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- Posted By: Redazione
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Sono numerosi gli studi inerenti la relazione d’amore da un punto di vista neurobiologico, alcuni si sono soffermati esclusivamente sugli aspetti legati alla risposta neuroendocrina della relazione, altri sugli aspetti più strettamente legati alla risposta dell’encefalo.
Un esempio di studio focalizzato sulla risposta neuroendocrina è quello di Sue Carter (1998). Obiettivo del suo studio era quello di indagare la risposta comportamentale e neuroendocrina dell’attaccamento sociale e dell’amore.
Classicamente, il comportamento di relazione con i genitori e il comportamento sessuale sono associati al concetto di amore. Secondo questa autrice, che si è occupata di fare una revisione e rilettura dei principali studi su questo argomento, c’è una relazione significativa tra l’attività dell’asse ipotalamo-cortico-surrene (HPA; hypothalamic-pituarity, adrenal) e la successiva espressione dei comportamenti sociali e di comportamenti relazionali e di attaccamento.
In particolare è stato riscontrato che c’è una riduzione dell’attività dell’asse HPA nel caso in cui si stiano verificando relazioni di tipo positivo, mentre c’è un aumento dell’attività dell’asse HPA nel caso in cui la relazione sia negativa.
Inoltre, i neuropeptidi, l’ossitocina e la vasopressina sono stati implicati proprio nei legami sociali positivi e nel controllo e nella riduzione dell’asse HPA. Questa modulazione ha effetti positivi, come è noto infatti l’attività dell’asse HPA è legato a tutti gli effetti nocivi tipici delle situazioni stressanti, mentre la modulazione del sistema nervoso autonomo e la diminuzione dell’attività dell’asse HPA portano effetti salutari legati alle relazioni d’amore.
Un esempio di studio che si è focalizzato sulla risposta neuronale alle relazioni d’amore, si è basato sull’analisi della risonanza magnetica funzionale (fRMI) in soggetti che osservavano un’immagine della persona amata (Zeki, 2007).
Anche in questo studio è stato mostrato che i correlati neuronali dell’amore sono legati a quelle regioni del cervello collegate al sistema di ricompensa ovvero nelle aree dei recettori dell’ossitocina e della vasopressina. Entrambi i tipi di recettori, disattivano una serie di regioni comunemente legate al giudizio sociale, alla valutazione delle emozioni e delle intenzioni altrui.
Uno studio di Fisher, Aron & Brown (2005) si è occupato di approfondire i meccanismi neuronali tipici dell’attrazione.
I meccanismi specifici dell’attrazione sono ad oggi ancora da esplorare con precisione, un sistema di attrazione può essere sicuramente associato al sistema dopaminergico di ricompensa. Per poter indagare i meccanismi neurali si è dunque raccolto e studiato un campione di 17 persone fortemente innamorate, utilizzando una risonanza magnetica funzionale. Da questo studio è emerso che l’attivazione generale (general arousal) che prova una persona innamorata, attivi aree del cervello diverse da quelle della spinta sessuale.
L’amore romantico, infatti, attiva delle aree legate al sistema di ricompensa, come l’area ventrale tegmentale destra e il nucleo caudato destro. Come scrivono Fisher e collaboratori (2005, p.58) “l’amore romantico è un sistema di motivazione primario, più che un emozione; l’amore romantico cambia nel tempo e condivide aspetti biocomportamentali tipici dell’attrazione tra mammiferi”. Si ipotizza dunque, che il sistema corticostriato, con la sua capacità di combinare diverse informazioni corticali inerenti i segnali di ricompensa, possa essere una parte del cervello fondamentale per l’amore romantico e la scelta del partner.
Fonte: igorvitale.org