Neurologia

Gli over 65 rischiano la demenza anche con piccole quantità di alcol

AlcolBere anche moderate quantità di alcol incrementerebbe il rischio demenza.

A dirlo è uno studio del Veterans Health Research Institute di San Francisco che ha analizzato lo stato di salute per 20 anni di 1300 donne a partire da circa 65 anni di età.

Il rischio di ammalarsi di disturbi che andavano dal lieve deficit cognitivo alla piena demenza era maggiore fra quelle che bevevano più alcolici.

Inoltre, anche le donne che passavano dall'astinenza completa al bere erano a maggior rischio.

Quelle che bevevano con moderazione, ossia da 7 a 14 drink alcolici alla settimana, avevano inoltre maggiori probabilità di sviluppare problemi con la memoria e il funzionamento del cervello, che possono essere segni di una futura demenza.

“Nel gruppo di donne anziane esaminate, il consumo moderato di alcol non aveva una funzione protettiva”, ha commentato Tina Hoang, che ha condotto la ricerca presentata durante l'Alzheimer's Association International Conference.

IRB di Bellinzona: le patologie provocate dallo stress

StressLa rivista scientifica Molecular Cell ha pubblicato i risultati di uno studio condotto dal gruppo del Professor Maurizio Molinari all’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) di Bellinzona affiliato all’USI, in collaborazione con il gruppo del Professor Fulvio Reggiori all’University Medical Center di Utrecht.

Lo studio descrive un meccanismo adottato dalle nostre cellule per evitare lo scatenarsi di stress che le porterebbe, inevitabilmente, alla morte.

Le cellule sono vere e proprie “fabbriche di proteine”. Ne producono svariate migliaia con funzioni che, per fare qualche esempio, vanno dal permetterci di vedere, sentire, digerire ciò che mangiamo, trasportare l’ossigeno nel sangue fino a proteggere il nostro organismo dall’attacco di virus e batteri.

Le proteine che non assumono la corretta struttura possono formare degli aggregati che si depositano nelle cellule provocando stress letali che le uccidono. Tali stress sono all’origine di svariate malattie umane come Alzheimer, Parkinson, fibrosi cistica e di tutta una serie di malattie ereditarie più o meno rare con decorso infausto.

A seconda dell’organo colpito, queste malattie causano per esempio la perdita delle facoltà cognitive, gravi problemi polmonari ed epatici, la perdita della vista e rappresentano un costo medico e sociale enorme.

Gli “spazzini molecolari”

Cibi ricchi di flavonoidi riducono negli uomini il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson

Frutti di boscoGli uomini che mangiano cibi ricchi di flavonoidi, come bacche, tè, mele e vino rosso possono ridurre significativamente il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson, secondo una nuova ricerca condotta dalla Harvard University e dalla University of East Anglia (UEA).

Pubblicati sulla rivista Neurology, i risultati si aggiungono al crescente corpo di evidenze surroganti il fatto che il consumo regolare di alcuni flavonoidi può avere un effetto sulla salute umana. Recenti studi hanno dimostrato che questi composti possono offrire protezione contro una vasta gamma di malattie quali cardiopatie, ipertensione, alcuni tipi di cancro e la demenza.

Questo è il primo studio sugli esseri umani a dimostrare che i flavonoidi sono in grado di proteggere i neuroni contro le malattie del cervello come il morbo di Parkinson.

Circa 130.000 uomini e donne hanno partecipato alla ricerca. Più di 800 avevano sviluppato il morbo di Parkinson in 20 anni di follow-up. Dopo un’analisi dettagliata delle loro diete e i dovuti aggiustamenti per età e stile di vita, i partecipanti di sesso maschile che mangiavano il maggior numero di flavonoidi hanno dimostrato di avere il 40 per cento in meno di probabilità di sviluppare la malattia rispetto a coloro che ne mangiavano meno. Nessun collegamento simile è stata trovato per l’assunzione di flavonoidi totali nelle donne.

La ricerca è stata guidata dal dottor Xiang Gao della Harvard School of Public Health in collaborazione con il Profesor Aedin Cassidy del Dipartimento di Nutrizione, Medical School a Norwich UEA.

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