Ricerche

Le tempeste in Antartide favoriscono la rottura del ghiaccio

Le tempeste in Antartide favoriscono la rottura del ghiaccio

Anche le forti tempeste svolgono un ruolo importante nel crollo della piattaforma di ghiaccio in Antartide.

Le alte temperature e i mutamenti nella circolazione oceanica e nella salinità stanno causando la rottura delle calotte glaciali in Antartide, ma un nuovo studio suggerisce che intense tempeste potrebbero favorire ulteriormente la disgregazione del continente antartico.

Un gruppo di ricerca, guidato da scienziati statunitensi e coreani, ha installato tre ormeggi equipaggiati di idrofoni al largo della banchina di ghiaccio Nansen a sud del Mar Rosso, in prossimità dell'Antartide, nel dicembre 2015. Le installazioni hanno registrato centinaia di segnali a banda larga di breve durata che indicano la frattura della piattaforma di ghiaccio.

Gli eventi tellurici si sono verificati principalmente tra gennaio e marzo 2016, con la parte anteriore della calotta di ghiaccio che si è divisa il 7 aprile formando due giganteschi iceberg. I ricercatori sostengono che il giorno in cui gli iceberg si sono allontanati dalla piattaforma madre coincideva con il più grande accumulo di tempeste a bassa pressione della regione registrato nei sette mesi precedenti. I risultati dello studio sono stati pubblicati questa settimana su Frontiers in Earth Science. (1)

Un computer che capisce come ti senti

Un computer che capisce come ti senti

Un nuovo computer, ispirato al cervello, chiamato EmoNet fornisce importanti indizi su come le immagini influenzano le emozioni.

Un computer potrebbe, a prima vista, distinguere tra un'immagine gioiosa e una deprimente? Potrebbe distinguere, in pochi millisecondi, una commedia romantica da un film horror?

, e così anche il tuo cervello, secondo una ricerca pubblicata dai neuroscienziati dell'Università del Colorado Boulder.

“La tecnologia di apprendimento automatico si sta specializzando sempre di più nel riconoscere il contenuto delle immagini e nel decifrare la tipologia di un oggetto”, ha detto l'autore senior Tor Wager, (1) che ha lavorato allo studio mentre era professore di psicologia e neuroscienze alla CU Boulder. “Attualmente siamo giunti a un nuovo traguardo: la tecnologia riesce a riconoscere le emozioni”.

L'articolo, pubblicato sulla rivista Science Advances, (2) segna un importante passo avanti nell'applicazione delle “reti neurali” - sistemi informatici modellati sul cervello umano – e nello studio delle emozioni. Inoltre, fornisce indizi particolarmente interessanti su come e dove le immagini sono rappresentate nel cervello umano suggerendo che ciò che vediamo, anche se brevemente, potrebbe avere un impatto maggiore e più rapido sulle nostre emozioni di quanto potremmo supporre.

Come le zanzare rintracciano le loro vittime

Come le zanzare rintracciano le loro vittime

Le zanzare utilizzano la vista e l'olfatto per rintracciare le vittime. Esse sono più intelligenti di quanto si pensi.

Gli scienziati hanno scoperto che le zanzare stanno cambiando la loro routine di caccia in risposta ai comportamenti delle loro vittime. Ad esempio, in Africa, le zanzare riescono a capire quando le persone emergono dalle reti di protezione, nel momento in cui si alzano dal loro letto al mattino. Inoltre, cacciano sempre più sovente durante il giorno piuttosto che nelle ore notturne. Il ricercatore della Virginia Tech Clément Vinauger ha scoperto una nuova neurobiologia associata alla visione delle zanzare e al senso dell'olfatto che spiega come le zanzare Aedes aegypti, che diffondono febbre dengue, chikungunya, febbre Zika, Mayaro e virus della febbre gialla, riescano a rintracciare le loro vittime.

Mentre gli scienziati comprendono molto sulle dinamiche dell'olfatto della zanzara e su come agisce quando entra in contatto con la CO2 per trovare le loro vittime, si sa molto poco su come la zanzara usa la vista. Il dottor Clément Vinauger, (1) un assistente professore presso il Dipartimento di Biochimica del College of Agriculture and Life Sciences presso Virginia Tech, ha scoperto che l'interazione tra i centri di elaborazione olfattiva e visiva del cervello delle zanzare è ciò che aiuta questi insetti a colpire con precisione le loro vittime. Questo studio è stato pubblicato dalla rivista Current Biology. (2)

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