Ricerche

Tumore al cervello: inventato casco elettrico capace di rallentarlo

Casco elettrico della NovoCureUn dispositivo elettrico attaccato al cuoio capelluto può rallentare il la crescita del cancro e prolungare la sopravvivenza nelle persone con il tipo più mortale di tumore al cervello, i ricercatori hanno riferito in uno studio pubblicato lo scorso sabato (15 novembre 2014).

Il dispositivo non è una cura e, in media, aggiunge solo pochi mesi di vita, quando utilizzato insieme alle normali cure.

Alcuni medici hanno messo in dubbio la sua utilità.

Ma gli scienziati che hanno condotto il nuovo studio hanno detto che il dispositivo è la prima terapia in un decennio che riesce a prolungare la vita nelle persone con il glioblastoma, il tumore cerebrale più comune e più maligno tra le neoplasie della glia, in cui la sopravvivenza media è di 15 mesi, anche con il miglior trattamento.

È così aggressivo e difficile da trattare che anche piccoli guadagni in termini di sopravvivenza sono considerati importanti.

I nuovi risultati indicano il dispositivo dovrebbe entrare a far parte della cura standard offerta a tutti i pazienti con glioblastoma di nuova diagnosi.

Materiali bidimensionali per i transistor del futuro

Transistore in disolfuro di molibdenoL’elettronica del futuro a base di materiali bidimensionali. Pisa tra i protagonisti nella corsa per la realizzazione di nuovi nanotransistori a basso consumo

La studio condotto da un team internazionale di ricercatori è stato pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology

Sempre più piccoli e basso consumo: sono i transistor del futuro, ma non è detto che siano in silicio. Una classe di materiali bidimensionali si unisce infatti al grafene nella sfida per dominare l’elettronica del domani.

Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology, è frutto del lavoro dei ricercatori dell’Università di Pisa che hanno collaborato con i colleghi dell’Istituto Italiano di Tecnologia, del Massachusetts Institute of Technology, dell’Università di Notre Dame, dell’Università di Dallas, della società di ricerca AMO e di Texas Instruments.

“Negli ultimi anni la comunità scientifica ha mostrato un forte interesse per i materiali bidimensionali come sostituti del silicio in elettronica - spiega Gianluca Fiori del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Ateneo pisano - materiali dello spessore di un solo atomo come i calcogenuri dei metalli di transizione (TMD), il seleniuro di bismuto o il grafene, che per questo motivo sono promettenti per la realizzazione di transistor piccolissimi, fino a cinque nanometri, mentre quelli attuali sono circa 20 nanometri. Per rendersi conto delle dimensioni, un virus è circa 100 nanometri, un batterio è circa mille nanometri, e lo spessore di un capello è circa centomila nanometri”.

Nello spazio gli astronauti rischiano la fertilità

AustronautaIl volo spaziale potrebbe rendere sterili gli astronauti e quindi ostacolare i piani per una missione umana a lungo termine su Marte.

Gli esperimenti sugli animali hanno dimostrato che gli organi riproduttivi sia maschili che femminili sono danneggiati dalla gravità zero.

È anche probabile che la radiazione non mediata nello spazio danneggi le ovaie delle donne e la produzione di sperma degli uomini.

Sebbene la maggior parte degli astronauti ha già una famiglia al momento in cui va nello spazio, la NASA è così preoccupata che ora offre il congelamento di ovociti e spermatozoi.

Guardoni. L’agenzia spaziale statunitense sta studiando l’attività di accoppiamento di un gruppo di topi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per determinare la gravità del problema.

Studi russi precedenti hanno mostrato che quando ratti maschi e femmine sono stati inviati nello spazio nel 1979 non si sono accoppiati. Un altro studio ha rilevato che quando i roditori di sesso maschile sono stati messi in condizioni simulate di gravità zero non potevano più produrre sperma.

Il dottor Joseph Tash, del Dipartimento di Fisiologia Molecolare e Integrativa presso l’Università del Kansas: “Noi in realtà non abbiamo i dati umani per determinare se davvero quello che stiamo vedendo negli animali è traducibile per gli esseri umani. Ma stiamo assistendo a grandi impatti negli animali”, ha detto.

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