Genetica

Studiate le forme di vita nelle brine del Polo Sud per capire la vita su Marte

Indagine georadar in un lago perennemente ghiacciato in AntartideUn team di ricerca al quale partecipa anche l’Istituto per l’ambiente marino costiero del Cnr sta studiando le forme di vita nelle brine dei laghi ghiacciati del Polo Sud, ambienti che ripropongono condizioni estreme simili a quelle presenti sul Pianeta Rosso. La ricerca è stata pubblicata su Scientific Reports

Un team di ricerca italiano del quale fa parte anche l’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iamc) di Messina, oltre alle Università dell’Insubria, di Perugia, di Bolzano, di Trieste, di Venezia e della Tuscia, ha studiato in Antartide le brine, liquidi molto salati, in cui prosperano microorganismi che si sono adattati a vivere in crio-ecosistemi (sistemi estremi caratterizzati da basse temperature).

Lo studio è stato condotto in un lago perennemente ghiacciato di Tarn Flat, nella Terra Vittoria, dove sono stati rinvenute due distinte comunità di funghi in due strati di brine, separati da un sottile strato di ghiaccio di 12 cm. I risultati ottenuti sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.(1)

“Quanto evidenziato rende possibile ipotizzare una prospettiva di vita anche in ambienti analoghi, quali le Lune ghiacciate del sistema solare o Marte. L’ipotesi che possa esistere una qualche forma di vita in ambienti extraterrestri è legata al fatto che vi è stata rilevata la possibile presenza di brine, come in Antartide”, spiega Maurizio Azzaro del Cnr-Iamc, coautore dello studio. “I crio-ecosistemi sono studiati per comprendere come queste realtà funzionino sulla Terra e quali potrebbero essere le fonti di energia in grado di consentire la vita in analoghe condizioni estreme. Ancora non sappiamo se nelle brine di altri pianeti del sistema solare ci siano microbi ma per studiare la possibile abitabilità di tali sistemi extraterrestri, in futuro, si potrebbero impiantare microbi terrestri”.

Due macachi clonati nel nuovo centro per la clonazione dei primati di Shanghai

I macachi clonati Zhong Zhong e Hua HuaLa Cina ha creato a Shanghai un centro di ricerca sulla scienza del cervello che si concentra sullo studio della clonazione delle scimmie per promuovere l'industrializzazione di tale tecnologia.

Secondo i media il nuovo sito scientifico, progettato e sviluppato congiuntamente dall'Istituto di neuroscienze CAS(1) della Chinese Academy of Sciences(2) e dal governo locale, si occuperà della ricerca di modelli di malattie non umane, tecnologie di intelligenza neurologica e sviluppo della medicina. Il dottor Poo Mu-ming, direttore dell'istituto di neuroscienza CAS che ha collaborato al lavoro, ha affermato che la nuova struttura ha anche lo scopo di promuovere la ricerca e lo sviluppo di malattie cerebrali basate sulle tecnologie utilizzate nella clonazione delle scimmie.

La ricerca sulla clonazione delle scimmie aiuterà a diagnosticare e curare le malattie del cervello, come i tumori cerebrali. Potrebbe anche aiutare a sviluppare nuovi farmaci con la collaborazione di aziende mediche internazionali, ha affermato Poo. Il dottor Boqin Qiangn,(3) studioso dell'Accademia cinese delle scienze mediche, ha detto che l'istituzione del parco aiuterà i ricercatori a sfruttare meglio i vantaggi regionali per sostenere la ricerca nelle scienze del cervello.

Nelle Americhe i primi cani venivano dalla Siberia e scomparvero a causa della colonizzazione europea

fossile di cane americanoUno studio,(1) pubblicato sulle riviste Science(2) e sciencedaily,(3) offre una migliore visione delle origini e del destino finale dei primi cani nelle Americhe. I cani non erano lupi addomesticati nordamericani, come alcuni hanno ipotizzato, ma probabilmente hanno seguito le loro controparti umane su una lingua di terra che un tempo collegava l'Asia del Nord con le Americhe.

Questo è il primo studio genomico completo sui cani antichi nelle Americhe in cui si è analizzato il DNA nucleare (ereditato da entrambi i genitori) e il DNA mitocondriale, che viene trasmesso solo dalle madri alla loro prole.

Confrontando le tracce genomiche di 71 mitocondri e sette genomi nucleari di antichi cani nordamericani e siberiani per un periodo di 9000 anni, il team scientifico è riuscito a ottenere un quadro più chiaro della storia dei primi cani delle Americhe.

Il cane più anziano nelle Americhe risale a circa 9000 anni fa, molte migliaia di anni dopo che la gente ha iniziato a migrare attraverso una lingua di terra che collegava l'attuale Siberia con l'Alaska. I ricercatori hanno scoperto che i cani dell'epoca erano probabilmente originari della Siberia. Essi poi si dispersero in ogni parte delle Americhe, migrando con le loro controparti umane. Si è anche scoperto che questi cani sono sopravvissuti per migliaia di anni nelle Americhe, ma più tardi sono quasi svaniti dopo la colonizzazione degli europei.

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