Sfruttamento aree

Le imprese della carta stanno devastando le ultime foreste vergini d’Europa

Taiga russaCosì l'industria della carta sta distruggendo le ultime foreste vergini d’Europa”. Secondo il rapporto, diffuso di recente da Greenpeace, numerose imprese produttrici di carta e derivati sono collegate ad aziende che stanno distruggendo una delle ultime e più grandi foreste vergini d’Europa, nella Taiga russa.

La Taiga russa è parte dell’ecosistema della Grande Foresta del Nord, che si estende per 16 milioni di chilometri quadrati dall’Alaska alla Russia, passando per il Canada e la Scandinavia.

La Grande Foresta del Nord rappresenta un terzo delle foreste rimaste sulla Terra ed è il secondo più grande ecosistema terrestre del mondo, dopo le foreste tropicali.

Circa il 60 per cento della Grande Foresta del Nord (950 milioni di ettari) si trova proprio in Russia, dove però le blande leggi forestali permettono la frammentazione o la radicale trasformazione delle foreste, spingendo le aziende del settore del legno e della carta a spostare la loro attenzione verso le foreste vergini o Paesaggi Forestali Intatti, come vengono definiti scientificamente.

Ad esempio la regione russa di Arcangelo, che si estende per 31 milioni di ettari, è vista dall’industria del legno e della carta come una “miniera di legname”.

Usa: migliaia di fuoriuscite di sostanze tossiche dai siti di fracking

FrackingNei siti americani dove si estraggono gas e petrolio con la tecnica non convenzionale del “fracking” si verificano migliaia di fuoriuscite di varie sostanze e liquidi, dagli idrocarburi ai fluidi che vengono impiegati nella fratturazione idraulica delle rocce.

Lo documenta uno studio della Duke University, pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology.

I ricercatori hanno rilevato oltre 6.600 perdite in quattro Stati in un arco di tempo di dieci anni (tra il 2005 e il 2014).

La situazione più critica in North Dakota, dove si concentra il 67% delle fuoriuscite (oltre 4.400 incidenti), seguita da Pennsylvania (circa 1.300), Colorado (476) e Nuovo Messico (426). Una disparità che in parte potrebbe riflettere normative diverse nei vari Stati: in North Dakota ad esempio le aziende devono segnalare anche fuoriuscite minori (dai 42 galloni in su).

Ogni anno, affermano gli scienziati, tra il 2 e il 16% dei pozzi di “fracking” registrano fuoriuscite. Il “fracking” (o fratturazione idraulica) consiste nell' “iniezione” di enormi volumi di acqua, sabbia e sostanze chimiche nel sottosuolo per fratturare le rocce – per effetto della pressione – ed estrarre così petrolio e gas.

In Gabon foreste in pericolo a causa delle piantagioni di palma da olio

Foreste in GabonIl suo basso costo l'ha reso popolare nell'industria alimentatore e cosmetica, e ha portato alla devastazione le foreste nel Sud-est asiatico. Ora l’olio di palma si appresta ora a replicare lo stesso disastro in Africa.

Le piantagioni di palma da olio si espandono rapidamente in Gabon e Camerun, e si allargano in tutto il Bacino del Congo. Il Gabon - dove foresta pluviale ancora ricopre l'80 per cento del territorio - è uno dei paesi presi di mira dall’industria dell’olio di palma.

Due associazioni ambientaliste, BrainForest e Mighty, hanno indagato sulle attività della Olam, un gigantesco conglomerato dell’industria alimentate, che ha piantato 58.000 ettari a palma da olio in Gabon. "Si stima che dal 2012 ad oggi, la Olam abbia deforestato 20.000 ettari nelle sue concessioni gabonesi di Awala e Mouila” sostiene il rapporto pubblicato dalle due associazioni. "Gli investigatori hanno intervistato testimoni e filmato i bulldozer che abbattevano giganteschi alberi”.

Secondo la Olam, i 25.000 ettari di terreno piantato a palma da olio è stato convertito da foreste degradate e non rappresenta che lo 0,1 per cento delle foreste del paese. Inoltre, dicono alla Olam, l’impresa a costruito 251 chilometri di strade. Ma dimenticano che sono proprio quelle strade ad aprire forest incontaminate a chi le distruggerà: la Olam stessa, bande di cacciatori di frodo, taglialegna illegali e altre piantagioni di palma da olio.

Secondo due associazioni ambientaliste le minacce per le foreste pluviali del Bacino del Congo, considerato il polmone dell'Africa, potrebbe essere ben più gravi, basta guardare a quel che è successo in Sumatra, e nel Borneo.

Pagine