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Operai lombardi disperati si recano nel Canton Ticino alla ricerca di un tozzo di pane

FrantalieriOgni giorno nei cantieri si presentano gruppi di 4-5 operai, provenienti da tutta la Lombardia, disposti a tutto per guadagnare qualcosa

L'edilizia ticinese ancora non frena. La crisi c'è ma per il momento non sembra aver morso violentemente. Basta girare qua e la per il cantone: gru, betoniere, muratori sono sempre all'opera. L'edilizia pubblica e privata, tra mille incertezze, sembrano garantire un buon volume di lavoro.

Girovaghiamo nel Mendrisiotto e ci imbattiamo in un cantiere di Genestrerio. Scambiamo quattro chiacchiere con il capocantiere. È italiano, come la maggior parte dei lavoratori edili attivi in Ticino. Da anni lavora per una storica impresa della regione.

Ci conferma che il lavoro c'è. Lui è impegnato da tre anni nella costruzione di alcune case private. Ne avrà fino a primavera. “Poi andremo da un'altra parte, c'è sempre qualcosa da fare. Forse ci sono meno costruzioni nuove, ma non possiamo lamentarci". Poi rivela un fatto non nuovo, ma che per le sue dimensioni sta diventando preoccupante. “Proprio dieci minuti fa ho dovuto mandare via quattro manovali che cercavano lavoro".

I paesi ricchi depredano i paesi poveri

Economia mondiale"Land grabbing". Ecco una nuova forma di colonialismo. L'espressione è stata creata nel 2011 dall'International Land Coalition, un'organizzazione fondata nel 1995 in Belgio. Terreni fertili, risorse comprese, acquisiti o presi in affitto dai Paesi ricchi in quelli poveri.

Con l'aggravante che un ettaro di terreno può costare solo uno o due dollari all'anno. Meno di un trancio di pizza. Intere regioni del mondo cedute così a prezzi ridicoli.

Ne ha parlato nei giorni scorsi il “Corriere della sera" citando una ricerca pubblicata da Pnas alla quale ha collaborato anche Cristina Rulli, docente del Politecnico di Milano.

Lo studio si occupa per la prima volta di questa questione dal punto di vista agro-idrologico, calcolando cioè il rapporto tra i terreni acquisiti e la quantità d'acqua indispensabile per la coltivazione estensiva.

I risultati? Tutt'altro che positivi. Ma partiamo dall'inizio: ormai da una decina d'anni, la domanda nel mondo di cibo e di biocarburanti è in aumento. E gli Stati con le tasche piene, ma che per svariate ragioni non hanno a disposizioni adeguate estensioni di terreno, vanno all'estero per acquistare o affittare terra da sfruttare per la produzione di cibo. Nel mirino è finito, ad esempio, il Madagascar, la cui metà dei terreni agricoli (1.300.000 ettari) è stata comprata dalla Corea del Sud, e verrà usata per le coltura di mais e palme da olio.

Ma anche Cina, Giappone e Arabia Saudita stanno allargando, per così dire, i loro confini. Arriviamo al dunque: per comprare un terreno, però, non si chiama in causa la gente che ci abita.

Per molti il Natale è uno stress

Depressione nataliziaSette italiani su 10 sono vittime dello stress natalizio.

L'ansia, l'ossessione, il chiodo fisso che è indispensabile fare “il regalino” rende travagliati coloro che sono impegnati in estenuanti giri di spesa, di obblighi familiari, come il cenone, e di scambio obbligato degli auguri. Uno stress, insomma.

Che il Natale sia una festività religiosa lo ricordano in pochi.

Non vogliamo fare i moralisti, che le festività religiose abbinate alle gozzoviglie sono una costante del genere umano, però quello che non riusciamo a mandare giù è l'obbligo della strenna.

Si organizzano addirittura cene tra persone che sì e no si vedono una volta l'anno e corre l'obbligo del regalo che in genere non c'azzecca niente con i nostri gusti perché la persona donatrice, o che gratifichiamo, ci è sostanzialmente sconosciuta.

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