Previsioni

I cambiamenti climatici minacciano produzione del mais

Stress idrico e termico potrebbero essere causa di una riduzione, da qui al 2050, della produzione, su scala europea, di mais

Siccità e ondate di calore nel periodo estivo saranno, da qui al 2050, responsabili della diminuzione di produzione a scala europea del mais.

Per il frumento, che presenta un ciclo colturale più precoce, si prevedono invece aumenti di resa. A individuare nuovi modelli di pratiche colturali e di miglioramento genetico delle varietà erbacee per contrastare gli effetti del riscaldamento globale, un team di ricercatori internazionali di cui fanno parte Istituto di biometeorologia Cnr e Università di Firenze. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Nature Communications

L’agricoltura è fra i settori produttivi maggiormente esposti alla variabilità climatica. Stress idrico e termico potrebbero essere causa di una riduzione, da qui al 2050, della produzione, su scala europea, di mais. Per contrastare questi effetti, anche in considerazione dei nuovi dati del Rapporto Speciale “Global warming of 1.5°C” - IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change sul superamento del limite di 1,5 gradi del riscaldamento globale nel 2040), un team internazionale di cui fanno parte ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibimet) e del Dipartimento di scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente (Dispaa) dell’Università di Firenze, ha individuato nuovi modelli di pratiche colturali e di miglioramento genetico delle varietà di mais e frumento. I risultati della ricerca, realizzata all’interno del progetto europeo MACSUR (Modeling European Agriculture with Climate Change for food Security), sono stati pubblicati su Nature Communications.

“Sono stati analizzati”, spiega Marco Moriondo, ricercatore Cnr-Ibimet, “i possibili effetti del cambiamento climatico sulle rese di frumento e mais a livello europeo, utilizzando dieci modelli colturali diversi e valutando, regione per regione, i principali determinanti dei rischi per le produzioni agricole fino al 2050”. Uno studio di questo tipo rappresenta una solida base su cui costruire risposte adattative coerenti con i previsti cambiamenti climatici per mantenere buoni livelli produttivi in agricoltura.

Le Intelligenze artificiali potrebbero destabilizzare il mercato

Le Intelligenze artificiali potrebbero destabilizzare il mercatoLe Intelligenze artificiali che già oggi sono ampiamente utilizzate dai fondi per operare sui mercati sulla base dei suoi movimenti potrebbero aggravare di molto la durezza della prossima correzione.

Questo perché i dati sulla base dei quali questi algoritmi sono stati raccolti negli anni successivi alla crisi finanziaria, un ambiente straordinario caratterizzato da politiche monetarie non convenzionali e estremamente favorevoli.

È quanto avverte il Financial Stability Board, organo internazionale basato in Svizzera, che in uno studio dello scorso novembre ha sottolineato come l’aumento dell’uso di AI da parte di hedge funds e market maker possa ulteriormente stringere i parametri di negoziazione che sono vitali per la stabilità del mercato, come la quantità di capitale di una banca in relazione alle sue posizioni di negoziazione in essere.

Questo è dovuto al fatto che l’intelligenza artificiale è oltremodo efficace nell’ottimizzare i sistemi complessi.

L'impatto sociale dell'apocalisse robotica

RoboticaRobotica e intelligenza artificiale continueranno a progredire – ma senza un vero cambiamento politico, come una tassa, quello che succederà potrà oscillare tra “male e male apocalittico”

I robot devono pagare le tasse?

Può sembrare strano, ma parecchia gente importante recentemente si è fatta questa domanda, per timore, forse, che l’impatto di una crescente automazione, possa richiedere che si introduca una “robot-tax” a tempi brevi.

All’inizio di questo mese, il Parlamento europeo ha preso in considerazione una proposta di Benoît Hamon, del partito socialista francese, candidato presidenziale – spesso assimilato nel suo paese a Bernie Sanders – che ha inserito una robot-tax nel suo programma. Anche Bill Gates recentemente ha appoggiato l’idea.

Le proposte variano, ma condividono una premessa comune. Dato che macchine e algoritmi diventano sempre più intelligenti, presto sostituiranno una fetta sempre più ampia della forza lavoro. Una tassa sui robot potrebbe far aumentare le entrate per riqualificare i lavoratori licenziati, o per fornire loro un reddito di base.

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