Il governo italiano elargisce al Vaticano 6 mld di euro

Papa FrancescoAi cittadini viene chiesto, sempre più spesso, di fare sacrifici per far quadrare il bilancio dello Stato. Eppure, nonostante la crisi delle finanze pubbliche, il Governo continua a regalare 6 miliardi l’anno al Vaticano, tra fondi pubblici ed esenzioni.

Ecco tutti i privilegi riservati alla Chiesa Cattolica e denunciati dalla Uaar sul sito icostidellachiesa.it.

L’Uaar parte dall’assunto che le religioni (tutte) dovrebbero essere sostenute da chi le professa. Ciò non accade, quantomeno in Italia, grazie a un numero considerevole di leggi e normative emanate in favore delle comunità di fede. Nessuno è al corrente dell’entità dei fondi pubblici e delle esenzioni di cui, annualmente, beneficia la religione che ne gode incomparabilmente più delle altre, la Chiesa cattolica nelle sue articolazioni (Santa Sede, Cei, ordini e movimenti religiosi, associazionismo, eccetera).

Non la rendono nota né la Conferenza Episcopale Italiana, né lo Stato. È per questo motivo che l’Uaar ha deciso di dar vita alla piattaforma I costi della Chiesa: l’obiettivo è di presentare una stima di massima che sia la più attendibile e accurata possibile, citando estesamente le fonti e utilizzando metodologie trasparenti. Il compito non è per nulla facile, perché la cifra reale e precisa è quasi sicuramente ignota sia allo Stato, sia alla Chiesa. Occorrerebbe infatti esaminare, delibera per delibera, capitolo di spesa per capitolo di spesa, il bilancio dello Stato e quelli di tutte le Regioni, le Province, i Comuni, gli enti pubblici, le società a partecipazione pubblica.

Occorrerebbe inoltre disporre di tutti i bilanci delle diocesi, delle parrocchie, degli enti ecclesiastici, delle associazioni cattoliche. Un’impresa impossibile per chiunque. Anche per l’Uaar, ovviamente. Anche perché non dispone certo di somme ragguardevoli da investire nell’inchiesta. Ciononostante, abbiamo ritenuto che fosse possibile, con ragionevole approssimazione, cercare di quantificare la cifra. Altri ci hanno provato nel recente passato: Piergiorgio Odifreddi (Perché non possiamo essere cristiani, 2007) l’ha stimata in 9 miliardi di euro l’anno, Curzio Maltese (La questua, 2008) in 4,5 miliardi, l’Ares (La casta dei casti, 2008) in 20 miliardi. Da parte sua, il mondo cattolico fa quasi sempre riferimento alla replica al libro di Maltese, intitolata La vera questua, scritta dal giornalista di Avvenire Umberto Folena e liberamente scaricabile online, la quale non contiene però alcun totale.

A differenza dei precedenti sforzi, I costi della Chiesa rappresenta il tentativo da parte dell’Uaar di raggiungere lo stesso obbiettivo in modo approfondito, attendibile e dinamico. Perché di ogni singola voce presa in considerazione spieghiamo l’origine normativa, quali sono i dati a nostra disposizione e quali sono state le valutazioni che ci hanno spinto ad attribuire loro un certo valore. Tutto questo, essendo pubblicato anche su internet, è altresì a disposizione di chiunque, anche della stessa Conferenza Episcopale, voglia integrare i dati, criticarli o commentarli.

I costi della Chiesa costituisce anzi uno stimolo per tutti a effettuare le proprie valutazioni e, di conseguenza, a disporre nel tempo di una piattaforma, e delle stime che contiene, sempre più affinate. Se poi la Chiesa e/o lo Stato presenteranno i propri conteggi saremo ancora più contenti: vorrà dire che l’iniziativa avviata dall’Uaar ha raggiunto il suo scopo, quello di discutere e confrontarsi sui costi pubblici della Chiesa cattolica.

Tra le voci di spesa più corpose ricordiamo:

  • € 1.032.667.000 derivante dall’8 per mille, di cui circa il 60% proveniente da scelte non espresse;
  • € 620.000.000 di esenzioni Imu (Ici, Tares, Tasi);
  • € 1.250.000.000 per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole;
  • € 325.000.000 di contributi statali alle scuole cattoliche;
  • € 500.000.000 di contributi delle amministrazioni locali alle scuole cattoliche.
  • La stima aggiornata dei costi annui della Chiesa è 6.467.307.772 euro. Chi volesse vedere il conteggio nel dettaglio può cliccare qui.

    Fonte: infiltrato.it

    Commenti

    Ritratto di Anonimo

    Anonimo

    La prima e più importante riforma o rivoluzione nei rapporti fra stato e chiesa è l'abolizione del concordato, che permette tutto questo, inoltre l'applicazione del dettato costituzionale che specifica che le scuole private non possono usufruire dell'aiuto dello stato, quindi di noi cittadini, e infine smetterla di farci prendere per i fondelli sulle scuole parificate, che sono in maggioranza scuole religiose cattoliche !!!!!

    Ed è vergognoso che nelle scuole pubbliche si faccia catechismo, perché questo è in realtà quello che fanno gli insegnanti di religione, nominati dalla chiesa e pagati da noi tutti !!!