Riflessioni

Le emozioni negative incidono sulla salute dello stomaco

Stomaco malatoOgnuno di noi, dal punto di vista della psicosomatica, ha i suoi punti deboli, ma è anche vero che ogni disagio si manifesta in una specifica parte del corpo; c’è chi soffre di mal di stomaco, chi soffre di emicrania, chi ha problemi di prurito…….

L’organo della digestione: lo stomaco

Paradossalmente, l’organo della digestione, cioè lo stomaco, si comporta come se dovesse realmente digerire tutto ciò, come se fosse di fronte a un succulento pasto; non manda giù solamente il cibo, inghiottisce anche umiliazione, delusione, rabbia, sentimenti di colpa…..

Per esempio: quella persona mi sta proprio sullo stomaco; questa cosa non la digerisco, non mi va ne su e ne giù; ingoiare il rospo; mandar giù un boccone amaro. Queste sono tutte frasi che ci indicano come il mondo esterno e il nostro mondo psichico sono strettamente collegati alla digestione.

Sono frasi comunemente usate per esprimere le nostre difficoltà di fronte a qualcosa che ci riesce complicato da accettare.

Il malato di stomaco solitamente non esprime la propria aggressività, la trattiene dentro di sé e la dirige contro se stesso (ulcera, gastrite, bruciori di stomaco), oppure la proietta sul cibo che diventa responsabile del suo malessere: le cosiddette intolleranze alimentari, le allergie, le intossicazioni.

Vivere nell'illusione del futuro

TempoÈ inevitabile: gli uomini non riescono a vivere il presente, piuttosto tendono a proiettarsi nel futuro, quando non si ripiegano sul passato. Si è che l’adesso, oltre ad essere insoddisfacente, è quanto mai effimero: così ci protendiamo, pieni di ingenue speranze, verso l’avvenire.

Non sappiamo neppure se domani saremo ancora vivi, ma non ci stanchiamo mai di progettare, antivedere, concepire, come se il futuro ci appartenesse, come se fosse una miniera di opportunità e di gratificazioni.

Lo stesso Nietzsche, fra i pochi pensatori che non si lascia incantare dal miraggio dell’avvenire, dalle “magnifiche sorti e progressive”, nel momento in cui esorta a vivere l’istante onde sia riempito di gioiosa accettazione dell’esistenza, non vince del tutto l’istinto a proiettarsi nel tempo futuro, dacché, spinto da un disperato ottimismo, è incline a vagheggiare in un'età lontana l’avvento dell’oltreuomo.

La religione e la scienza, ma pure la politica promettono l’eldorado: basta saper aspettare… e si aspetta Godot.

“Domani”: mai vocabolo fu più evocativo, mai vocabolo fu più vuoto.

A differenza di quanto il volgo ripete, l’incitamento di Orazio “carpe diem” non solo non significa “cogli l’attimo”, bensì “afferra il giorno”, ma soprattutto non esprime un triviale edonismo, quanto un’esortazione a strappare ad un destino avaro le pochissime gioie che ci può forse offrire, con la consapevolezza che il domani incombe, foriero di incognite e di insidie.

Passeggiare nella natura modifica i nostri ormoni e trasforma il DNA

Natura Steve Jobs è noto per i suoi “meeting camminati” nel parco e lo stesso anche il fondatore di Facebook MarkZuckerberg. Se ci fai caso inoltre anche tu quando devi trovare una soluzione cominci a camminare avanti e dietro. Forse i ricercatori sono arrivati a dare una spiegazione.

Una passeggiata nella natura oltre a liberarci la mente e mettere in moto il corpo cambia i percorsi neuronali in modo da migliorare nettamente la nostra salute mentale. Non è un guru a dircelo ma uno studio dell’Università di Stanford.

Sicuramente camminare è utile per la perdita di peso, la prevenzione di malattie cardiovascolari ed un migliore metabolismo e temperatura corporea. In pochi sanno, però, che camminare ci rende più creativi e felici.

Purtroppo la maggior parte di noi vive in città e spende pochissimo tempo nel verde e nella natura rispetto a quanto avveniva alcune generazioni fa. Diverse ricerche(1) mostrano che chi vive nel grigio della città ha rischio maggiore di vivere disturbi psicologici ed ha un valore più alto degli ormoni dello stress.

Gregory Bratman dell’Università di Stanford in uno studio(2) precedente aveva scoperto che gli studenti che passeggiavano nel parco dell’università erano più attenti e felici di quelli che camminavano per lo stesso tempo nel traffico cittadino.

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