Coscienza

Vivere con coerenza e sincerità è la via della Gioia

amore, felicitàUn’autentica evoluzione spirituale implica la capacità di vivere, pienamente e armonicamente, la propria esistenza in questo mondo.

Vivendo con coerenza e sincerità, rispettando e accettando i propri limiti e i propri tempi di maturazione, si procede anche sul cammino della Luce senza perdere tempo. Quando Baba Bedi (padre dell’attore Kabir Bedi, noto in Italia soprattutto per aver interpretato il personaggio di Sandokan, il pirata malese creato dallo scrittore veronese Emilio Salgari) parlava di realizzazione non si riferiva solo al raggiungimento dell’unione cosciente con il Divino, ma innanzitutto a quelle azioni che rendono la quotidianità della nostra vita piena di soddisfazione e di gioia. La parola realizzazione viene oggi invece usata in modo ambiguo. Infatti, si sente spesso dire che una persona è realizzata quando ha raggiunto la totale illuminazione, cioè quando ha sperimentato l’Essenza divina in sé.

Questa definizione di realizzazione non è sbagliata, ma si riferisce solo al raggiungimento dello stadio finale, saltando a pie’ pari tutte le fasi intermedie. Induce quindi molte persone a sottovalutare l’importanza della vita materiale, e spesso a penalizzare il benessere psicofisico per focalizzarsi esclusivamente sull’evoluzione spirituale.

Chi cerca di perseguire l’illuminazione senza aver imparato a vivere armonicamente e totalmente la quotidianità della vita, compie lo stesso errore di chi volesse raggiungere l’ultimo piano di un grattacielo compiendo balzi sempre più alti, senza attraversare via via i piani intermedi. Un simile comportamento, a volte, può essere causa di gravi turbe psichiche o di seri problemi fisici, e nella migliore delle ipotesi, è fonte di profonde insoddisfazioni e scoraggiamenti, dovuti ai molti anni di sacrifici infruttuosi, oppure è la matrice di varie forme di presunzione e di auto-esaltazione.

Riflessioni sull'ortodossia e l'iconoclastia

Filosofia, RiflessioniAbsit iniuria verbis.

“Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia ed inconsapevolezza sono la stessa cosa.” È questa una riflessione tratta dal celebre romanzo di Orwell, 1984. Considero questa massima quanto mai attuale: nel mondo d’oggi più che mai, infatti, solo coloro che non sono allineati, che riescono a ragionare contro le “verità” e i dogmi imposti dalle varie confraternite laiche e religiose sono uomini pensanti e senzienti.

D’altronde, tutti i personaggi della storia che hanno dimostrato l’audacia dell’eterodossia, hanno veramente dato impulso alla civiltà ed acceso una fiaccola per illuminare il percorso dell’umanità.

Mi vengono in mente Akhenaton, il faraone eretico che osò sfidare lo strapotere del clero di Ammon-Ra; Siddharta Gautama Buddha, il maestro che contestò la legittimità della divisione in caste nell’India del VI secolo a.C.; Yeshua Bar Abba, il Messia sacerdotale che tentò di diffondere nuova linfa nel rinsecchito albero dell’Ebraismo… Come non ricordare poi Apollonio di Tiana, l’imperatore Giuliano, Francesco d’Assisi, Giordano Bruno, Arthur Schopenauer, Friedrich Nietzsche, Emil Cioran, Wilhelm Reich, Paul K. Feyerabend, David Icke… solo per citarne alcuni?

Che cosa distingue il pensiero ortodosso da quello eterodosso? In primo luogo la capacità di rivedere, adattare, adeguare ai differenti contesti i propri paradigmi interpretativi della realtà. Inoltre il pensiero divergente non tollera schemi, costrizioni, limiti, poiché abbatte barriere, travalica confini, guada fiumi rapinosi, salpa verso oceani incogniti, si libra verso spazi mai esplorati, anche con il rischio di compiere un “folle volo”.

Criticare gli altri significa criticare ciò che non si ama di noi stessi

sentimenti negativi, criticareOgni persona è una costellazione di virtù meravigliose, di virtù meno evidenti e di numerosi difetti; nessuno può sfuggire a questa verità.

Tutti noi abbiamo dentro un genio e un santo, ma anche un tiranno e uno sciocco. Nessuno attraversa questo mondo senza commettere errori o senza fare qualcosa di cui vergognarsi.

Tuttavia, ci sono persone che si comportano come se ciò non fosse vero. Non si sa perché, ma ci sono individui che si trasformano in giudici implacabili nei confronti degli altri e non si capisce in base a cosa si siano arrogati questo diritto. Costoro sono capaci di creare un elenco dettagliato dei difetti altrui. Arrivano persino a stabilire quali azioni dovreste intraprendere per correggere i vostri errori, oppure a segnalare il cammino che dovreste compiere per rimediare ai vostri difetti. Non solo: mostrano anche intolleranza verso le vostre mancanze o i vostri sbagli.

“Tutta la nostra critica, è l’arte di rimproverare agli altri di non avere le qualità che noi crediamo di avere” (Jules Renard)

Quando le critiche sono costanti e spietate, la cosa più probabile è che non si tratti di una valutazione sana dei vostri errori, bensì di un meccanismo di difesa detto “proiezione”. In altre parole, le persone che vi criticano in questo modo, vi vedono come uno specchio: criticano di voi ciò che non amano di se stesse.

Ciò che criticano di voi

Così come siamo tutti parzialmente ammirevoli, siamo anche tutti parzialmente criticabili. Se cercherete difetti in San Francesco d’Assisi, di sicuro li troverete. Se indagherete se Albert Einstein abbia mai detto delle sciocchezze, di certo verificherete che lo ha fatto anche lui.

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