Scienza

Bastano 2 settimane di riposo per perdere 1/3 della forza muscolare

MuscoliStudio danese ribadisce importanza dell’esercizio fisico. Sedentarietà fa stessi danni su giovani e anziani. Per recuperare occorre un tempo tre volte superiore a quello di inattività

Due settimane di inattività determinano la perdita fino ad un terzo della forza dei potenti muscoli delle gambe. E il fenomeno riguarda allo stesso modo, seppur in misura diversa, giovani e anziani. Lo dice una ricerca condotta dal Center for Healthy Aging e dal dipartimento di scienze biomediche dell’Università di Copenaghen e pubblicata sulla rivista Journal of Rehabilitation Medicine.

ANALISI SU CAMPIONE DI GIOVANI E ANZIANI: STESSI DANNI

Per valutare quanto in fretta perdiamo la massa muscolare, i ricercatori hanno studiato l’effetto dell’immobilità di una gamba sola sui muscoli di 32 soggetti, di cui 17 giovani di 23 anni e 15 anziani di 68 anni, normalmente mediamente attivi. «I nostri risultati mostrano che l’inattività influisce in modo analogo sulla forza muscolare di giovani e anziani.

Dopo quindici giorni passati con una gamba immobilizzata, i giovani perdono fino ad un terzo della loro forza iniziale, mentre i soggetti più in là con gli anni fino ad un quarto» ha spiegato uno degli autori dello studio, Andreas Vigelsoe dell’Università di Copenaghen.

Già 140 anni fa fù scoperta l'acqua su Marte

Giovanni SchiaparelliGiovanni Schiaparelli è stato un grande astronomo e storico della scienza italiano: nato a Savigliano, in Provincia di Cuneo, nel 1835, è morto a Milano a 75 anni nel 1910. Una vita al servizio della scienza e dell’Italia: è stato senatore, membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle Scienze di Torino e del Regio Istituto Lombardo.

La scoperta più importante di Schiaparelli è molto attuale: in tre pubblicazioni, “Il pianeta Marte” (1893), “La vita sul pianeta Marte” (1895) e “Il pianeta Marte” del 1909, teorizzò alcune scoperte sensazionali su Marte dopo averlo osservato per anni con un potente telescopio.

Durante la grande opposizione del 1877, Schiaparelli osservò sulla superficie di Marte una fitta rete di strutture lineari che chiamò “canali”. I canali di Marte divennero ben presto famosi e la sua scoperta fece discutere il mondo intero con una ridda di ipotesi, polemiche, speculazioni e folklore sulle possibilità che il pianeta rosso potesse ospitare forme di vita senzienti.

In uno dei suoi studi, Schiaparelli scriveva:

“Piuttosto che veri canali della forma a noi più familiare, dobbiamo immaginarci depressioni del suolo non molto profonde, estese in direzione rettilinea per migliaia di chilometri, sopra larghezza di 100, 200 chilometri od anche più. Io ho già fatto notare altra volta, che, mancando sopra Marte le piogge, questi canali probabilmente costituiscono il meccanismo principale, con cui l’acqua (e con essa la vita organica) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta“.

Nuovi studi sul clampaggio del cordone ombelicale

clampaggio del cordone ombelicaleGRAVIDANZA E DINTORNI – Per molto tempo, la norma in sala parto è stata chiara: il cordone ombelicale si “clampa” (cioè lo si lega per interrompere il flusso di sangue dalla placenta, un’operazione che precede il taglio) subito dopo la nascita.

Questione di una manciata di secondi. Oggi, però, l’atteggiamento è cambiato. Sulla base di un numero crescente di studi, sempre più autorità sanitarie e associazioni scientifiche (dal Royal College of Obstetricians & Gynaecologists all’ Organizzazione mondiale della sanità) suggeriscono di non avere troppa fretta: meglio aspettare 2-3 minuti per i bambini sani nati a termine e comunque non prima di quanto strettamente necessario per i prematuri o i bimbi nati in emergenza.

L’ultimo punto a favore del cosiddetto clampaggio tardivo viene da uno studio svedese che, per la prima volta, mostra l’assenza di rischi a lungo termine per questa pratica. Al contrario, la legatura tardiva del cordone sembra comportare benefici in termini di miglioramento delle abilità motorie fini, soprattutto nei maschi.

Già nel 2011, Ola Andersson e colleghi, dell’Università di Uppsala, avevano pubblicato un primo studio sul confronto a breve termine tra clampaggio precoce (entro 10 secondi dalla nascita) e tardivo (dopo 3 minuti) del cordone, esaminato in un gruppo di 400 bambini.

Pagine