Diete

Le proprietà della barbabietola

BarbabietolaLa barbabietola è una pianta usata a scopo alimentare sin dai tempi più antichi.

È ricchissima di Sali minerali, e ha un apporto calorico davvero molto modesto, ogni 100 grammi di polpa, infatti, contiene soltanto 20 Kcal.

Ma possiede anche ottime proprietà depurative, inoltre facilita l’eliminazione dei grassi, caratteristica che la rende particolarmente indicata qualora si segua una regime dimagrante.

Barbabietola calorie e valori nutrizionali

  • Calorie: 43 kcal
  • Grassi: 0.17 g
  • Carboidrati: 9.56 g
  • Proteine: 1.61 g
  • Fibre: 2.8 g
  • Zuccheri: 6.76 g
  • Acqua: 87.58 g
  • Ceneri: 1.08 g

Minerali

  • Calcio: 16 mg
  • Sodio: 78 mg
  • Fosforo: 40 mg
  • Potassio: 325 mg
  • Ferro: 0.8 mg
  • Magnesio: 23 mg
  • Zinco: 0.35 mg
  • Rame: 0.075 mg
  • Manganese: 0.329 mg
  • Selenio: 0.7 mcg

Cibi ricchi di flavonoidi riducono negli uomini il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson

Frutti di boscoGli uomini che mangiano cibi ricchi di flavonoidi, come bacche, tè, mele e vino rosso possono ridurre significativamente il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson, secondo una nuova ricerca condotta dalla Harvard University e dalla University of East Anglia (UEA).

Pubblicati sulla rivista Neurology, i risultati si aggiungono al crescente corpo di evidenze surroganti il fatto che il consumo regolare di alcuni flavonoidi può avere un effetto sulla salute umana. Recenti studi hanno dimostrato che questi composti possono offrire protezione contro una vasta gamma di malattie quali cardiopatie, ipertensione, alcuni tipi di cancro e la demenza.

Questo è il primo studio sugli esseri umani a dimostrare che i flavonoidi sono in grado di proteggere i neuroni contro le malattie del cervello come il morbo di Parkinson.

Circa 130.000 uomini e donne hanno partecipato alla ricerca. Più di 800 avevano sviluppato il morbo di Parkinson in 20 anni di follow-up. Dopo un’analisi dettagliata delle loro diete e i dovuti aggiustamenti per età e stile di vita, i partecipanti di sesso maschile che mangiavano il maggior numero di flavonoidi hanno dimostrato di avere il 40 per cento in meno di probabilità di sviluppare la malattia rispetto a coloro che ne mangiavano meno. Nessun collegamento simile è stata trovato per l’assunzione di flavonoidi totali nelle donne.

La ricerca è stata guidata dal dottor Xiang Gao della Harvard School of Public Health in collaborazione con il Profesor Aedin Cassidy del Dipartimento di Nutrizione, Medical School a Norwich UEA.

Tornare ai cibi di una volta per evitare le intolleranze alimentari

VerdureSi parla sempre più spesso di intolleranze alimentari, tanto che il 30% delle persone pensa di soffrire di una qualche forma di allergia.

In realtà le allergie alimentari vere colpiscono il 4-5% della popolazione globale. Certo è che il proliferare di diete fai da te, che prevedono l’introduzione di nuovi alimenti e il ricorso alle trasformazioni industriali delle fonti alimentari, “possono provocare seri danni alla nostra salute”.

E poi il maggiore utilizzo degli additivi alimentari, e l’incremento a consumare pasti fuori casa sono ulteriori cause ad un malessere allarmante. È quanto sottolinea Oliviero Rossi, allergologo Consigliere della Siaic (Allergologi e Immunologi Clinici), in occasione del 2° Congresso dell’IFIACI, la federazione che racchiude le tre Società Medico Scientifiche nazionali (Siaic, Aaito e Siica) in corso a Verona.

Si parla di prevenzione da attuare nei comportamenti alimentari, eliminando quegli alimenti responsabili delle allergie. Si pensi, ad esempio, ai solfiti, contenuti non soltanto nei vini soprattutto bianchi, nella birra, nei succhi e sciroppi di frutta, ma anche nelle patate, frutta secca e candita, funghi secchi, gamberi e crostacei e baccalà.

Poi ci sono le intolleranze al glutine, al lattosio, al nichel che si trova anche negli alimenti: “molto spesso la pubblicità porta a degli approcci diagnostici non corretti e questo va denunciato perché molti pazienti si rivolgono alla medicina alternativa per fare dei test che non sono assolutamente affidabili da un punto di vista scientifico”.

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