Popolazione

Quasi tutti vogliono far parte del gregge...

Le pecore e il lupoLe pecore sono pecore non perché DEVONO esserlo, ma perché VOGLIONO esserlo

Alcune frasi sono dotate di un simbolismo immediatamente riconoscibile. Quando le sentiamo, sappiamo immediatamente a cosa e a chi si riferiscono, possono addirittura approfondire la comprensione di una determinata situazione, se applicate nel modo giusto. Riescono a spostare il nostro punto di vista permettendoci di osservare una determinata situazione in un modo completamente diverso. Potrebbero farci ridere, piangere, ma non rimarremo mai indifferenti di fronte a tali affermazioni.

Nel corso della storia ci sono sempre state persone che avevano ragione e, solitamente, una “maggioranza” che aveva torto, su ogni singolo problema. I difensori dell’ignoranza istituzionalizzata sostengono costantemente che la verità è “relativa” e che non dovrebbero essere criticati per le loro “opinioni”. Usano questo relativismo come copertura per la loro riluttanza ad ammettere di essere ignoranti. Vorrei chieder loro se credono di aver sempre ragione, di non avere nulla da imparare! Se la verità è “relativa”, se la moralità e i principi sono “grigi”, allora chi, potrà mai essere in torto nelle loro menti contorte? Sembrerebbe che le uniche persone che considerano assolutamente fuori luogo sono coloro che affrontano il sistema.

Quello che non riescono a capire è che le loro “opinioni” non sono frutto delle loro menti. Ciò in cui credono è semplicemente il risultato di un condizionamento. Sono disposti ad abbracciare il sistema, non importa quanto ingiusto sia, perché la loro intera identità è basata sulla sua esistenza. Non critichiamo le persone perché non sono consapevoli (tutti in un momento o l’altro della nostra vita non lo eravamo), ma le ammoniamo perché negano dei fatti palesi, al fine di evitare di ammettere che hanno torto e che, forse, sono stati ingannati dall’establishment. Come chiamiamo, allora, queste persone che rimangono ostinatamente ignoranti (o comodamente ignare) di fronte ai fatti e seguono il gregge (il pensiero mainstream) a scapito della verità?

La strage degli albini africani

Albina africana mutilataGli Albini della Tanzania sono ‘braccati come animali’, venduti dalle proprie famiglie in un commercio alimentato da alcune delle persone più potenti del paese.

Gli africani credono che le loro parti del corpo portino ricchezza e fortuna – e per questo, le persone sono disposte a pagare fino a 3000 o 4.000 dollari per un arto, o tanto fino a 75.000 – circa £ 70.000 euro – per un corpo intero.

Le persone con albinismo sono regolarmente attaccate da persone che tagliano i loro arti – un atto che o li lascia gravemente mutilati, o li porta alla morte.

l’albinismo è una condizione genetica ereditaria che causa una totale assenza di pigmentazione della pelle, dei capelli e degli occhi, e colpisce un tanzaniano su 1.400, spesso a causa di consanguineità in comunità remote e rurali, dicono gli esperti.

In Occidente, colpisce solo una persona su 20.000.

Il caso più recente ha visto un bambino di quattro anni venire rapito dalla sua casa nel mese di dicembre.

Il padre e lo zio sono stati entrambi arrestati in relazione alla sua scomparsa, non è stato più ritrovato. Se lo sono venduto: sarà stato fatto a pezzi per fare ‘pozioni magiche’.

L’albinismo è anche l’occasione di capire come la razza non sia una mera questione di ‘colore della pelle’ – come dicono i superficiali – gli albini africani, che hanno la pelle bianca al limite della trasparenza, rimangono di razza negroide: nessuno, guardando le foto, potrebbe confondersi. La razza è qualcosa di più profondo: dal sistema nervoso a quello muscolare passando per quello intellettivo.

Per gli scienziati i soldi fanno la felicità

RicchezzaÈ il risultato di un lungo report del Wall Street Journal. Con un avvertimento: forse non state sfruttando alla perfezione i vostri guadagni

>“Abbiamo scoperto prove molto chiare che in tutte le nazioni del mondo i ricchi sono più felici dei poveri. E la popolazione delle nazioni più ricche è più felice di quella delle nazioni più povere”. Lo affermano gli economisti Betsey Stevenson e Justin Wolfers in uno studio pubblicato sul National Bureau of Economic Research.

Un chiarissimo esempio di scienza dell’ovvio, a prima vista: serviva davvero ribadirlo? Probabilmente sì, per almeno due ragioni. La prima è che c’è anche chi sostiene il contrario (è il cosiddetto paradosso di Easterlin). Il secondo è che, nella scienza, tutto va sempre dimostrato. Anche l’ovvio. Soprattutto l’ovvio, a volte.

Il legame tra denaro e felicità è il soggetto di un lungo report appena pubblicato sul Wall Street Jorunal, che ricostruisce i risultati degli ultimi dieci anni di ricerca da parte di psicologi ed economisti. Scoprendo che alcune delle conclusioni, in realtà, non sono proprio così tanto ovvie come possa sembrare a prima vista.

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