Ionizzatori negativi come soluzione alla carenza di piogge

Ionizzatori negativi come soluzione alla carenza di pioggeNegli Emirati Arabi Uniti e in Australia si cercò di rimediare alla carenza di precipitazioni già nel 2011

Al Ain è la quarta città più grande degli Emirati Arabi Uniti ed è situata nel deserto. Riceve meno di un centimetro di pioggia all’anno, e questo rende l’agricoltura impossibile. Ma si è riuscito a trovare una soluzione: piogge artificiali.(1)

Nel 2010, il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Khalifa bin Zayed Al Nahyan, investì 11 milioni di dollari in un team di scienziati che, utilizzando uno ionizzatore di grosse dimensioni, provarono ad attirare la polvere con ioni a carica negativa e formare nuvole. Queste nuvole di polvere dovevano attirare l’umidità presente nell’aria e, in teoria, sarebbe dovuto piovere.

Il progetto, mantenuto segreto fino all’anno dopo, funzionò: su settantaquattro tentativi svolti durante l’estate (in giorni con il 30% o più di umidità atmosferica) cinquantadue andarono a buon fine. Non è ancora chiaro se la pioggia creata fosse sufficiente a sostenere lo sviluppo vegetale della zona, quel che è certo è che in Australia stanno sperimentando un progetto simile da una decina di anni.

È il caso della Australian Rain Technology (ART),(2) società commerciale impegnata nello sviluppo efficace di tecnologie di miglioramento delle precipitazioni, incentrata sulla ricerca e lo sviluppo di tecnologie di ionizzazione a terra e sull'avanzamento di metodologie statistiche predittive e di valutazione.

Viviamo in un mondo condizionato. O che ci condiziona?

Viviamo in un mondo condizionato. O che ci condiziona?A guardare gli avvenimenti dei recenti anni, sembra che stiamo “guidando” una TESLA. Elettrica, quindi ecologica. Che guida da sola, e quindi rispettosa delle leggi del traffico. Senza avere bisogno di molto intervento umano, quindi poco emotiva.

Cosa desiderare di più?

In effetti, parlando sempre di tradizioni, libertà, democrazia, di valori e di principi, ci riferiamo a cose che non vengono contemplate nei bilanci, che non producono UTILI, e quindi, per questo mondo attuale, sono SENZA VALORE.

A cosa serve conoscere e parlare le LINGUE, quando abbiamo i traduttori automatici, e il mondo è sempre più in inglese. Cosa serve l’ESPERIENZA, quando il mondo cambia velocissimo, e sempre più digitalizzato e computerizzato. Perché FORMAZIONE, quando mi costa meno prenderlo come lo voglio io, già formattato.

Anzi, attenzione a PENSARE, e DIRE cosa ci aggrada, che potrebbe essere usato contro di noi, come populisti, razzisti, antiquati, anti-conformisti.

Questo modo di vedere le cose, ha condizionato la vita professionale e quotidiana degli individui, dandogli la sensazione di potersi “liberare” dal lavoro di costruzione della famiglia, amicizie reali, di educare le prossime generazioni, di essere da esempio. Tutto quanto avevamo imparato da chi ci ha preceduto, abbiamo magari cercato di applicarlo alla nostra vita, fatta di obbiettivi, quali carriera, benessere economico, scalata sociale, per una tranquilla e dolce pensione.

Le motivazioni del silenzio

Le motivazioni del silenzioLe ragioni del silenzio sono molteplici: in primo luogo, ci si è sempre più allontanati dall’attualità. La cronaca, sebbene incida spesso sulle nostre condizioni materiali, è il cascame della storia e la storia stessa è misero simulacro della miseria umana.

La massa “vive” come se dovesse vivere per sempre; così non è. Alla massa appartiene non solo il volgo profano, ma soprattutto chi crede di essere sveglio, perché ha capito che il potere è perverso (grande scoperta!). Al popolino appartengono specialmente tutti quegli idioti saccenti che dispensano nuove teorie scientifiche a proposito della “realtà” nella sua interezza, senza conoscere né il significato di “teoria”, senza essersi mai chiesti che cosa sia la “realtà”.(1)

Per questo, se si scrive, si cerca di scavare in profondità, di strappare al destino un brandello di senso, altrimenti non è il caso neppure di cimentarsi.

A che pro soffermarsi sul tragicomico spettacolo della “realtà” che ci circonda?

Essa ha valore solo - e solo se - lascia trasparire qualcosa che sta oltre. L’universo fisico ha un significato soltanto se vi si può leggere in controluce una filigrana metafisica. La stessa filosofia vale, se si può trascenderla per tenderla in modo parossistico verso il paradosso, poiché l’esistenza, che è il fulcro del pensiero, è paradosso.

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