Politica

In Italia la Cassazione ha stabilito che si può coltivare in casa una sola pianta di marijuana

MarijuanaDal primo giugno (2012) possiede una piantina di cannabis sul terrazzo di casa non avrà problemi con la legge. Lo ha stabilito la Cassazione secondo la quale la coltivazione di una sola pianta di marijuana “non è idonea a porre in pericolo il bene della salute pubblica o della sicurezza pubblica”.

Il pronunciamento della Suprema Corte è arrivato in seguito al ricorso del procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro che aveva protestato per l’assoluzione di un ragazzo di 23 anni sorpreso con una piantina di Maria sul balcone della sua abitazione a Scalea (Cosenza).

Proprio per il fatto che si trattava di una sola piantina, quindi chiamando in causa la “modestia dell’attività posta in essere emerge da circostanze oggettive di fatto, come in questo caso la coltivazione di una piantina in un piccolo vaso sul terrazzo di casa con un principio attivo di mg 16, il comportamento dell’imputato deve essere ritenuto del tutto inoffensivo e non punibile anche in presenza di specifiche norme di segno contrario”.

In altre parole i supremi giudici – in base alla sentenza 25674 – hanno chiamato in causa l’assenza di pericolosità del gesto, che è quindi da non sanzionare penalmente, come invece specificherebbe il legislatore in caso di coltivazione di sostanze stupefacenti.

Una decisione senza precedenti, che creerà un importante precedente nella giurisprudenza e che, sicuramente, accenderà un focolaio di polemiche non da meno.

Rio+20: l'ennesimo fallimento

Rio+20Alla Conferenza di Rio sul clima saltano fuori tutte le contraddizioni politiche del presente. Il vuoto di potere globale ed i soliti interessi in gioco di magnati e petrolieri fanno presagire un ennesimo fallimento

Obama, Cameron e la Merkel hanno deciso di disertare la Conferenza sul Clima in programma a Rio de Janeiro. Ognuno è preso dalle sue storie politiche personali ed è poco interessato a dare anche solo un segnale di interesse verso i cambiamenti climatici e la progettazione del futuro.

All'apertura degli incontri del Convegno si respira un'aria pesante di sfiducia.
Ieri sera intanto è saltato anche l'accordo per gli Oceani. USA, Russia, Canada e Venezuela hanno affondato l’ultima speranza per un accordo mondiale per la protezione delle acque internazionali. Duro il commento di Greenpeace: "L’Ocean Rescue Plan for the High Seas è stato affondato da chi vuole sfruttare fino all’esaurimento le risorse ittiche e i minerali del fondo marino, compreso il petrolio. Il nostro ministro “tecnico” Passera, che vuol riaprire alle trivelle i mari italiani, ringrazia commosso.

L’Ocean Rescue Plan era l’ultima cosa seria sul tavolo del vertice Rio+20, gettate a mare le ambizioni sulla Green Economy, sulla governance delle questioni ambientali, sull'accesso al cibo, i lavori dignitosi e troppo altro.

Cosa c’entra tutto questo con il futuro migliore che ci hanno promesso? Che c’entra con la Green Economy che dovrebbe garantire la compatibilità tra le nostre economie e un Pianeta con risorse limitate e sempre più prossime all’esaurimento? Forse qualcuno ha scambiato la green economy con la greenwashing economy, la sostenibilità con l’opportunità di ricoprire le vergogne di chi è responsabile dei danni inferti al Pianeta con qualche velo sottile".

In Louisiana le carcerazioni sono un vero e proprio business

Charlie ChaplinSecondo un clamoroso articolo del Times-Picayune, non esiste in America o nel mondo un luogo con un tasso di popolazione carceraria così elevato come quello dello stato della Louisiana.

Importante causa di questo ammontare nello stato del sud degli Stati Uniti è la vasta presenza di carceri possedute da società private e spesso dirette da sceriffi delle contee rurali.

L’industria carceraria della Louisiana crea profitti per 140 milioni di euro, favorendo così il mantenimento della popolazione carceraria su elevati livelli. Inoltre la Louisiana è al primo posto negli USA come numero di omicidi, fatto che ha portato negli ultimi vent’anni al raddoppio della popolazione carceraria.

Il segreto fattore trainante dietro il ben collaudato sistema carcerario è il vile, sonante denaro. La maggior parte dei detenuti della Louisiana è imprigionata in strutture a scopo di lucro che devono procurarsi un costante afflusso di esseri umani per non far fallire il settore da 140 milioni di euro.

Diverse società carcerarie private americane dominano il mercato. Ma per una singolare particolarità, la maggior parte degli imprenditori carcerari della Louisiana sono sceriffi delle contee rurali, i quali spadroneggiano in remote comunità come quelle di Madison, Avoyelles, East Carroll e Concordia. Una buona parte delle forze dell’ordine della Louisiana è finanziata con dollari sottratti legalmente alle principali attività carcerarie.

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