Neurologia

Lo stress può indebolire le difese immunitarie

Lo stress può indebolire le difese immunitarie

Una nuova ricerca del laboratorio Alkema mostra come lo stress può indebolire le difese immunitarie.

La ricerca, pubblicata su Nature, (1) fa luce su come la risposta comprometta la salute dell’organismo a lungo termine.

Quando si percepisce una situazione pericolosa o stressante, il corpo rilascia ormoni dello stress quali l’adrenalina, che aumenta i battiti cardiaci, aumenta il flusso sanguigno al cervello e stimola il corpo a produrre zucchero da usare come combustibile. La scarica di adrenalina innesca la risposta “lotta o fuga” che consente alla persona di reagire a una minaccia.

Il dottor Mark Alkema, (2) insieme al gruppo di scienziati del professor Diego Rayes all’Università Nazionale dell’Argentina del Sud, ha studiato l’impatto di questa reazione ripetuta sulla salute di un piccolo verme, un organismo usato come modello per molti esperimenti e che ha aiutato a risolvere molte questioni fondamentali in biologia.

Prevenire la malattia di Alzheimer in laboratorio

Prevenire la malattia di Alzheimer in laboratorio

Identificato il legame tra le cellule immunitarie cerebrali e lo sviluppo della malattia di Alzheimer. Uno studio della University of California, Irvine rileva l'assenza di microglia che previene la formazione di placche.

Gli scienziati dell'Università della California, Irvine School of Biological Sciences hanno scoperto come prevenire la malattia di Alzheimer in un ambiente di laboratorio, una scoperta che un giorno potrebbe aiutare a ideare farmaci mirati per prevenire la patologia neurologica.

I ricercatori hanno scoperto che rimuovendo le cellule immunitarie cerebrali, conosciute come microglia, dai modelli di roditori della malattia di Alzheimer, le placche beta-amiloidi - la patologia caratteristica dell'AD - non si sono mai formate. Il loro studio è stato divulgato sulla rivista Nature Communications. (1)

Ricerche precedenti hanno dimostrato che la maggior parte dei geni a rischio di Alzheimer sono attivi nella microglia, suggerendo che queste cellule svolgono un ruolo nella malattia. “Siccome non avevamo capito esattamente le dinamiche delle microglia e se sono significative nel processo iniziale dell'Alzheimer abbiamo deciso di esaminare questo problema osservando cosa sarebbe successo in loro assenza.”, ha dichiarato il dottor Kim Green, (2) professore associato di neurobiologia e comportamento.

Fare sport accresce le capacità olfattive

Fare sport accresce le capacità olfattiv

Lo rivela uno studio condotto dal Cnr-Ibcn in collaborazione con il laboratorio di Neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia e con la Fondazione Ebri, secondo il quale il movimento, ovvero fare sport, attiva cellule staminali neurali, aumentando il numero di neuroni maturi che partecipano ai processi olfattivi.

Nel cervello adulto dei mammiferi esistono aree in cui si originano nuovi neuroni a partire da cellule staminali neurali. Una di queste è denominata zona sottoventricolare (Svz) e rappresenta la principale fonte di nuovi neuroni del cervello dei topi adulti. Uno studio condotto dall’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibcn) ha individuato il processo che porta alla formazione di neuroni olfattivi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Molecular Neurobiology. (1)

“All’interno della Svz, le cellule staminali dormienti vengono attivate da stimoli interni o esterni e cominciano un percorso di espansione e maturazione fino a diventare neuroni maturi che migrano in direzione del bulbo olfattivo, dove partecipano attivamente ai processi olfattivi”, spiega Stefano Farioli Vecchioli del Cnr-Icbn. “Nel nostro laboratorio abbiamo scoperto che lo spegnimento, tramite ingegneria genetica, del gene anti-proliferativo p21 innesca uno straordinario aumento della risposta delle cellule staminali neurali quiescenti all’azione svolta dall’attività fisica, che favorisce la generazione di nuovi neuroni (proneurogenica). Ciò si traduce in un aumento dell’attivazione e della velocità di proliferazione delle cellule staminali e in un incremento del numero di nuovi neuroni attivi all’interno del bulbo olfattivo. Infine, le nostre osservazioni sul modello murino hanno stabilito che i soggetti provvisti di un numero superiore di nuovi neuroni all’interno del bulbo olfattivo sono dotati di una sensibilità e di una memoria olfattiva molto superiore rispetto a quelle registrate negli esemplari di controllo”.

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