Inquinamento

Amazzonia e popoli indigeni in pericolo

Amazzonia e popolazioni indigene del Brasile sotto tiro del nuovo presidente Jair Bolsonero, che vuole abolire il ministero dell'ambiente

Amazzonia e popoli indigeni in pericolo se verrà abolito il ministero dell'ambiente

A un passo dalla vittoria, Jair Bolsonero ha fatto promesse ben chiare: abolirà il ministero dell'ambiente, cancellerà la legislazione ambientale, aprirà le terre indigene allo sfruttamento minerario, abbandonerà l'Accordo di Parigi e asfalterà un'autostrada che taglia in due l’Amazzonia, per aprirla agli allevamenti di bestiame e alle piantagioni di soia. La sua intenzione è chiara: cancellare la foresta amazzonica.

I comizi di Bolsonero sono pieni di retorica razzista, omofobica, autoritaria e misogina, e apologia della spietata dittatura che governò il Brasile 40 anni fa. In tutta l'Amazzonia, i taglialegna illegali, i minatori, i land grabber, così come i grandi proprietari terrieri si sono radunati dietro al suo stendardo. Non si aspettano che Bolsonaro faccia rispettare la legge. Al contrario, la speranza è che egli adempia la sua promessa di annientare quasi tutte le misure di protezione dell'ambiente e degli indigeni.

“Invece di diffondere il messaggio che combatterà la deforestazione e il crimine organizzato, dice che attaccherà il ministero dell'ambiente, l'Ibama e l'ICMBio [le agenzie federali ambientali del Brasile].” - spiega l'attuale ministro dell'ambiente brasiliano Edson Duarte, che pure ha drammaticamente tagliato i fondi alle stesse agenzie ambientali - “È come dire che ritirerà la polizia dalle strade. L'aumento della deforestazione sarà immediato. Ho paura che si scateni una corsa all’oro, a chi arriva prima. Sanno tutti che chi occupa la terra illegalmente, potrà contare su autorità compiacenti. Saranno sicuri che nessuno li disturberà”.

Le politiche ambientali di Bolsonaro sono legate all'atteggiamento razzista nei confronti delle minoranze e delle popolazioni indigene del Brasile. In un discorso dell'anno scorso, ha dichiarato che: “le minoranze devono piegarsi alla maggioranza ... Le minoranze [devono] adattarsi o semplicemente svanire.”

Lo smog uccide ogni anno seicentomila under 15

Il 95-98% delle persone che vivono nelle città dell'UE sono esposte a livelli di smog superiori a quanto stabilito dalle linee guida emesse dalla WHO

I dati dell'Oms dimostrano che in totale 1,8 miliardi di giovani di età inferiore ai 15 anni, tra cui 630 milioni sotto i 5 anni, respirano ogni giorno aria inquinata ( smog ): il 93% della popolazione totale

La quasi totalità dei cittadini che vivono in una città dell'Unione europea respira aria dannosa per la sua salute. È quanto si legge nel rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) secondo cui il 95-98% delle persone che vivono nelle città dell'UE sono esposte a livelli di ozono superiori ai livelli stabiliti dalle linee guida emesse dalla World Heath Organization (WHO).

Secondo il rapporto dell'AEA intitolato “Air quality in Europe 2018”, il trasporto su strada è una delle principali fonti di inquinamento atmosferico in Europa, in particolare di inquinanti nocivi quali il biossido di azoto e il particolato. Anche le emissioni provenienti dall'agricoltura, dalla produzione di energia, dall'industria e dai nuclei domestici contribuiscono a inquinare l'atmosfera.

Il rapporto presenta gli ultimi dati ufficiali sulla qualità dell'aria comunicati nel 2016 da oltre 2 500 stazioni di monitoraggio presenti in tutta Europa ed evidenzia che “il settore agricolo è responsabile di oltre il 90% delle emissioni di ammoniaca nell'UE: l'ammoniaca contribuisce alla deposizione acida e all'eutrofizzazione, influenzando negativamente la qualità del suolo e dell'acqua. Inoltre reagisce nell'aria per formare particelle secondarie”.

Secondo l'AEA “mentre altre emissioni sono diminuite, le emissioni di ammoniaca dall'agricoltura sono aumentate nel periodo 2013-2016”.

Gli effetti dell’inquinamento in ambiente interno in Himalaya

Uno studio in Himalaya verifica gli effetti dell’inquinamento indoor sul sistema respiratorio e cardiocircolatorio della popolazione locale

Uno studio del Consiglio nazionale delle ricerche svolto in un villaggio dell’Himalaya abitato dalla popolazione Sherpa dimostra che una cattiva qualità dell’aria in ambiente interno può causare danni al sistema respiratorio e cardiocircolatorio.

La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università di Ferrara e l’Università di Pisa, è in via di pubblicazione su European Journal of Internal Medicine.

Ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche hanno condotto uno studio sulla montagna himalayana per verificare gli effetti dell’inquinamento indoor sul sistema respiratorio e cardiocircolatorio della popolazione locale. Il lavoro, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di scienze biomediche e chirurgico specialistiche dell’Università di Ferrara e con l’Università di Pisa, è in via di pubblicazione sulla rivista European Journal of Internal Medicine.

Il tema è stato oggetto di recente a Ginevra della prima conferenza globale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sugli effetti dell’inquinamento dell’aria sulla salute. Secondo i dati dell’Oms, la presenza in atmosfera del particolato atmosferico fine di origine antropica (PM2.5, generalmente definito 'polveri sottili') costituisce il sesto fattore di rischio per la salute umana e ha causato nel 2016 a livello globale 4,1 milioni di morti per disturbi respiratori, cardiovascolari e per cancro polmonare. Un numero di decessi maggiore rispetto a quello dovuto a più noti fattori di rischio quali abuso di alcool o inattività fisica, e simile a quello per elevati livelli di colesterolo nel sangue o obesità.

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