Ecologia

Un nuovo codice forestale per salvaguardare l'Amazzonia

AmazzoniaSos Amazzonia: il 25 aprile 2012, il Parlamento brasiliano sarà chiamato ad approvare il nuovo codice forestale, che dovrebbe tutelare il polmone verde del mondo.

Sarà, ma gli ambientalisti insorgono convinti che la nuova legge regalerà il territorio sacro agli indios alle grandi multinazionali del legname, del petrolio, dell'allevamento, della coltivazione di soia (per foraggiare gli allevamenti di bovini).

La foresta amazzonica, dunque, ricca di biodiversità, culla di vita, resta in grave pericolo. Perché le devastazioni, perpetrate tra il 1970 e i giorni nostri, sono già state notevoli. Di seguito alcune cifre che danno l'idea del disastro: il 19 per cento della foresta (tanto per capirci si tratta di 747 mila chilometri quadrati) è andato distrutto e i terreni, per il 70 per cento, sono stati adibiti a pascolo.

I bovini, allevati in Amazzonia, vengono per la maggior parte esportati nei Paesi del primo mondo. Pensate che la produzione di carne bovina in Brasile è triplicata, a danno della foresta pluviale e di tutte le specie viventi che la abitano da millenni. Le vacche, ovviamente, sono innocenti, è la brama di denaro che uccide la foresta pluviale.

E l'Italia? Purtroppo anche il nostro Paese gioca la sua parte nelle deforestazione. Tra il 1997 e il 2007, prima della crisi globale, le importazioni di carne dal Brasile sono passate da 10 mila a 50 mila tonnellate. Sono poi crollate nel 2008 per assestarsi oggi sulle 20 mila tonnellate.

New York diventa una metropoli ecosostenibile

New YorkDi quanto New York punti a essere una metropoli sostenibile lo avevo già scritto.

Michael Bloomberg sindaco che crede nella green economy annuncia perciò che un altro tassello del Green Infrastructure Grant Program prende vita: The Brooklyn Navy Yard.

In sostanza su un tetto di 40mila metri quadri sarà installata una fattoria urbana per il recupero e riuso nelle colture di 40mila galloni di acqua piovana.

Investimenti per oltre mezzo milione di dollari e lavoro per oltre 1000 persone.

Ma come dicevo il progetto rientra in uno scenario più ampio di cui leggo sul Notiziario settimanale AIAB che scrive:

La plastica è il nemico numero uno del Mediterraneo

Sacchetto di plasticaLe specie più pericolose del Mediterraneo? Appartengono alla famiglia della plastica, il genere invece è quello umano. E siamo così bravi a proteggerle che nessuna di queste specie rischia l’estinzione, tutt’altro: il Mediterraneo ormai è il loro habitat ideale.

Le specie di plastica proliferano. L’Agència catalana de l’Aigua le ha classificate. Nel mare monstrum potete ammirare banchi di profilattici; nutriti stock di batterie; caratteristici mozziconi di sigaretta dalle inconfondibili macchie di rossetto; assorbenti, famosi pesci con le ali.

E ancora: bottiglie di vetro, diesel, olio del motore, alluminio, scatole di cartone, buste di plastica, lattine, tappi. Una biodiversità immensa che cresce, nelle acque di tutto il mondo, al ritmo di 8 tonnellate di rifiuti al giorno.

Squali feroci e meduse velenose non fanno più paura: i nuovi, gli unici, mostri marini sono loro.

Vivono centinaia di anni, causano disturbi all’apparato digerente dei pesci, soffocano le tartarughe, contaminano, lacerano ed inquinano.

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