Un antico metodo di autoguarigione da praticare tutti i giorni

Ayurveda Ecco 6 tecniche di auto guarigione dall’Ayurveda che richiedono non più di 10 minuti al giorno. Metterle in pratica con continuità e perseveranza serve a ritrovare una migliore salute fisica, mentale e spirituale.

Secondo questo antico metodo di guarigione, al fine di mantenere ottimale la propria salute è necessario raggiungere una completa armonia tra corpo, anima e mente. L’Ayurveda è il più antico sistema di guarigione olistica che viene utilizzato, ancora oggi. In India, soprattutto, le persone preferiscono il trattamento ayurvedico rispetto alla medicina convenzionale e l’ayurveda viene studiata nelle scuole e nelle università.

Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel suo congresso di Alma Ati nel 1977, ha ufficialmente riconosciuto l’ayurveda e ne ha raccomandato la sua pratica e la divulgazione.

Tutto nell’universo è energia e tutto è interconnesso afferma l’ayurveda. I tre dosha (una sorta di bioregolatori) che mantengono vivo e in funzione il corpo, sono ‘pitta’, ‘kapha’ e ‘vata’. Vata regola la respirazione, kapha mantiene la forza e pitta controlla il metabolismo. Se sono allineate tra loro, il nostro sistema è sano.

Quindi, una corretta alimentazione, massaggi, yoga e meditazione, insieme a semplici pratiche, qui di seguito elencate, migliorano le nostre capacità di autoguarigione. Al Mattino (5-6 minuti)

– Pulizia della lingua (30 secondi). Dopo esserti lavato i denti, rimuovi ogni placca residua dalla lingua, usando una spazzola, lo stesso spazzolino, o un pulitore della lingua. Fegato, cistifellea e reni sono gli organi che aiutano il nostro corpo a liberarsi di sostanze nocive. A causa di svariati processi metabolici, sedimenti e tossine vanno a raggrupparsi sulla lingua. Se non vengono rimossi nel tempo iniziano a bloccare il flusso di energia (QI) nel corpo.

– Usa l’olio di sesamo (2 minuti). Dopo esserti lavato i denti e la lingua, sciacqua la bocca per due minuti con un cucchiaio di olio di sesamo, espelli e risciacqua con acqua calda. L’Olio di sesamo impedisce la creazione di carie e la formazione di gengiviti, è ricco di acido linoleico e agisce contro funghi, batteri e virus.

Come ci si rende infelici con il nostro modo di agire

Come ci si rende infelici con il nostro modo di agire“Perché ad ammalarsi non e` solo la nostra anima ma anche le nostre idee, che quando sono sbagliate intralciano e complicano la nostra vita, rendendola infelice”. (Paul Watzlawick)

Con questa frase Paul Watzlawick riassume un vissuto che certo ciascuno di noi avrà sperimentato: quello di leggere ed assaporare gli eventi e le persone, non con gli occhi obiettivi e con il sentire autentico, ma con la sola mente, che a volte non ci presenta la realtà ma una nostra idea infelice di questa.

Ecco un estratto divertente dal suo testo “Istruzioni per rendersi infelici”, in cui ciascuno di noi si può riconoscere:

“Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, non il martello il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui è di farselo prestare a questo punto gli sorge un dubbio:

e se il mio vicino non me lo vuole prestare?

Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me.

E perché?

Io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa.

Se qualcuno mi chiedesse un utensile, io glielo darei subito.

È perché lui no?

Gli studi su C. elegans svelano i meccanismi del gusto

C. ElegansIl gusto è il primo senso a svilupparsi nei neonati. In ogni individuo la percezione dei cinque sapori fondamentali (dolce, amaro, acido, salato, umami) è legata ai recettori specializzati sparsi in zone diverse della lingua.

Anche saper distinguere tra cibo desiderabile e cibo potenzialmente pericoloso è però una capacità fondamentale per sopravvivere, che tutti gli organismi, incluso l'uomo, devono possedere. Secondo gli studiosi, la capacità di riconoscere istintivamente gli alimenti commestibili risale alla preistoria: l'uomo sarebbe dotato di una memoria genetica, costruita durante l'evoluzione, che gli consente di riconoscere cosa gli fa bene e cosa gli fa male. La nostra capacità di percepire, riconoscere e scegliere i cibi dipende però, oltre che da questa eredità genetica, anche da variabili fisiologiche e dall'esperienza.

Un contributo per capire come gli animali individuino il cibo e lo distinguano da altri stimoli presenti nell'ambiente e come funzionino le cellule responsabili di queste risposte è stato dato dal nematode Caenorhabditis elegans (C. elegans), un verme lungo un millimetro, utilizzato per molteplici studi grazie alla sua versatilità sperimentale.

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