Allerte

I cartoni della pizza contengono sostanze tossiche

Un'inchiesta condotta dalla rivista Salvagente ha permesso di trovare tracce di Bisfenolo A nelle confezioni in cartone riciclato adibiti per la pizza

Un'inchiesta condotta da Salvagente ha permesso di trovare tracce di Bisfenolo A nelle confezioni in cartone riciclato destinati a contenere la pizza. Cosa ha risposto il ministero della Salute sull'uso di questo tipo di carta per gli alimenti

La prima volta in cui la sigla Bpa (acronimo che indica il pericoloso Bisfenolo A) ha fatto il proprio ingresso nel dibattito pubblico sulla salute dei consumatori erano i primi anni duemila, quando è emersa la sua capacità di alterare lo sviluppo del sistema ormonale incidendo sulla fertilità.

Le interferenze endocrine di questo composto (1) sintetico, utilizzato nella produzione della plastica, sono alla base di possibili anomalie riproduttive, cancro a seno e prostata, diabete e malattie cardiache.

Bandito dai biberon europei nel 2011, oggi è però rintracciabile in concentrazioni elevate in quasi tutti i cartoni per la pizza.

Lo dimostra un’inchiesta svolta dal Salvagente, (2) la rivista mensile interamente dedicata ai diritti dei consumatori. Sotto esame sono finiti tre contenitori da asporto in cartone, destinati a contenere l’alimento italiano per eccellenza, la pizza. Le misurazioni hanno rilevato come il composto pericoloso sia contenuto in quantità non indifferenti in due campioni su tre.

Il rischio è la contaminazione del prodotto stesso: secondo le analisi del Salvagente nella pizza ospitata dai cartoni marchiati Garcia de Pou e Izmir la migrazione di bisfenolo è stata di 179 ppb e 331 ppb (parti per miliardo).

Martin Pall spiega il grande inganno della rete 5G

Il 5G comporterà pulsazioni particolarmente potenti da utilizzare, che potrebbero quindi essere particolarmente pericolose

Latitante il giornalismo d’inchiesta sui lati oscuri del 5G, OASI SANA pubblica un’inchiesta a puntate per riportare le voci più autorevoli al mondo in campo medico, accademico, scientifico e di ricerca che, a vario titolo, si occupano di elettrosmog e dei pericoli dell’Internet delle cose. PRIMA PUNTATA

Più che il futuro ipertecnologico a portata di mano, il 5G è infatti un progetto mondiale pericoloso per umanità ed ecosistema, totalitario e totalizzante nella previsione della copertura del 98% del territorio nazionale per servire il 99% della popolazione italiana irradiata in maniera ubiquitaria, cumulativa e multipla da inesplorate radiofrequenze (già possibili agenti cancerogeni per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) per cui l’Istituto Ramazzini, prima della commercializzazione delle nuove bande, s’è messo a disposizione del Governo per studiarne in Italia gli effetti biologici.

La prima puntata dell’inchiesta ‘5G, il grande inganno’ non poteva non cominciare dalle parole di Martin Pall, autorevole figura di spicco a livello mondiale, professore emerito di Biochimica e Scienze Mediche di Base all’Università Statale di Washington (Stati Uniti d’America).

“Abbiamo già discusso due questioni che sono essenziali per comprendere il 5G. La prima è che i campi elettromagnetici pulsati sono, nella maggior parte dei casi, molto più attivi biologicamente rispetto ai campi elettromagnetici non pulsati (spesso chiamati a onde continue). La seconda è che agiscono esercitando forze sul sensore di voltaggio dei VGCC (canali del calcio voltaggio-dipendenti), aprendo questi canali del calcio e consentendo che un flusso eccessivo di ioni di calcio fluisca nella cellula. Il sensore di voltaggio è straordinariamente sensibile a quelle forze elettriche, così che le linee guida di sicurezza permettono che veniamo esposti a campi elettromagnetici che sono qualcosa come 7,2 milioni di volte troppo alti.

La ragione per cui l’industria ha deciso di passare alle frequenze estremamente alte del 5G è che con frequenze così estremamente elevate è possibile trasportare molte più informazioni per mezzo di molte più pulsazioni, rispetto a quanto sia possibile trasportare con frequenze più basse anche mantenendosi nella gamma delle microonde. Possiamo essere certi, quindi, che il 5G implicherà un numero di pulsazioni molto maggiore rispetto ai campi elettromagnetici a cui siamo attualmente esposti. Ne consegue che qualsiasi test di sicurezza biologica del 5G deve utilizzare pulsazioni molto rapide, includendo qualsiasi picco a brevissimo termine che possa essere presente, e che sarà presente nel reale 5G.

Le stazioni base dei cellulari alterano le correnti cerebrali

Uno studio, che risale al 2005, sostiene che le stazioni base dei telefoni cellulari modificano le correnti cerebrali e causano altri disturbi alla salute

Secondo uno studio svolto nel 2005, le stazioni base dei telefoni cellulari modificano le correnti cerebrali e causano disturbi alla salute.

Ripropongo la traduzione di un importante studio austriaco che risale al 2005. Lo studio, diretto dal gruppo di ricerca del dottor Gerd Oberfeld, attestò in maniera inequivocabile i danni alla salute delle onde di una stazione base di telefonia cellulare.

La ricerca in Austria fu curata dal team del medico Gerd Oberfeld. (1)

Le radiazioni provenienti da una stazione base di telefonia cellulare, ad una distanza di 80 metri, provocano cambiamenti significativi della corrente elettrica nel cervello e nei testicoli (misurata mediante elettroencefalogramma, EEG). In un test è emerso che, nel corso dell'assimilazione delle radiazioni, tutti i soggetti coinvolti hanno accusato sintomi di malessere, in alcuni di loro i sintomi sono stati più intensi.

Questo è il risultato di un'indagine di un gruppo di scienziati austriaci. Essi hanno misurato alfa 1 (da 8 a 10 Hz), alfa 2 (da 10 a 12 Hz) e onde beta (da 13 a 20 Hz). Una piccola densità di radiazioni GSM 900 e GSM è stata sufficiente per provocare vari cambiamenti significativi in queste tre gamme di frequenza. Ciò significa che il corpo è stressato e questo stato, a lungo termine, compromette la qualità della vita, la capacità lavorativa e lo stato di salute della persona esposta.

La ricerca è stata finanziata dal Land Salzburg in Austria. Le persone sottoposte al test erano nove donne e tre uomini tra i 20 e i 78 anni, che si consideravano "elettrosensibili". Sono stati invitati a sedersi su una sedia con gli occhi coperti e le orecchie tappate. Ovviamente essi non erano a conoscenza che erano sottoposti a radiazioni elettromagnetiche.

Il lato della stanza diretto verso il cellulare era schermato contro le radiazioni ad eccezione di una piccola parte che non poteva essere completamente schermata. Nella prima fase, la densità di radiazione vicino alla testa era di 26 microWatt / m2, nella seconda fase era di 3327 microWatt / m2 e nella terza fase era di nuovo di 26 microWatt / m2. Sono stati misurati molti altri parametri ambientali, non inclusi nei risultati, come: radiazioni provenienti dalla televisione e dalla radio FM, rumore, CO2, temperatura, umidità relativa, campi magnetici a bassa frequenza e soherics (scariche elettriche nell'atmosfera, che possono causare radiazioni).

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