Gli over 65 rischiano la demenza anche con piccole quantità di alcol

AlcolBere anche moderate quantità di alcol incrementerebbe il rischio demenza.

A dirlo è uno studio del Veterans Health Research Institute di San Francisco che ha analizzato lo stato di salute per 20 anni di 1300 donne a partire da circa 65 anni di età.

Il rischio di ammalarsi di disturbi che andavano dal lieve deficit cognitivo alla piena demenza era maggiore fra quelle che bevevano più alcolici.

Inoltre, anche le donne che passavano dall'astinenza completa al bere erano a maggior rischio.

Quelle che bevevano con moderazione, ossia da 7 a 14 drink alcolici alla settimana, avevano inoltre maggiori probabilità di sviluppare problemi con la memoria e il funzionamento del cervello, che possono essere segni di una futura demenza.

“Nel gruppo di donne anziane esaminate, il consumo moderato di alcol non aveva una funzione protettiva”, ha commentato Tina Hoang, che ha condotto la ricerca presentata durante l'Alzheimer's Association International Conference.

Secondo l’Istat in Italia sono otto milioni i poveri. Una vera emergenza sociale

Mario Monti si confronta con un cittadino italianoAll'interno dell'11,1 per cento, poi, il 5,2% delle famiglie è povero in termini assoluti.

I dati sono relativi al 2011. Un dato significativo è la stabilità della povertà, sia relativa che assoluta, la quale tuttavia deriva da un peggioramento della povertà relativa per le famiglie in cui non ci sono redditi da lavoro e in cui ci sono operai

L’11,1% delle famiglie italiane, pari a 2 milioni 782mila nuclei, è povero in termini relativi. Un dato che coinvolge oltre otto milioni di persone, cioè il 13,6% della popolazione. All’interno di questa percentuale, poi, il 5,2% delle famiglie è povero in termini assoluti ovvero 3,4 milioni di persone. È quanto emerge dal rapporto Istat sulla povertà in Italia, presentato questa mattina, e relativo all’anno 2011.

Capire i mutamenti climatici analizzando i ghiacciai

Colle del Lys, nel Gruppo del Monte RosaALAGNA VALSESIA, Vercelli – Due lunghe carote di ghiaccio, in corso di estrazione a 120 metri di profondità alla base del ghiacciaio del Colle del Lys, nel Gruppo del Monte Rosa, saranno il primo passo verso la costruzione di un archivio globale dei ghiacciai d’alta quota.

La perforazione dà il via ad un progetto promosso da EvK2Cnr, Cnr Università di Milano Bicocca che aiuterà gli scienziati ad analizzare i cambiamenti climatici intervenuti nell'ultimo secolo su ambiente montano e atmosfera, nonché ad avere un quadro di riferimento per prevedere le possibili variazioni future di clima e ghiacciai.

La campagna di perforazione del ghiacciaio alpino, orientata al recupero dei due preziosi reperti, si sta svolgendo questa settimana sul ghiacciaio del Lys, a quota di 4.153 metri, nell'ambito dei programmi di ricerca sui cambiamenti climatici e ambientali del Comitato EvK2Cnr e del progetto NextData del Consiglio Nazionale delle Ricerche. L'attività è condotta da un team coordinato da Valter Maggi del Dipartimento di Scienze Ambiente e Territorio dell'Università di Milano Bicocca e composto da personale di ENEA Brasimone (BO), Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, Corpo delle Guide Alpine di Alagna Valsesia (VC) e EvK2Cnr.

"I ghiacciai alpini di alta quota sono degli archivi formidabili dei cambiamenti climatici ed ambientali nella regione europea -spiega Valter Maggi -. L'analisi stratigrafica delle due carote di ghiaccio raccolte in profondità, laddove l'elevato accumulo di neve permette una risoluzione stagionale delle misurazioni, contribuirà a comprendere in dettaglio l'evoluzione del sistema atmosferico dell’area alpina e ricostruire l’andamento delle precipitazioni nei cent’anni precedenti.

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