Riflessioni

Mondi paralleli: viviamo in versioni multiple di noi stessi

Il modo in cui percepiamo la nostra realtà è cruciale. Ci potrebbe essere un Universo in cui esisti o sei esistito attraverso la stessa cronologia storica.

Non siamo ancora in grado di dare una definizione significativa della realtà – sia la nostra o meno – ma possiamo essere certi di alcuni modi in cui sperimentiamo la realtà o le realtà.

Uno degli aspetti più elementari, che in qualche modo può essere visto come un problema, è che ci prendiamo la nostra esperienza della realtà come fondamentalmente vera e assoluta. Tranne nei casi in cui pensiamo che stiamo perdendo la testa, non ci interroghiamo sulla nostra realtà e noi di certo non la percepiamo come relativa – cioè, una sola realtà da un numero più o meno infinito di alternative.

Questo è il modo in cui stiamo cognitivamente cablati e in un certo modo rende un senso funzionale ed evolutivo.

Abbiamo bisogno di dare un senso al nostro ambiente esterno avendo più o meno stabili schemi di come percepiamo la realtà. Anche se è giusto apprezzare questo fatto oggettivamente da un punto di vista distaccato, il problema è che la maggior parte di noi sono soggettivamente portati a credere che ciò che vedono è quello che ottengono senza fare mai domande.

LA TRAGEDIA DI ESSERE BLOCCATI IN UNA REALTÀ ASSOLUTA

Il modo in cui percepiamo la nostra realtà è cruciale e fondamentale per la nostra vita e la sopravvivenza stessa sia individuale che collettiva. I conflitti, la guerra e i genocidi sono nati al di fuori dell’interpretare la realtà attuale secondo le proprie ideologie, credenze e fatti storici intrecciati, non importa quanto irrazionali o folli siano.

Vivere con coerenza e sincerità è la via della Gioia

amore, felicitàUn’autentica evoluzione spirituale implica la capacità di vivere, pienamente e armonicamente, la propria esistenza in questo mondo.

Vivendo con coerenza e sincerità, rispettando e accettando i propri limiti e i propri tempi di maturazione, si procede anche sul cammino della Luce senza perdere tempo. Quando Baba Bedi (padre dell’attore Kabir Bedi, noto in Italia soprattutto per aver interpretato il personaggio di Sandokan, il pirata malese creato dallo scrittore veronese Emilio Salgari) parlava di realizzazione non si riferiva solo al raggiungimento dell’unione cosciente con il Divino, ma innanzitutto a quelle azioni che rendono la quotidianità della nostra vita piena di soddisfazione e di gioia. La parola realizzazione viene oggi invece usata in modo ambiguo. Infatti, si sente spesso dire che una persona è realizzata quando ha raggiunto la totale illuminazione, cioè quando ha sperimentato l’Essenza divina in sé.

Questa definizione di realizzazione non è sbagliata, ma si riferisce solo al raggiungimento dello stadio finale, saltando a pie’ pari tutte le fasi intermedie. Induce quindi molte persone a sottovalutare l’importanza della vita materiale, e spesso a penalizzare il benessere psicofisico per focalizzarsi esclusivamente sull’evoluzione spirituale.

Chi cerca di perseguire l’illuminazione senza aver imparato a vivere armonicamente e totalmente la quotidianità della vita, compie lo stesso errore di chi volesse raggiungere l’ultimo piano di un grattacielo compiendo balzi sempre più alti, senza attraversare via via i piani intermedi. Un simile comportamento, a volte, può essere causa di gravi turbe psichiche o di seri problemi fisici, e nella migliore delle ipotesi, è fonte di profonde insoddisfazioni e scoraggiamenti, dovuti ai molti anni di sacrifici infruttuosi, oppure è la matrice di varie forme di presunzione e di auto-esaltazione.

Riflessioni sull'ortodossia e l'iconoclastia

Filosofia, RiflessioniAbsit iniuria verbis.

“Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia ed inconsapevolezza sono la stessa cosa.” È questa una riflessione tratta dal celebre romanzo di Orwell, 1984. Considero questa massima quanto mai attuale: nel mondo d’oggi più che mai, infatti, solo coloro che non sono allineati, che riescono a ragionare contro le “verità” e i dogmi imposti dalle varie confraternite laiche e religiose sono uomini pensanti e senzienti.

D’altronde, tutti i personaggi della storia che hanno dimostrato l’audacia dell’eterodossia, hanno veramente dato impulso alla civiltà ed acceso una fiaccola per illuminare il percorso dell’umanità.

Mi vengono in mente Akhenaton, il faraone eretico che osò sfidare lo strapotere del clero di Ammon-Ra; Siddharta Gautama Buddha, il maestro che contestò la legittimità della divisione in caste nell’India del VI secolo a.C.; Yeshua Bar Abba, il Messia sacerdotale che tentò di diffondere nuova linfa nel rinsecchito albero dell’Ebraismo… Come non ricordare poi Apollonio di Tiana, l’imperatore Giuliano, Francesco d’Assisi, Giordano Bruno, Arthur Schopenauer, Friedrich Nietzsche, Emil Cioran, Wilhelm Reich, Paul K. Feyerabend, David Icke… solo per citarne alcuni?

Che cosa distingue il pensiero ortodosso da quello eterodosso? In primo luogo la capacità di rivedere, adattare, adeguare ai differenti contesti i propri paradigmi interpretativi della realtà. Inoltre il pensiero divergente non tollera schemi, costrizioni, limiti, poiché abbatte barriere, travalica confini, guada fiumi rapinosi, salpa verso oceani incogniti, si libra verso spazi mai esplorati, anche con il rischio di compiere un “folle volo”.

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