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- Posted By: Sara Bellini
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L’odiosa “caccia in scatola”
Nei paesi africani nei quali è consentita la caccia, il turismo collegato ad essa funziona a piena velocità. Il Sudafrica offre accanto al tradizionale trofeo di caccia una variante ancora più crudele: il “canned hunting” ovvero la caccia in scatola (in pratica una caccia da dietro un recinto), in cui gli animali vengono serviti ai loro cacciatori su un piatto d'argento.
Ian Michler è uno studioso di scienze naturali sudafricano che vuole informare il pubblico e le autorità su una fiorente sottospecie del trofeo di caccia, tanto in voga in Africa: la caccia in scatola, finalizzata principalmente alla fauna selvatica e in particolare al re degli animali, al leone.
La Protezione Svizzera degli Animali (PSA) ha incontrato Ian Michler per capire cosa è e come funziona questa pratica.
“La caccia in scatola è totalmente diversa dal trofeo di caccia o dalla caccia grossa tradizionale. Nella caccia tradizionale, che i cacciatori considerano equa, gli animali braccati in natura sono in movimento e hanno una minima possibilità di scamparla. Pertanto, il cacciatore non ha alcuna garanzia di portarsi a casa un trofeo. Al contrario, nella caccia in scatola il cacciatore ha la certezza del trofeo”.
Gli animali utilizzati per la caccia in scatola sono nati e allevati in cattività. In tal modo le leonesse restano sempre e presto gravide e partoriscono continuamente cuccioli che sono tolti subito dopo la nascita alle loro madri e svezzati da persone.