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Gaza, uno dei più grandi lager a cielo aperto del mondo
Gaza, terra lacerata. Terra in cui i conflitti dei grandi ricadono – secondo un copione tristemente sempre uguale a se stesso – sulle spalle dei più piccoli: sono i bambini a subire le conseguenze più della precaria situazione sociale e politica, quelle conseguenze che hanno a che vedere con la vita di tutti i giorni come mangiare, bere, lavarsi.
È il rapporto “Gaza’s Children: falling behind” diffuso da Save the Children insieme all’organizzazione Medical Aid for Palestinians (MAP) a denunciare le drastiche condizioni igienico-sanitarie in cui è costretta a vivere la popolazione di Gaza, messa in ginocchio dall’embargo iniziato cinque anni fa.
Acqua negata.
La difficoltà principale è l’accesso all’acqua per una larga fetta della popolazione. Sovraffollamento, infrastrutture danneggiate, blocco al transito di merci e persone: queste le problematiche che rendono l’accesso all’acqua potabile e corrente a Gaza non solo difficoltoso, ma anche pericoloso. Secondo il rapporto, infatti, l’unica fonte di acqua corrente disponibile sul territorio sarebbe contaminata da concimi e scorie umane, a causa del sovraffollamento (1.700.000 persone circa) in un’area decisamente ridotta, pari a 365 chilometri quadrati: area in cui vivono più di 800.000 bambini il cui stato di salute è particolarmente a rischio.