Riflessioni

Gli antichi romani utilizzavano ‘nanotecnologie’ per creazioni artistiche

I romani sapevano come fare e come utilizzare le nanoparticelle per creazioni artistiche. Non è la prima volta che la tecnologia romana sorprende i ricercatori moderni, superando il livello attuale di conoscenza.

Il meraviglioso calice che vedete nella foto (sopra) possiede una intrigante caratteristica: quando è illuminato da una fonte diretta, esso appare di color verde-giada, mentre se la fonte di luce è posta dietro l’oggetto, esso apparirà di colore rosso sangue.

Si tratta di un calice di vetro, conosciuto come ‘La Coppa di Licurgo’, poiché riporta una scena che coinvolge il re Licurgo di Tracia, importante personaggio della mitologia greca.

Acquistato nel 1950 dal British Museum, l’enigmatica proprietà del calice ha sconcertato gli scienziati per decenni. Una prima risposta arrivò solo nel 1990, quando un team di ricercatori inglesi, esaminando alcuni frammenti del calice al microscopio, scoprirono che gli artigiani romani furono pionieri nell’utilizzo di nanotecnologie.

La tecnica consisteva nell’impregnare il vetro con una miscela di particelle di argento e oro, fino a farle raggiungere le dimensioni di 50 nanometri di diametro, meno di un millesimo delle dimensioni di un granello di sale.

La colossale manipolazione: per non farci pensare ci rubano il tempo

Controllo della menteAVVERTENZA! : questo stralcio su uno scritto di Carpeoro richiede un po' di tempo per essere letto e ... purtroppo sarebbe utile soprattutto a chi "non ha molto tempo" ...

Il rapporto tra la velocità e il tempo è cambiato solo negli ultimi quattro secoli: alla velocità è stato assimilato un significato di efficacia, di efficienza, mentre alla lentezza viene attribuito un coefficiente simbolico di ritardo e inefficienza.

Una persona che ha dei problemi la chiamiamo “ritardata”: tendiamo a considerare poco efficiente chi, magari, una cosa la capisce dopo – chi risponde dopo, chi reagisce dopo. È un ritardo, che per noi oggi è automaticamente un’inefficienza, un’inabilità.

Quante volte usiamo l’espressione “perdere tempo”? I latini dicevano “festina lente”, cioè“affrettati lentamente”. Per circa due secoli è stato il motto di case nobiliari nonché del veneziano Aldo Manuzio, il primo editore del mondo. Già nella favola di Fedro, la tartaruga batte la lepre. Il “festina lente” lo ritroviamo nei testi più misteriosi, all’origine del rosacrocianesimo, e in Giordano Bruno, nel famoso dialogo de “La cena delle ceneri”. Manzoni, nei “Promessi sposi”, lo cambia in “adelante, cum judicio”: veloce, ma con prudenza.

La velocità percepita come virtù è un’acquisizione molto recente. Attribuire alla velocità un valore positivo e alla lentezza un valore negativo può non essere una cosa utile, in senso assoluto: chi ha detto che il boia che dice “domani” è peggio del boia che dice “subito”?

Estinzione dell'uomo. Fantasia o realtà?

Estinzione dell'uomoAlcuni scienziati, incluso Guy McPherson, sono convinti del fatto che gli stravolgimenti climatici siano arrivati ad un punto tale da creare un circolo vizioso che porterà l'uomo all'estinzione.

Agosto, settembre e ottobre del 2014 sono stati, rispettivamente, i mesi più caldi mai registrati. Le annate più calde della storia, incluso il 2014, si possono collocare negli ultimi 16 anni.

È verosimile che entro il 2017 il carbone diventi la fonte di energia predominante, e ciò porterà ad un innalzamento delle temperature di almeno 6 gradi Celsius entro il 2050, con conseguenze devastanti sul clima.

“Ci sono voluti 20 anni e valanghe di dossier affinché gli esperti più autorevoli in materia di stravolgimenti climatici comprendessero la gravità della situazione ed il pericolo rappresentato da un impatto di questo tipo”.

Lo scenario descritto supera di gran lunga persino le peggiori previsioni formulate dall'IPCC (Comitato Intergovernativo Cambiamenti Climatici), secondo cui, se le cose andranno avanti di questo passo, la temperatura potrebbe aumentare di almeno 5 gradi Celsius entro il 2100.

Ma l'emergenza è ancora più grave.

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