sociale.

Autrice: Maria Ferdinanda Piva / Fonte: byoblu.com