Guerra al contante: Visa incentiva il ‘100% cashless’ con ricche iniziative

Guerra al contanteLa spinta verso una società senza contanti sta diventando sempre più forte. Prima di oggi non avevo mai sentito parlare della “Visa Cashless Challenge” ma dopo averne letto, devo dire che sono abbastanza allarmato. Visa sta cercando di “incoraggiare” le imprese ad operare senza contanti e uno dei modi per raggiungere l’obiettivo è “dare fino a 500.000 dollari a 50 ristoratori che si impegnino a diventare ‘100% cashless’”. L’industria alimentare è uno degli ultimi bastioni in cui il denaro viene ancora molto usato, e quindi ha senso che Visa miri a quel segmento. Naturalmente, più persone usano carte per pagare i pasti, più soldi farà Visa.

Quando vado in ristoranti, quasi sempre uso denaro, e conosco molte altre persone che fanno come me. Ma se la Visa raggiungerà il proprio obiettivo, presto saremo invece costretti ad usare una forma di pagamento digitale. Il seguente è un estratto dal comunicato stampa che l’azienda ha rilasciato su questa nuova “sfida”…

Visa (NYSE: V) ha annunciato oggi che sta lanciando una campagna per incoraggiare le imprese a non accettare contanti. Al fine di creare una cultura in cui il cash non la faccia più da padrone, il programma darà ai commercianti una maggior capacità di accettare tutte le forme di pagamenti digitali. Visa incoraggerà ed aiuterà gli esercenti ad andare ‘cashless’ usando l’innovazione a loro vantaggio per rimanere competitivamente connessi ai propri clienti.

Vaccini: gli strani intrecci delle multinazionali farmaceutiche

VacciniEsiste, in questo nostro mondo globalizzato, anche una “alleanza globale per i vaccini”, di nome GAVI. Essendo globale ha un nome inglese “Global Alliance for Vaccines and Immunisation”.

Tale organizzazione transnazionale che, come è d’uso per questo tipo di… come possiamo chiamarle?, istituzioni, aziende del terziario, compagnie di ventura?, è fuori da ogni controllo pubblico e popolare, è stata fondata nel 2000 dalla famigerata Bill and Melinda Gates Foundation per ”incrementare l’accesso a vaccini nuovi e sottoutilizzati” per i bambini che vivono nei paesi poveri. I vaccini “nuovi” ormai compaiono a un ritmo sempre più incalzante, e che siano sottoutilizzati lo decidono loro. Loro chi?

GAVI sta a Ginevra, dice di collegare settore pubblico e privato (traduzione: il pubblico sono gli stati che pagano, il privato le industrie farmaceutiche che vendono). Ma ci sono anche le agenzie ONU e le ONG, che finanziano o sono finanziate, in questa superalleanza. E cioè, sempre gli stati che pagano (con le nostre tasse, perché i paperoni della grande industria dalle loro possono scalare persino il Brunello Riserva da millecinquecento euri a bottiglia, dato che le loro sono sempre cene “di lavoro”).

Nel gennaio 2000 la fondazione Gates spese settecentocinquanta milioni di dollari (deducibili dalle tasse) per creare GAVI. Lo scopo dichiarato della superalleanza globale è, non solo di “reperire risorse finanziarie” per i vaccini che già sono sul mercato, ma anche per crearne di nuovi (i quali permetteranno di reperire nuove e ingenti risorse finanziarie a chi li fa e li vende.

L’Italia è una colonia da 70 anni. Lo spiega il Gen. Fabio Mini

L’Italia è una colonia da 70 anniNella nostra tribù, il chiacchiericcio confuso che mischia truci slogan con fastidiosi borborigmi sostituisce, more solito, un’analisi lucida e approfondita delle cause ultime della catastrofica situazione in cui versiamo. Il polverone alzatosi dopo il 1989, e l’illusione che quella data segnasse davvero la fine di un interminabile dopoguerra, ha offuscato l’unica, triste verità, ovvero che Italia e Germania, e quindi l’Europa, sono nazioni sconfitte ancora occupate militarmente dai vincitori.

Ovviamente, per affermare pubblicamente questa dura verità, ci voleva una voce esterna, autorevole e indipendente, come quella del Generale Fabio Mini, che, sugli ultimi due numeri di Limes ha spietatamente affondato il bisturi nel bubbone della cruda realtà, raccontandola senza falsi pudori o pelose reticenze. Mini, consigliere scientifico del mensile del gruppo Espresso-Republica, è generale di Corpo d’Armata, già Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo. Scrive su “Repubblica” e l’ “Espresso” e i suoi libri sono pubblicati da Einaudi e il Mulino. Stiamo quindi parlando di un “esperto” certamente non accusabile di simpatie nostalgiche o dilettantismo superficiale.

Sul n. 4-2017 della rivista italiana di geopolitica, dedicato A chi serve l’Italia, il contributo del generale Mini è intitolato “USA-Italia, comunicazione di servizio”, e prende spunto dalla svolta politica del Nuovo Mondo inaugurata dall’amministrazione Trump, che, in nome di un “nazionalismo nostalgico” di reaganiana memoria pretende -come gli altri presidenti, a dire il vero- che tutto il mondo serva gli interessi degli Stati Uniti, e, oltretutto, che tale servitù sia resa con sorridente gratitudine.

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