Natura

Studio rivela che le biomasse contribuiscono ad aumentare l’effetto serra

LegnaLa combustione di legno nelle centrali elettriche rappresenta una significativa minaccia alla riduzione delle emissioni di gas serra.

È quanto emerge da un recente studio scientifico, pubblicato su Environmental Research Letters,(1) (2) secondo cui anche nello scenario più ottimista, in cui solo gli scarti legnosi vengono bruciati come combustibile - cosa che attualmente non accade - le biomasse contribuiscono invece ad aumentare l’effetto serra.

Lo studio “Not Neutral Carbon: Valutazione dell'impatto netto delle emissioni di residui bruciati per la bioenergia”,(3) firmato da Mary S. Booth, valuta le emissioni nette di CO2 dalla combustione delle cime degli alberi e dei rami abbandonati durante le operazioni forestali. La combustione di questi “residui” è considerata neutrale, in quanto questi materiali si decomporrebbero comunque, se lasciati in foresta. Ebbene, lo studio di Mary S. Booth sfata questa leggenda, dimostrando che anche quando le centrali elettriche bruciano autentici residui di legno ed escludono alberi interi tagliati appositamente per fabbricare pellet, le emissioni nette sono ancora significative.

Lo studio si concentra sullo scenario più ottimista, ma in realtà interi alberi - e intere foreste - sono abbattuti per la produzione dei pellet, arrivando a sradicare perfino i ceppi degli alberi abbattuti (con evidenti danni alla tenuta del suolo).

Lo studio esamina gli impatti netti delle emissioni di CO2 dalle biomasse bruciate nelle centrali elettriche statunitensi e i pellet a base di legno che vengono bruciati per sostituire il carbone nella gigantesca centrale elettrica Drax del Regno Unito e in altre centrali elettriche europee. Assieme, queste strutture consumano decine di milioni di tonnellate di legname all'anno.

La storia delle foreste islandesi abbattute dai Vichinghi

IslandaCome trovare l’uscita da una foresta islandese? Basta alzarsi in piedi. È la vecchia battuta sulle minuscole foreste del paese, che infatti ricoprono appena il 2 per cento della sua superficie nazionale.

Ma non è sempre stato così. Quando i primi vichinghi sbarcarono sull’isola la trovarono coperta di foreste. Secondo un'antica prime saga, “a quel tempo, l'Islanda era coperta di boschi, tra le montagne e la riva”.

Ma i vichinghi cominciarono prontamente ad abbattere le foreste per fabbricare navi, e a dissodare il suolo per farne campi e pascoli. “Così hanno eliminato il pilastro dall'ecosistema”, spiega al New York Times Gudmundur Halldorsson, ricercatore del Soil Conservation Service island.

E non basta. I vichinghi hanno anche importato pecore nell’isola, che hanno impedito la ricrescita degli alberi “Il pascolo ovino ha impedito la rigenerazione delle betulle dopo il taglio e l'area boschiva ha continuato a ritirarsi”, spiega il Servizio forestale islandese. In passato la scomparsa delle foreste è stata imputata a una specie di la piccola era glaciale, o alle eruzioni vulcaniche, ma la più recente ricerca ha individuato il vero responsabile: l’uomo.

I nove punti del disastro ambientale globale

Cambiamenti climaticiCarestia, collasso economico, un sole che ci cuoce: cosa possono infliggerci i cambiamenti climatici – più presto di quello che pensiamo.

1. Il giorno del giudizio

Sbirciando oltre le reticenze scientifiche…

E’ peggio di quello che pensate, ve lo assicuro. Se le vostre preoccupazioni sul riscaldamento globale sono dominate dalla paura per l’innalzamento del livello del mare, state appena scalfendo la superficie dei terrori possibili, anche riferendosi al tempo di vita di un teenager di oggi. E si che il rigonfiarsi dei mari – e le città che affogheranno – hanno dominato l’immagine del riscaldamento globale, e così travolto la nostra capacità di panico climatico, impedendoci di percepire altre minacce, molto più a portata di mano. L’innalzamento degli oceani è una brutta cosa, in effetti molto brutta; ma fuggire dalle coste non sarà sufficiente.

Di certo, non essendoci un adeguamento significativo del modo di vivere di miliardi di persone, parte della Terra diventerà probabilmente pressoché inabitabile, e l’altra parte terribilmente inospitale, prima della fine del secolo.

Anche quando abbiamo l’occhio allenato ai cambiamenti climatici, non riusciamo a comprendere il suo scopo.

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